Little Miss Sunshine (2006)
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Introduzione di Andrea Giostra, 08 agosto 2015
Papa Francesco, recentemente nel suo viaggio in Bolivia, mercoledì 8 luglio 2015, durante la Cerimonia di benvenuto, ha posto la sua attenzione sulla famiglia, pronunciando parole chiare e dirette, che hanno lasciato un segno profondo in chi le ha ascoltate: “Una speciale attenzione da parte dei responsabili del bene comune: a meritarla è la famiglia, cellula fondamentale della società, che apporta legami solidi di unione sui quali si basa la convivenza umana e, con la generazione e l’educazione dei suoi figli, assicura il rinnovamento e il futuro della società.” Sempre parlando della famiglia, nella cattedrale di La Paz in presenza di tutte le più alte cariche dello stato boliviano, ha posto in risalto i problemi che può avere una famiglia e che devono essere affrontati e superati: “tra i fattori di rischio per la famiglia, ci sono la violenza domestica, l’alcolismo, il maschilismo, la droga, la mancanza di lavoro, l’insicurezza civile, l’abbandono degli anziani, i bambini di strada, e pseudo-soluzioni provenienti da prospettive che non giovano alla famiglia” ma che, ha spiegato, “provengono chiaramente da colonizzazioni ideologiche. Sono però tantissimi – ha aggiunto Papa Francesco – i problemi sociali che la famiglia risolve, e li risolve in silenzio, sono tanti, così che non promuovere la famiglia significa lasciare i più vulnerabili senza protezione”.
Ho letto recentemente queste sue parole. Io sono cattolico e Papa Francesco credo sia un grandissimo dono che Dio ha voluto dare all’umanità intera, non solo ai cristiani e ai cattolici, ma al mondo intero, a tutti i credenti e non.
Allora, per tornare al tema che ci riguarda su questa pagina Fb, e che è una delle mie passioni, il cinema appunto, mi è venuto in mente un film bellissimo del 2006, che non ha avuto molto successo di pubblico, come tutti i film d’autore che non hanno alle spalle le multinazionali della grande distribuzione cinematografica, ma che io consiglio a tutti i miei lettori di vedere, e magari ri-vedere, per capire, con l’esempio di un film – se mai ce ne fosse bisogno – quello che Papa Francesco voleva dire con le sue sante parole al mondo intero.
(2006)
(recensione di Andrea Giostra)
Un bellissimo inno all’unità e alla solidarietà familiare. Quando rimaniamo sconfitti, quando i nostri sogni non si possono più realizzare, quando la vita ci costringe a fallimenti che non ci aspettavamo, quando cadiamo perché abbiamo inciampato nelle nostre convinzioni e nelle nostre incapacità, l’unico rifugio che ci può confortare e far riconquistare la fiducia in noi stessi è la famiglia. L’uomo non ha null’altro che la famiglia per superare gli ostacoli più grandi che la vita gli pone davanti. Oggi più che mai questo è un ottimo film da vedere. Oggi più che mai perché, in un momento di gravissima crisi socio-economica, chi ha una famiglia ha più probabilità di farcela, di superare la “palude”, di essere incoraggiato a non arrendersi, di tenere la testa alta per andare avanti e superare il momento difficile. Il messaggio più bello e interessante che lanciano i due giovani registi, Jonathan Dayton e Valerie Faris, con il bravo sceneggiatore Michael Arndt, è proprio questo: se hai una famiglia unita e solidale, ce la fai sicuramente!
Il film è brillante, dinamico, divertente, leggero, ben ritmato, costruito all’interno di una sobria cornice proustiana e a tratti nietzschiana. “I momenti che ricordiamo i più belli della nostra vita sono proprio quelli in cui abbiamo sofferto di più” dice ad un certo punto del film Steve Carell (professore universitario esperto in Marcel Proust) per consolare il nipote Paul Dano (accanito lettore e fan di Friedrich Wilhelm Nietzsche) che ha visto miseramente infrangersi il suo più grande sogno. E forse anche questa è una dura verità!
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