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Cobain: Montage of Heck, una vita difficile. Al cinema il 28 e 29 aprile. Recensione

Cobain: Montage of Heck, una vita difficile. Al cinema il 28 e 29 aprile. Recensione

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Cobain: Montage of Heck di Brett Morgen un evento speciale al cinema solo il 28 e 29 aprile. Recensione di MK. Video “Il piccolo Curt.

Un documentario che finalmente riesce a entrare nella personalità del personaggio con grande incisività e profondità, cosa assai rara rispetto alle biografie fatte solo di interviste, ma con poca indagine interiore. Tutto questo riesce, grazie a una mole notevole di documenti, in maggioranza video, prodotti e realizzati anche da lui stesso nella sua vita privata. E’ interessante la descrizione tecnica dei suoi documenti scritti perché con un suo uso dinamico ci fa entrare nel continuo travaglio creativo della star. Sicuramente la relazione con la cantante attrice Countney Love, anche esssa assai discussa per l’uso sfrenato di droghe pesanti, è il punto cardine della storia personale ma anche artistica di Curt Cobain dove la droga è effetivamente il tema centrale di una vita difficile. Egli infatti finirà per rivestire l’icona indiscussa della protesta dei giovani di quegli anni, soprattutto perchè autentica, lontana dallo star sistem, diventando senza volere il mito del Grunge degli anni 90. Vedendo i filmati della sua infanzia viene quasi da domandarsi come mai la fortuna di essere nato in una famiglia americana stile New Deal si trasformi di colpo in una vita maledetta e autodistruttiva. Non e difficile capire che quell’ immagine idilliaca che tanto ci ha illuso sulla felicità della famiglia america è solo un a costruzione dei media, lontana anni luce dai problemi esistenziali della società moderna. Infatti basterà la separazione dei genitori, le droghe e una provincia americana alienante e violenta a fare di Curt un ribelle senza speranza. Tutto questo, però, aumenta il fascino della sua autenticità, perché è chiaro che la musica per Curt è stata solo un mezzo per cercare di liberarsi dai suoi tormenti, più che un mezzo per ottenere un successo che non ha mai cercato. Il personaggio di Countney intervistato magistralmente alla fine del film ci lascia un fondo amaro di sgomento nel vedere come per lei la vita abbia preso altre strade, stupisce come dall’aspetto, ma anche dalla sua vita artistica sia ormai assi lontana da quella esperienza esaltante e maledetta vissuta cosi intensamente con Curt Cobain. Sul suicidio non viene detto nulla, ma si intuisce che il regista ci voglia invitare a cercare una possibile verità sulla morte di uno dei famosi componenti del club dei 27.

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