Il Piccolo Principe nei 3 atti di Mario Acampa a Torino dal 15 giugno
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Il Piccolo Principe, grande classico, diventa opera lirica in tre atti, con musiche e libretto di Alberto Caruso, per la regia di Mario Acampa, debutta al Teatro Carignano di Torino lunedì 15 giugno.
Il regista, Mario Acampa, ha immaginato un viaggio alla ricerca di se stesso, ambientandolo in un aeroporto scarno di una città fantasma anni ’50, con hostess e steward che evocano l’iconica compagnia aerea PanAm, in un terminal senza confini, senza percorsi obbligati, secondo l’interpretazione del regista.
L’idea di Acampa è costruita sull’idea portante della valigia, metafora ideale di ciò che ogni uomo, ogni giorno, porta con sé: una valigia carica di sogni, aspirazioni, errori, desideri, buoni propositi e rimpianti. Sulla scena una scala per farci scappare, stretti al mancorrente, un varco verso l’inconscio più profondo e le fantasie più segrete, un posto in cui chiedersi, insieme al piccolo principe, dove abbiamo sbagliato? Cos’è veramente importante? Qual è il vero amore?
“Chi è il piccolo principe se non quella parte di noi che vorrebbe mettere tutto in una valigia e fuggire lontano, affrontare nuove sfide, vedere nuovi paesaggi con quella curiosità puerile. Assorti nella magia del viaggio.
Ma il viaggio del nostro giovane eroe è davvero un viaggio spensierato oppure l’occasione di evadere da qualcosa che gli sta stretto? Da un posto talmente intasato dai baobab da togliere il fiato, da una relazione tanto passionale quanto superficiale, senza più stimoli? Un amore che non vede futuro e che lo lascia ad un presente indolente.
E così Principe se ne va, prende la sua valigia, un ultimo saluto alla sua Rosa tanto amata, e si imbarca”, si legge nelle note di regia.
E’ facile identificarsi con il Piccolo Principe e farsi trasportare in un universo lontano, per poi chiedersi se quel viaggio solitario non sia un errore, un modo di perdere qualcosa di importante. L’interpretazione di Acampa, moderna e attuale, affida al filosofo greco una possibile chiave di lettura: Lucillo nel primo secolo chiedeva a Seneca perché i viaggi non gli servissero ad eliminare la tristezza e Seneca rispondeva “Perché ti stupisci se i lunghi viaggi non ti servono, dal momento che porti in giro te stesso? Ti incalza il medesimo motivo che ti ha spinto fuori di casa…lontano”.
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