Monica Pasero, scrittrice, poeta, blogger, recensionista, si racconta ad Andrea Giostra.
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“Il Profumo della Dolce Vita” ha incontrato Monica Pasero, scrittrice, poeta, blogger, recensionista, che vive in Piemonte, a Dronero, bellissima e famosissima cittadina, con una lunga e interessante storia, famosa perché viene considerata la città di Giovanni Giolitti, che infatti era chiamato “L’Uomo di Dronero”. Monica ci racconta la sua vita di artista, di scrittrice e di poeta che con il suo talento riesce a dare forti ed intense emozioni ai suoi tanti lettori e ai suoi tantissimi follower, soprattutto del mondo virtuale web.
Monica, benvenuta a “Ilprofumodelladolcevita.com” e grazie per avere accettato il nostro invito. Voglio iniziare questa conversazione con te con un fatto storico di fine ottocento. Tu, Tra l’altro vivi in una cittadina che fu al centro, per diverse vicissitudini, della storia di quel periodo che portò all’Unità d’Italia e mancò poco che Dronero, la città di Giolitti, non divenisse francese! Ma ritornando a noi, non so se sai che a Palermo, il famoso Teatro Massimo, costruito alla fine del ‘800, riporta sul frontale principale una scritta che a me piace moltissimo: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire».
Tu, Monica, quale scrittrice, poeta, recensionista, narratrice, che ha nel tempo assunto una forte identità professionale di artista della scrittura, leggendo questa frase quale riflessione ti viene in mente che vuoi condividere con i nostri lettori?
Innanzitutto grazie Andrea per la splendida possibilità che mi hai dato.
Tornando alla citazione del ministro Finocchiaro, posso dire che riassume perfettamente il mio concetto di arte. L’arte ha il compito di rinnovare tra le genti la sensibilità, indurre l’animo umano alla riflessione, al ricercare la bellezza, quella vera, spesso celata da troppa materialità e bisognosa di riscoprirsi e rinnovarsi. L’arte è un lascito di anime ad altre anime che durante il loro percorso hanno creato con le loro mani, mente e soprattutto cuore, le loro opere, tentando di lasciare un segno, un’impronta del loro passaggio. Un’indicazione per i popoli a venire per non dimenticare, ma soprattutto l’arte è “Messaggio” e qui mi soffermo sull’ultima parte di questa citazione che dice: “Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire” . Credo fermamente che l’arte abbia una grossa responsabilità, quella di portare l’uomo alla crescita, indurlo al cambiamento. Ogni dipinto, poema, libro, testo o componimento musicale non dovrebbe essere mai fine a se stesso, ma giungere oltre all’apparenza e alla sua spettacolarizzazione. Dovrebbe sprigionare in sé un messaggio forte e chiaro: la bellezza dell’uomo parte dal suo interno e da qui che dobbiamo ripartire. La vera bellezza della vita sfocia dalla creazione e l’arte è creazione.
Bellissime le tue parole Monica. Ma visto che hai citato il Ministro Camillo Finocchiaro Aprile, allora potentissimo politico e molto colto Ministro di Grazia e Giustizia del Regno d’Italia, si narra che lo steso Ministro con questa incisione sul Frontale Teatro Massimo di Palermo, abbia voluto pubblicamente dare all’arte, in ogni sua espressione, un’importanza e un mandato molto importanti: la crescita culturale e civile di un intero popolo, di una nazione, non può che passare dall’arte, dalla cultura. Ma questo. È chiaro a tutti, nasce già dall’Antica Grecia e arriva fino agli Antichi Romani. Secondo te, Monica, oggi cosa fanno gli artisti per rispettare questo mandato così importante? Un mandato che parte da molto lontano come abbiamo detto. Oggi, secondo te, è ancora così? È l’arte il fulcro della cultura e della crescita civile e civica di un popolo, di una nazione?
Sinceramente, a mio parere, ben poco! L’arte ha perso molto della sua identità storica e culturale da tanto tempo. Il bisogno di apparire dei nuovi “artisti” ha sradicato in parte il suo valore, portando spesso molti a definirsi “artisti“ senza conoscere realmente la responsabilità di esserlo. E seppur l’arte sia espressione dell’anima, deve anche saper arricchire, emozionare chi la contempla e soprattutto deve donarsi! A oggi sono davvero pochi gli artisti “umili” che vivono l’arte come dono e non come spettacolarizzazione e guadagno.
L’arte dovrebbe essere il perno della cultura, dovrebbe essere una materia di grande importanza fin dalla scuola primaria. Indurre il bambino alla creatività, al bisogno di esprimersi, a coltivare la propria passione che è fondamentale per la sua crescita, e l’arte può fare tutto questo! Un paese civilizzato dovrebbe avere come priorità le proprie radici, tenendole basilari sia nelle sue scelte politiche che sociali. Promuovendo le sue bellezze artistiche, letterarie e musicali, perché spesso sottovalutiamo che ciò che sfocia dal di dentro di ogni uomo e crea bellezza, è una delle più grandi ricchezze umane.
Parlaci adesso del tuo lavoro, Monica. In cosa consiste esattamente? Qual è la tua vera passione professionale che ti ha portato a fare quello che fai oggi con estrema diligenza e professionalità? In cosa consiste quello che fai, al di là dello scrivere?
Sono un essere curioso. Ho sempre amato andare a fondo, guardare oltre a quello che poteva apparire e cercare dall’interno la vera realtà delle cose. E così, oltre allo scrivere, ho iniziato a intraprendere un cammino come blogger. Un anno fa è nato il mio blog “Oltre scrittura liberi pensatori crescono” – http://oltrescrittura.blogspot.it/ – dove do spazio all’arte, in tutte le sue sfumature, legata a tutto ciò che può mandare un messaggio di speranza e solidarietà.
Oltre le recensioni, segnalazioni di nuove uscite letterarie e piccole considerazioni personali, ci sono varie interviste, testimonianze artistiche diversissime tra loro. Uomini e donne che stanno provando a fare la differenza nella loro vita, sognando e credendo in loro stessi, ma soprattutto donandosi. Sto cercando nel mio piccolo di aprire un varco, una nuova visione, partendo proprio dal “social-web” che oggi è divenuto un palcoscenico, una vetrina. Mi piacerebbe, e di fatto vorrei, riportare l’attenzione sull’importanza del messaggio che non sia solo spettacolarizzazione, un autocelebrarsi, ma sia un dono per il prossimo. È una battaglia difficile la mia, e non sempre viene compresa. Ma ciò che scrivo giunge spesso al cuore della gente e fino a che avrò portato speranza, un sorriso, una riflessione, allora il mio cammino non sarà stato vano.
Queste sono alcune delle mie pagine, se tu Andrea, e i tanti lettori de “ilprofumodelladolcevita.com” volete curiosare, siete i benvenuti. Eccole:
https://www.facebook.com/-I-miei-sogni-di-carta–125148664228675/?fref=ts ;
https://www.facebook.com/Angels-in-Waiting-1436061676631906/?fref=ts ;
https://www.facebook.com/Oltre-Scrittura-Liberi-Pensatori-Crescono-Blog-366807463476006/?fref=ts ;
https://www.facebook.com/pasero.monica .
Sono sicuro Monica, che chi dei nostri lettori leggerà questa intervista non potrà fare a meno di andare a curiosare nei tuoi blog!
Saprai bene, Monica, che sempre più spesso, negli ultimi dieci anni, i giovani artisti (e non solo!) vanno via dall’Italia, e come ci dicono tutti gli studi e le ricerche sociologiche fatte in materia di emigrazione giovanile, questo numero aumenta di anno in anno, esponenzialmente. I giovani non vedono nessuna speranza, non vedono nulla che possa dare loro un’opportunità di farsi conoscere, di mettersi in vista, di sperimentarsi come professionisti o come giovani artisti, se parliamo di arte. In Italia è tutto in mano alla politica più mediocre che questa nazione abbia mai avuto. E tutto passa dalla politica e quindi dalla mediocrità, mai dalla meritocrazia e dal talento. Da quello che emerge da queste ricerche, manca la speranza, mancano le opportunità: è questo a mio avviso il vero problema che va affrontato con determinazione e forza. Cosa pensi di tutto questo? Cosa può fare la scrittura e l’arte per arginare questa emigrazione giovanile che sembra non arrestarsi più. Una emigrazione che è trasversale e riguarda tutte le professioni e tutte le forme artistiche se parliamo di Arte. L’Italia sta diventando “un paese per vecchi”, parafrasando un bel film dei fratelli Coen (ma che parlava d’altro!). Il nostro paese è stato per millenni, dal tempo degli antichi romani, la capitale del mondo culturale. Adesso è una terra di vecchi o di stranieri trapiantati qui e che lentamente ed inesorabilmente la stanno occupando facendola loro e trasformandola adattandola alle loro radici culturali e alle loro matrici politico-religiose. E tutto questo non sta facendo altro, molto lentamente, che cancellare le nostre origini e la nostra antichissima ed importantissima storia culturale e civile. Tu cosa ne pensi?
“Nessuno è profeta in patria“, cita il Vangelo, e a quanto pare è verità assoluta, visto che il nostro Paese preferisce investire su altre realtà che non sul suo popolo. Questo è veramente molto triste e poco comprensibile. Quelli veramente “bravi”, in ogni settore culturale o professionale, se ne vanno via; i mediocri restano e spesso diventano grandi nomi, ma solamente dentro i confini del nostro Paese. Sono i misteri del dio denaro? Chissà! C’è da dire, anche, che oggi oltre al grande numero di artisti presenti, spicca anche un grande egocentrismo di massa. E qui dovrebbe essere la buona editoria a scindere la bella scrittura da quella mediocre, partendo dal contenuto, ma questo non avviene (quasi!) mai. Si sceglie il guadagno facile in ogni campo artistico: libri, musica, film, teatro, ecc… Chi ha il potere – la grande editoria, le società multinazionali di distribuzione dei film e della cultura in generale – punta esclusivamente su ciò che vende, e poco su ciò che potrebbe far riflettere e arricchire il nostro bagaglio spirituale e culturale.
Come fermare tutta questa emigrazione di giovani menti? Non ho una risposta, ma credo che fino a che la cerchia sarà chiusa ai soliti noti, non si respirerà mai il cambiamento. C’è bisogno di rischiare, di investire sul messaggio, di puntare sul talento. Abbiamo capito tutti che la strada che punta sul solo guadagno e sulla sola apparenza, come cita anche Fabrizio De André in una sua famosa canzone: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, non produce nulla di buono. E i risultati sono molto ben visibili nel nostro Paese. Quindi a voi le conclusioni!
In effetti, Monica, è un argomento veramente difficile quello che abbiamo appena discusso. La verità forse sta nel fatto che il potere vero in Italia è in mano alla mediocrità peggiore e questa mediocrità non ha nessuna intenzione di cedere nulla del potere che detiene a nessuno. L’ignavia e il disinteresse delle persone colte, delle persone preparate, delle persone per bene, ha lasciato loro campo libero per prendere tutto. Adesso, forse, è troppo tardi per recuperare, per far riemergere il nostro Paese a Capitale Mondiale dell’Arte e della Cultura.
Adesso un’altra domanda Monica, cosa diresti di te ai nostri lettori che volessero conoscerti un po’ meglio come donna e come artista?
Sono una mamma, una moglie come tante che lotta tutti giorni, spesso con una realtà difficile da affrontare, ma la mia passione mi salva, mi rigenera e mi da forza. Un amico una volta mi disse: “Uno scrittore è un servo senza padrone”. Io sono d’accordo con lui, e mi definisco così. Il mio scrivere è un dono, e nel mio piccolo voglio donarlo senza essere condizionata dall’esterno, scrivendo solo e sempre ciò che sento. Scrivere è una grande responsabilità, il messaggio che do è tutto quello che di più bello possiedo! Nei miei testi e nelle mie poesie, cerco di portare il lettore alla riflessione, alla consapevolezza di quanto l’uomo ha bisogno di ritornare a credere nei suoi sogni, a ricercare l’amore in ogni creatura e a ritrovare nelle sue radici la fiducia in se stesso e negli altri, per poter intraprendere questo passaggio con gioia.
La vita è emozione Monica, è vero quello che scrivi nel tuo blog. Se non c’è emozione non c’è vita, ma solo un sopravvivere piatto scorticato di emozioni vitali. Cosa può fare secondo te la letteratura, la scrittura per dare emozioni e coinvolgere sempre più persone a leggere e ad amare l’arte? Saprai di certo che l’Italia, tra i paesi europei, è il paese dove si legge meno, anche se si comprano tanti libri! Sembra un paradosso ma è così. E’ come se il possedere un libro, un romanzo, desse per scontato che, magicamente, il possesso del libro si trasformasse magicamente in padronanza intellettuale di quello che c’è scritto. Di un libro, però, che quel compratore non leggerà mai. In Italia spesso funziona così. E allora cosa possiamo fare secondo te?
Innanzitutto bisognerebbe riportare le nuove generazioni a riscoprire il piacere della lettura sostituita, ahimè, da troppa tecnologia. Portando nei bambini la curiosità, la voglia di riscoprire la bellezza della lettura, magari spegnendo la TV e aprendo le pagine di un libro. Il vero problema è proprio questo: si legge poco e si scrive troppo, e spesso male. Ma la cosa peggiore – a mio avviso – è che il libro è diventato una moda, come tante altre cose che fanno Status. Non si valuta più il contenuto, ma solo chi lo ha scritto e quante copie ha venduto, dimenticando che spesso tanto luccichio non evidenzia sempre un contenuto di luce e molte volte neanche si saprà, perché come hai giustamente detto, si acquista per moda e nemmeno si leggono questi libri che poi diventano “Premi Strega” e quant’altro. Un buon libro deve assolutamente emozionare, se no, non è tale. Ma questa è un’altra storia perché sta nella bravura e nella sensibilità di chi scrive quel particolare libro generare emozioni al suo lettore. In questa società – quella italiana – purtroppo il talento e la bravura non pagano mai, anzi, succede proprio il contrario come abbiamo detto prima: vince sempre la mediocrità ben accompagnata dalla raccomandazione!
Monica, come hai capito che volevi fare questa professione? Qual era la tua età quando hai pensato senza esitazione che questa era la strada che volevi seguire e percorrere?
Ho iniziato a scrivere in età adulta, Andrea, per elaborare un lutto. Trascrivendo su pagine la mia infanzia e il ricordo di mia nonna, la donna che ho amato di più al mondo. È nata così la mia prima opera editoriale: “E come diceva sempre mia nonna” (non più disponibile per l’acquisto al momento ) e questo è stato il mio ritorno alla vita.
Dopo tanti anni, ho scoperto che anch’io avevo un ruolo nella società, che non era solo quello di moglie e madre, ma di persona con un sogno da realizzare! Io, Monica, potevo e dovevo fare la mia parte in questo mondo! Il mio sogno era chiaro, ora sapevo per cosa lottare: il mio dono, il mio talento, la scrittura.
È vero Monica, spesso le cose migliori nascono dai grandi dolori, dalle grandi perdite, dai grandi dolori, dai grandi lutti. Fa parte della vita dell’uomo di sempre. E forse per te un po’ è stato così, e questo è molto romantico e affascinante!
Monica, adesso facciamo un passo indietro. Sai bene come tutti gli artisti, che l’inizio della carriera è piena di difficoltà, di problemi, di insidie, di incontri “poco raccomandabili”, soprattutto se sei, come nel tuo caso, una bella donna. Quali sono state le difficoltà più dure e insidiose che hai incontrato nella tua carriera artistica di scrittrice che hai dovuto affrontare e superare con tutte le tue forze e la tua grande determinazione?
La difficoltà maggiore in questo campo è essere onesti. In questo settore l’onestà non va sempre a braccetto con il successo. I compromessi per andare avanti sono tanti. La mia visione, il mio messaggio, non sempre sono apprezzati. Spesso essere fuori moda, avere dei valori che vanno oltre al puro apparire, non piace. Il mio cammino artistico è solo all’inizio e tutto quello che ho ottenuto in bene o in male è arrivato con le mie sole forze, la mia fede e i miei sogni. E di questo ne vado davvero fiera!
Le difficoltà ci sono ogni giorno, non so se arriverò mai a essere letta dal grande pubblico, ma occorre stabilire il motivo per cui una persona intraprende un determinato cammino e quando mi arrivano messaggi con scritto: “Grazie Monica, quando ti leggo sto bene!”, ecco, allora comprendo che non saranno le copie vendute o il mio volto sulle copertine dei quotidiani a rendermi una scrittrice di successo, ma sarà il cuore della gente che mi legge e alla quale do emozioni vere a farlo.
È vero, secondo te Monica, quello che dicono i grandissimi artisti di ogni tempo che non basta il talento e la passione per riuscire nella professione e per avere successo? Ci vuole altro ancora oltre al talento e alla passione? Se è così, cosa serve in Italia per avere successo e diventare famosi nella propria arte secondo Te?
Andrea, sicuramente nella società odierna italiana non basta, anzi non serve proprio il talento! Visti i grandi successi editoriali e quant’altro avvenuti in questi decenni. Però non voglio perdere la speranza, esistono ancora artisti di talento, ma è sempre più raro incontrarne. La realtà è che molto spesso viene premiata l’esteticità, la bella donna sulla copertina, magari con nulla da dire ma molto da mostrare. Vengono premiati assassini, corrotti, politici, ecc…, che scalano la classifiche editoriali in un lampo. La passione e il talento, che dovrebbero essere le basi per un artista, vengono soffocate da corruzione, apparenza, raccomandazione. Purtroppo per avere successo in questo paese, occorre sapersi vendere! Torniamo sempre al solito concetto: guadagnare. In fondo il pubblico richiede questo target: ama lo scandalo, il pettegolezzo e l’apparenza. E il mercato ci propina tutto questo. La massa così viene condizionata facilmente dal grande tartassamento mediatico e cede alle lusinghe di un mercato dai contenuti vuoti che vince, quasi sempre, sul buon senso e sulla vera bellezza artistica.
Monica, Tu hai mai pensato, da quando fai questa professione, di mollare tutto e fare altro solo per non dover affrontare e risolvere i problemi che quotidianamente ti si presentando davanti?
Ci penso spesso. È dura, durissima andare avanti in questo settore. Ma sono una sognatrice e credo in quello che faccio! E anche se le lacrime sono più dei sorrisi e i frutti sono pochi e i sacrifici tanti, io non mi arrendo! Perché ho un sogno: essere letta, e sopratutto portare il mio messaggio. Continuerò a farlo nel mio piccolo e se riuscirò a far riflettere e respirare nuove emozioni, anche ad un solo lettore, io avrò vinto!
Molto poetico quello che hai detto Monica. Ma anche triste perché la bellezza dovrebbe trionfare sempre, come nell’antichità. Ma oggi purtroppo non è più così!
Ma adesso un’altra domanda, Monica, che io definisco “classica” delle mie interviste. Io da adolescente, ma anche da adulto, sono stato e sono un gradissimo lettore di quello che ritengo il più grande scrittore del profondo della storia dell’uomo. In uno dei suoi romanzi più conosciuti e più belli, “Memorie dal sottosuolo” pubblicato nel 1864, Fëdor Michajlovič Dostoevskij scrive, tra le righe, della “Teoria dell’Umiliazione”. Negli anni ’90, alcuni scienziati e psicologi americani, ne hanno addirittura fatto una vera e propria teoria psicodinamica, un modello psicologico che parte dal presupposto che, sintetizzando la teoria: “sono più le umiliazioni che subiamo nella nostra vita ad insegnarci a vivere meglio e a sbagliare sempre meno: si impara dalla propria esperienza di vita e dai propri errori, soprattutto quando sono gli altri a farceli notare e magari ridono di noi!”. Monica, nella tua carriera hai mai subito delle umiliazioni professionali che ti hanno lasciato un segno doloroso e indelebile; oppure, sono state umiliazioni che ti hanno fatto crescere professionalmente e ti hanno dato più forza e più determinazione per continuare a seguire la tua passione e il tuo talento?
Ho subito tantissime umiliazioni, Andrea, e solo con la mia maturazione ora sorrido perché sono tutte persone con un nome, ma null’altro. Il talento è un dono, l’egocentrismo un grande difetto umano! Ho sofferto, pianto tanto, e ho pensato di non valere nulla. Mi hanno fatto sentire così! È successo tante volte. L’umiliazione ti annienta, ti rende schiava del giudizio altrui, ma nel contempo ti fortifica. Passata la tempesta, ritrovi la forza per rialzarti. Sono caduta tante volte, ma sono ancora qui a lottare, non mi sono arresa. Ho imparato, rapportandomi con gli altri, a conoscere il mio valore e ora non ho più paura del giudizio altrui! Il mio scrivere dona, è questa è l’unica cosa che conta! Forse non avrò mai successo, forse nessuno saprà che c’era una donna tanto tempo fa che sognava e scriveva per lasciare un messaggio di speranza agli altri. Non lo so questo! Ma ogni mia lacrima, ogni mio sacrificio in questa lotta personale, sarà amata dal cielo, per cui vado avanti.
Monica, sai benissimo che molti giovani artisti e scrittori all’inizio della carriera, per mantenersi gli studi e per compensare i pochi guadagni che fanno nel loro lavoro di artista, si impegnano lavorativamente in altri lavori che consentono loro di guadagnare qualche soldo in più per coltivare la propria passione di artista. Tu, Monica, hai fatto altri lavori per completare il tuo bagaglio esperienziale di vita e di donna? Quali mestieri hai fatto da giovanissima che ami ricordare oggi, che ti hanno segnato come donna e come professionista, al di là della tua arte e della tua attuale professione?
A quattordici anni lavoravo in una fabbrica di falci (attrezzi agricoli) e poi a sedici in una fabbrica di ruote per biciclette. All’epoca studiare era un lusso e a malincuore mi sono dovuta adattare e sono andata a lavorare. Ho imparato la fatica e soprattutto la cattiveria tra donne che vige in questi luoghi, ma ho anche incontrato tante brave e oneste persone che ricordo con affetto. In questi ultimi anni ho fatto piccole cose in campo editoriale, curando alcune antologie e uscite editoriali, facendo prefazioni, introduzioni, e mi sono cimentata anche con piccole recensioni e introduzioni per cataloghi d’arte. Piccole esperienze ma di grande soddisfazione personale. Come vedi, Andrea, lavori molto differenti tra loro. Ma non si finisce mai di evolversi e di imparare.
Saprai di certo, Monica, che Franklin Delano Roosevelt, voluto dagli americani per ben quattro mandati presidenziali consecutivi, in uno dei suoi discorsi pubblici più famosi, pronunciò queste parole: “L’uomo che scrive, l’uomo che mese dopo mese, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno fornisce il materiale destinato a plasmare il pensiero del nostro popolo è sostanzialmente l’uomo che più di chiunque altro contribuisce a determinare la natura del popolo e il tipo di governo che esso deciderà di darsi.” Tu che sei una scrittrice, cosa pensi di queste parole di Roosevelt? Che senso avrebbero se venissero dette oggi?
Ritorna tutto al mio concetto di “Messaggio”: scrivere è assumersi la responsabilità anche con una semplice favola di lasciare una morale, un messaggio al lettore, qualcosa che lo smuova, lo scuota, lo faccia riflettere, che alimenti i suoi pensieri verso il cambiamento. Ad oggi, si sottovaluta la potenza della parola e si prediligono libri vuoti che raccontano morte, distruzione, terrore, evidenziano il peggio dell’umanità. Testimoniano certo la reale condizione umana, ma inducono il pensiero a plasmarsi nella direzione sbagliata, dimentichi che la mente si alimenta di parole e pensieri e un libro che induce solo al dolore crea lettori forgiati in questo. Ed io mi permetto di dire ai vostri lettori che amano scrivere: scrivete di speranza, lasciate che il bene dialoghi nelle pagine dei libri, nelle parole. Tutto cambia partendo dal pensiero, non sottovalutate mai la potenza delle parole, del pensiero che possono condizionare il nostro avvenire.
Più di trent’anni dopo queste parole pronunciate da Roosevelt, il potente Ministro della Propaganda del Terzo Reich dal 1933 al 1945 e tra i più influenti gerarchi nazisti, Joseph Paul Goebbels, immaginiamo “ispirato” dalle parole di Roosevelt, ideo delle tecniche di propaganda così efficaci e così dirompenti da portare Adolf Hitler al potere in Germania e ad inventarsi il motto “Ripetete una cosa qualsiasi cento, mille, un milione di volte e diventerà verità.” Oggi secondo te il mondo della letteratura, del giornalismo, dello scrivere sui blog, sul web, sui nuovi mezzi di comunicazione, è affetto dal metodo Goebbels? Se sì o se no, vuoi dire ai nostri lettori perché secondo te?
Il tartassamento mediatico è evidente e vuole condurre a renderci tutti burattini del potere inducendoci a vedere una realtà falsata, fatta a tavolino dai media, TV, giornali e anche da tanti libri. Il Potere reale vuole indottrinarci, rendendoci sterili di nozioni, ma fortunatamente non ci sono ancora riusciti del tutto. Il pensiero di Goebbels mi riconduce a un grande filosofo e scrittore, Napoleon Hill, il quale sosteneva che: “Tutto ciò che puoi immaginare lo puoi anche realizzare”. Il pensiero ha un grande potere, l’auto convincimento assume forza nella determinazione del nostro proposito. Noi siamo ciò che vogliamo! È il nostro pensiero che muove le corde del nostro destino. Un pensiero propositivo rivolto al bene, alla fiducia in se stessi, porterà sempre ad una vita più serena. Un pensiero negativo, in cui la disfatta vive con noi, ci condurrà a una vita frustrata e senza scopo. Sta a noi decidere cosa vogliamo e come averlo. Siamo specchi e l’universo ci ascolta, ci protegge e ci esaudisce a seconda di cosa noi riflettiamo in lui.
Anche se sei una scrittrice, Monica, e non una giornalista, cosa pensi di quello che scrisse Joseph Pulitzer, il padre del Giornalismo moderno, alla fine dell’800, nel suo piccolo ma intenso Saggio “Sul giornalismo” pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri Editore: “Un giornalista è la vedetta sul ponte di comando della nave dello Stato… Non agisce in base al proprio reddito né ai profitti del proprietario. Resta al suo posto per vigilare sulla sicurezza e il benessere delle persone che confidano in lui.”?
Questo genere di giornalismo è in via di estinzione. La citazione di Pulitzer è di gran valore morale e sicuramente ci credeva molto in questo. Ma i tempi sono cambiati e oltre a trovare un giornalismo spiccio che evidenzia quanto sia schiavo del potere odierno, si trova spesso anche poca sensibilità e poco amore per un mestiere che dovrebbe raccontare la vita e i fatti con sincerità e dedizione. Denunciando e avendo il coraggio di andare contro ogni cosa per amore della verità! Ma questo avviene sempre meno. Io sono una scrittrice e mi posso permettere di fantasticare, sfumando la realtà, trovando la giusta dose in ogni cosa. Un giornalista no, non può eticamente farlo!
Monica, quali sono i tuoi lavori artistici ai quali tieni di più e perché? Adesso a cosa stai lavorando? Ci vuoi raccontare le opere alle quali ti stai dedicando magari dicendoci qualcosa in anteprima?
I libri a cui tengo di più sono senza dubbio i miei due libri di narrativa per ragazzi: “Lungo viaggio verso il ritorno” e “Messaggi dalla storia”. Due testi in cui la didattica si fonde con la fantasia. A loro va il mio impegno e la voglia di diffondere il messaggio, sperando che qualche scuola abbia voglia di ospitarmi e ascoltare quello che ho da dire ai ragazzi. I miei libri non hanno lo scopo di insegnare la storia, ma di insegnare ai ragazzi, tramite dei messaggi, che solo la tenacia, il coraggio, la fiducia in se stessi e il sogno, conducono l’uomo alla scoperta, alla conquista personale e al cambiamento. Vogliono testimoniare quanto siano importanti nella vita le radici e i sogni, e quanto l’uomo abbia bisogno più che mai di ritornare a crederci. Solo sognando può giungere “Oltre l’Immaginabile”. Tutto sta nel potere del sogno! “Messaggi dalla storia”, riporta tra le sue pagine le riflessioni di 40 alunni della scuola media di Dronero (Cuneo), che hanno portato avanti con me il progetto “Aiuta i miei amici della storia ad andare in stampa” (vedi evento: https://www.facebook.com/events/866836803380503/), scrivendo un pensiero sull’importanza della memoria storica. È stata una bella esperienza ascoltare questi bambini con tanto, ma davvero tanto da dire e da dare.
Vorrei davvero poter diffondere questo mio pensiero, ho visto sorrisi, entusiasmo e voglia di crederci in quegli occhi che mi hanno dato nuova forza per andare avanti.
“I semi sono le vostre idee, che possono germogliare solo con la vostra tenacia e passione. Per crescere avete bisogno d’amore. Non temete mai di essere diversi perché con il coraggio e l’amore fiorirete ovunque”. Ed è questo il mio messaggio che ho lasciato tra quei banchi di scuola.
È appena uscito il mio ultimo libro per l’infanzia “Le avventure di Lillo il coccodrillo”, un libro dal taglio ironico, ma che porta tra le sue pagine delle belle riflessioni, un libro davvero adatto a tutte le età. Ti allego qui la favolosa intervista a Lillo il protagonista e spero, Andrea, che i lettori del Magazine lo apprezzeranno: http://oltrescrittura.blogspot.com/p/intervista-speciale.html
Voglio avere il piacere di lasciare ai vostri lettori alcuni link per conoscere meglio quello che scrivo e i miei libri:
“Lettera ai ragazzi che hanno letto lungo viaggio verso il ritorno”.
http://oltrescrittura.blogspot.it/2015/06/lettera-per-tutti-i-ragazzi-che-hanno.html
“Pagina libro. Lungo viaggio verso il ritorno”.
https://www.facebook.com/Lungo-viaggio-verso-il-ritorno-di-Monica-Pasero-923133587715114/
“Book trailer. Lungo viaggio verso il ritorno”.
https://www.youtube.com/watch?v=4sLm_9wLots
“Pagina libro. Messaggi dalla storia”.
https://www.facebook.com/Messaggi-dalla-Storia-1632808196966013/?fref=ts
“Book trailer. Messaggi dalla storia”.
https://www.youtube.com/watch?v=Q-Z_DeyeA6E&feature=shar
“Pagina libro: Le avventure di Lillo il coccodrillo”.
https://www.facebook.com/Le-Avventure-Di-Lillo-il-Coccodrillo-1625933030990280/?fref=ts
Bene, Monica, credo che i nostri lettori che amano la lettura divoreranno i tuoi scritti, i tuoi racconti, le tue storie e ti ringrazio per aver fatto questo dono al nostro Magazine.
Chi sono i tuoi “Maestri d’Arte” Monica. Che Scuole hai frequentato se si può parlare di Scuole quando si parla dell’arte dello scrivere? Pensi che per scrivere da professionisti occorra frequentare delle Scuole di scrittura, oppure dev’essere talento puro e cultura che ognuno di noi può coltivare autonomamente in qualsiasi università o frequentando semplicemente un Liceo, o leggendo moltissimi Classici della letteratura? Cosa ci dici in proposito?
Io non ho scuole! La mia scuola è la vita, Andrea, le mie sofferenze, le mie gioie, ciò che ho imparato leggendo, ascoltando, ascoltandomi. Seguendo il mio istinto e i miei sogni. Questa è la mia scuola! Sono un’autodidatta nello scrivere. Non credo che la cultura sia solamente da attribuirsi a chi ha appeso al muro un diploma. Credo che sia di tutti e sopratutto di chi ha la sensibilità di coglierla e farla propria, nei tempi e modi a lui consoni. Il sapere appartiene a tutti e spesso le risposte più importanti non sono scritte sui libri.
Chi sono i tuoi modelli, Monica? Quelli che consideri i Grandi della letteratura di ogni tempo e che ti hanno ispirata e che ti ispirano tutt’ora quando scrivi? E perché proprio loro, cosa hanno di particolare rispetto ad altri Grandi scrittori?
Non ho modelli. Nel bene o nel male non sono mai stata ispirata da nessuno. Ho sempre seguito cuore e istinto, e la penna ha fatto il resto.
Monica, adesso, per concludere la nostra bella conversazione, una domanda molto semplice ma che io amo moltissimo perché ci riporta in un baleno alla nostra infanzia: vuoi dirci qual è il tuo sogno nel cassetto che fin da bambina ti porti dietro e che oggi vorresti realizzare?
I miei sogni da bambina erano molto diversi dai sogni di oggi. Il mio sogno più grande oggi è senza alcun dubbio “essere letta da un vasto pubblico affinché il mio messaggio prosegua il suo cammino”. Questo è il sogno che vorrei realizzare!
Grazie Monica per essere stata con noi e averci raccontato la tua storia di artista, il tuo percorso tortuoso, duro, ma avvincente e ricco di speranza, il tuo punto di vista rispetto all’arte dello scrivere e alla tua professione. Grazie anche per le tue anteprime che ci hai presentato e per i lavori ai quali ti stai dedicando e che ci hai presentato e lasciato. Per tutto questo, Monica, io e la Redazione de “ilprofumodelladolcevita.com”, ti facciamo il nostro più grande in bocca al lupo e ti auguriamo un Nuovo Anno ricco di belle soddisfazioni professionali e di successi fruttuosi nella professione e nella tua vita privata. Noi facciamo il tifo per te. Grazie ancora e buona fortuna.
Sono io che ringrazio te, Andrea, per lo spazio che mi hai dedicato su questo interessantissimo Magazine “ilprofumodelladolcevita.com”, che consiglio ai miei lettori e ai miei follower, e che ti confesso da quando l’ho conosciutolo leggo con molto piacere. Grazie ancora e alla prossima intervista allora!
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