Ventun’anni fa moriva Massimo Troisi
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Il 4 giugno 1994, a soli 41 anni, ci lasciava il grandissimo Massimo Troisi: morì ad Ostia, dove era ospite di sua sorella, tradito dal cuore malato a poche ore dal termine delle riprese di quello che poi diventò uno dei suoi film più celebri, ovvero Il Postino. Vent’anni non sono pochi, eppure il ricordo, nel cuore dei napoletani in particolare, ma in quello di tutti coloro che lo hanno amato, non si è mai sbiadito. Troisi come nessuno ha saputo incarnare una napoletanità inedita, lontana dagli stereotipi di pizza e mandolini e vicina invece alle nuove generazioni: un napoletano ironico, tormentato, umano. Troisi non era un semplice attore, bensì “Un intellettuale meridionale concentrato sull’analisi del Sud”, come lo ha dipinto recentemente Ettore Scola, che lo diresse nel Viaggio di Capitan Fracassa e in altri due film in coppia con Mastroianni (Che ora è? e Splendor). “Se a Eduardo interessavano l’uomo e la psicologia napoletana, fatta di furbizia e saggezza, Troisi era una persona malinconica e notturna che cercava l’ombra del carattere della sua gente” ricorda ancora Scola, che conclude “Mi ha conquistato per la sua volontà tenace di rifiutare, come me, i luoghi comuni sul meridione: la retorica, l’esagerazione, l’ostentata familiarità”. In tanti si chiedono se Troisi abbia lasciato un erede: molti lo vedono in Alessandro Siani, venuto come lui dal cabaret, ma è l’attore stesso a rifiutare i paragoni, dicendo umilmente che «Massimo è Dio e io sono un semplice chierichetto». La verità è che un vero e proprio erede non ci sarà mai, perchè Troisi è stato unico…le nuove generazioni possono ispirarsi e rendergli omaggio, mantenendosi a distanza con referenza e rispetto, ma di Troisi ce n’è stato e ce ne sarà sempre uno solo.
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