Luigi Di Fiore: un milanese napoletano
Condividi questo articolo:
Uomo appassionato e vero, milanese di origini napoletane, Luigi di Fiore, attore formato alla scuola teatrale di Gassman e Strelehr, vede oggi riconosciuto il suo lavoro grazie al successo della fiction Rai “Il commissario Nardone” in cui è il maresciallo Muraro, braccio destro di Nardone-Sergio Assisi. Il successo della fictiion, seguitissima negli Usa, ha portato a Luigi un ruolo in un film girato all’estero per una produzione internazionale che sarà distribuita in 86 paesi. Luigi è la sintesi dell’italianità, porta nel suo lavoro il rigore della formazione milanese, città in cui è nato, e la passione del napoletano che rimanda alle sue origini.
Cosa ti ha lasciato l’esperienza nella soap “Un posto al sole”?
Nei cinque anni che ho vissuto a Napoli, ho capito molte cose di me. Ho ritrovato quella sintonia con il mio carattere che non riuscivo ad inquadrare da milanese. Nonostante le sue contraddizioni adoro Napoli e l’umanità dei napoletani, è stato un amore viscerale per la città. Torno spesso per ritrovare gli amici.
Dalle cose che dici si capisce che per te l’amicizia è una cosa sacra, anche tra colleghi…
Durante le riprese del Commissario Nardone si è creata un’armonia che può crearsi solo quando ci sono affinità artistiche, con Sergio (Assisi) ci vediamo spesso, ma anche con gli altri. Questa fiction è stata un’esperienza magnifica, il cast era composto di attori veri e questo ne ha determinato il successo insieme alla professionalità del regista Fabrizio Costa. L’amicizia è condivisione e affinità.
Ti vedremo presto in un’altra fiction Rai, Rosso San Valentino…
Sì, a febbraio, sempre con la regia di Fabrizio Costa. Ho un ruolo particolare, sono un uomo che vive su una sedia a rotelle. Per questo ruolo non ho dovuto prepararmi. Avendo condiviso una bella amicizia durata anni con una persona straordinaria che viveva su una sedia a rotelle, e che mi ha insegnato a vedere il bello della vita anche nelle situazioni più difficili, è stato molto naturale entrare nel personaggio e di questo voglio ringraziare Simona.
A proposito di registi, sei anche regista. Come è nata l’idea di stare “dietro” la telecamera?
Credo sia un percorso naturale per un attore per conoscere a fondo tutti gli aspetti di questo lavoro. Ho diretto dei documentari, un cortometraggio e quindi un film. Oggi non rifarei quella esperienza. Ho dovuto girare il film chiedendo agli amici di lavorare gratis, ma non lo trovo giusto.
Hai dei nuovi progetti da regista’?
Ho un film che voglio fare, ho già la sceneggiatura scritta con Pier Paolo Brunoldi., forse è questo il film della mia vita. Ha i toni della commedia, con un tema di fondo di una potenza quasi scabrosa. Il titolo è: “Goffredo”. E’ un nome che si addice ad una persona buona, non ce lo vedo un Goffredo che ti aggredisce…poverino gli accade di tutto, ma per ora non dico altro.
Mi dicevi che sei in partenza…
Sto andando a Praga per girare un film per una produzione internazionale che sarà distribuito in 86 Paesi, un progetto enorme. All’inizio l’avevo preso sotto gamba, ho chiesto anche pochi soldi…a saperlo!
In Francia hai ricevuto un premio come miglior attore, in Italia?
In Italia, a parte piccoli premi, non ho avuto riconoscimenti, chissà magari il successo del Commissario Nardone e i nuovi progetti smuoveranno qualcosa e si accorgeranno di me…
Per te che sei un artista esiste la “dolce vita”?
Voglio dirlo, per gli attori la vita è dura. E’ un lavoro impegnativo che fai per passione e non ti dà le gratificazioni economiche che la gente immagina. Gli attori sono poveri, ma ricchi dentro! La dolce vita è riservata solo alla punta di una piramide, o per qualcuno che non dovrebbe essere considerato un attore, che non si è preparato ad un lavoro così delicato, quelli che chiamo gli “scalzacani”.
Rossella Smiraglia
(Ph. M. Arizzi)
Commento all'articolo