Luca Gatta, attore, doppiatore, conduttore radiofonico, si racconta quale Artista poliedrico ad Andrea Giostra.
Condividi questo articolo:
“Il Profumo della dolce vita” ha incontrato Luca Gatta, attore di Cinema, di Serie TV, di cortometraggi, di Teatro, doppiatore, conduttore radiofonico, artista con un talento poliedrico e interessante. Ha lavorato con importanti registi italiani e stranieri quali Steven Renso, Franz Rotundo, Neri Parenti, Giorgio Pastore, Andrea Baglio, solo per citarne alcuni, ed ha maturato una lunga ed interessante esperienza professionale, molto varia e completa per un artista che vuole cimentarsi in più dimensioni della recitazione.
Luca ci racconterà in questa chiacchierata cosa intende per Arte, qual è stata negli anni la sua esperienza professionale, quali sono state le più belle soddisfazioni che ha vissuto professionalmente, e come vede il futuro dell’Arte in generale nel nostro Paese.
Benvenuto Luca nella Redazione del nostro Magazine online, “ilprofumodelladolcevita.com”, che come sai è un Magazine giovane ma letto da tantissimi artisti e professionisti del mondo dell’Arte, del Cinema, della TV, de Teatro e dello Spettacolo in genere. Quale giovane magazine, di recente, abbiamo avuto l’idea di dare visibilità, attraverso le nostre interviste, non solo ai grandi artisti di fama internazionale e italiana – che abbiamo intervistato più volte – ma anche a giovani e giovanissimi artisti, ed ad artisti che seppur di grande talento non hanno, o non hanno ancora avuto, la possibilità, di farsi conoscere al grande pubblico.
Detto questo, Luca, cosa diresti di te in poche parole ai nostri lettori che volessero conoscerti meglio da un punto di vista umano e professionale?
Ottima domanda! Che posso dire di me? Comincerei presentandomi, come nella migliore delle tradizioni. Il nome già lo sapete, grazie alla bellissima presentazione che mi hai fatto Andrea. Io sono bresciano, ho 42 anni e mi occupo di spettacolo da quando ne avevo quindici. Tutto è cominciato nell’oratorio del mio paese, un piccolo comune della Val Trompia, in provincia di Brescia, dove mettevo in scena delle recite scritte con alcuni amici, che poi rappresentavo su un piccolo agglomerato di assi male allestito. Ebbene, fin dalla prima esibizione mi sono ripromesso che non sarei mai più sceso dal palco, e così è stato. (sorride Luca). Per il resto, ho una moglie che adoro e che mi supporta/sopporta, adoro i gatti, il buon cibo e il buon vino. Invitatemi a cena e mi farete felice.
Luca, Ti piacerebbe raccontare ai nostri lettori come è iniziatala tua carriera di artista? Con quali vere difficoltà ti sei scontrato per andare avanti nel tuo percorso, nella tua carriera?
Come detto, ho cominciato giovanissimo, ma le vere difficoltà sono arrivate qualche anno dopo quando, poco più che ventenne, mi sono trasferito nella capitale, per studiare recitazione. In realtà avevo già iniziato un paio d’anni prima a Milano, ma scendere a Roma mi sembrava una tappa obbligata, anche se terrorizzante. Durante quel periodo, che ricordo tra i più appaganti, ho conosciuto diversi artisti di fama nazionale, tra cui Enio Drovandi, attore e caratterista pistoiese anch’egli trapiantato a Roma, già famoso per aver partecipato a molti film per il cinema e ad alcune serie televisive. Grazie ad Enio ho cominciato veramente a lavorare. In pratica di giorno andavo a scuola e di notte mi esibivo come cabarettista affiancando Enio nei suoi spettacoli. In pratica dormivo pochissimo, ma a vent’anni ci sta!
Sono sempre bellissime le esperienze giovanili da ricordare e da raccontare Luca. Questi racconti mi affascinano sempre. E quella che tu hai fatto sicuramente te la porti sempre nel cuore e ti avrà dato tanto umanamente e professionalmente, e certamente ti ha reso più sicuro del tuo talento, delle tue qualità artistiche e di recitazione: nulla accade per caso! Si dice cosi, no?
Sai bene Luca, che tutti gli attori e tutte le attrici, oggi più che mai, se non hanno frequentato una buona scuola di recitazione non hanno alcuna possibilità di fare carriera in questo mondo. Tu, Luca, quali scuole di recitazione hai frequentato per raggiungere il livello professionale che oggi, in un certo qual modo, ti ha consacrato come un ottimo artista?
Mah! Non è che sia proprio d’accordo. Purtroppo i fatti ci dicono che nel mondo dello spettacolo attuale, riesce a lavorare anche chi dovrebbe andare a fare qualcos’altro! E credo anche di essere “gentile” utilizzando questo termine!
Diciamo che quando ho cominciato io era così. Se non eri quantomeno decente nella recitazione, non c’era speranza di poter calcare un set. Quindi ho frequentato un corso a Milano, tenuto da un grande attore napoletano, oggi scomparso, Gianni Cajafa. Poi mi sono trasferito a Roma per un paio d’anni, dove ho studiato presso un’Agenzia di spettacolo molto quotata in quel periodo, era il 1994. In epoca più recente, circa una decina d’anni fa, ho ripreso gli studi frequentando una nota scuola di doppiaggio, tappa fondamentale della mia specializzazione artistica.
Luca, in parte è vero quello che dici, nel senso che oggi i Talent-Show televisivi, e tutte queste forme di competizione artistica mediatica nelle quali spesso emerge la mediocrità e l’improvvisazione, hanno inquinato il mercato del Cinema, del Teatro e della Recitazione in particolare. Ma è anche vero che se un produttore o un regista ha di fronte a sé un attore o un’attrice che non sanno recitare, non lo prendono di certo! Non possono correre il rischio di far fare flop alla loro produzione che spesso ha dei costi importanti. Ma è vero quello che dici: il livello recitativo ed artistico delle nuove generazioni che si improvvisano sono aumentate e a poco a poco, con mezzi che non sono proprio quelli tradizionali, stanno occupando “postazioni” che non competono loro!
Luca, il lavoro di artista è un lavoro difficile e pieno di incertezze economiche, soprattutto all’inizio della carriera quando non guadagni abbastanza e devi arrangiarti con altri lavori per vivere e continuare il tuo sogno e la tua passione. Tu, prima di fare l’artista a tempo pieno, hai fatto altre esperienze lavorative? Anche per arricchire il tuo bagaglio professionale di artista e la tua esperienza umana: un bravo artista, si dice infatti, non è solamente chi sa far bene la sua parte, il suo ruolo professionale o sa ben recitare! Ci sono altre qualità che sono molto più importanti. Cosa ci vuoi dire in merito?
Ti dirò, quando ho cominciato facevo l’operaio in una rubinetteria, come mio padre prima di me, e anche dopo aver intrapreso la strada artistica ho continuato a lavorare in fabbrica per poter sbarcare il lunario. Erano tempi duri, anche perché il mio essere artista, e quindi l’espletamento di tutti gli oneri correlati, erano relegati alle sole ore serali, ovvero dopo le consuete nove ore di fabbrica.
Fare un lavoro fisico mi ha aiutato molto, mi ha mantenuto coi piedi per terra e mi ha insegnato quella sorta di umiltà che oggi molti giovani perdono facilmente al solo raggiungimento di un primo piccolo traguardo artistico. Potrei farti i nomi di “colleghi” ventenni che si comportano come fossero i nuovi Mastroianni, (sorride) quando invece non è così, perché di Mastroianni ne nasce uno ogni cento anni!
Per il resto è come hai detto tu, se non si è famosi bisogna saper fare tante cose per poter mangiare con il lavoro dell’artista. Nel mio piccolo faccio radio, televisione, doppiaggio, e recito in alcuni prodotti per il cinema e seriali per la TV. Insomma, cerco di non farmi mancare niente.
Anche in questo caso la tua analisi è molto lucida e vera, Luca. Siamo sempre lì! Quando il successo si conquista senza sudore, senza fatica, senza lo studio, senza il talento, senza le frustrazioni degli insuccessi che hanno segnatola tua storia artistica ma che al contempo ti hanno reso più forte e più sicuro di te stesso, accadono queste cose che certamente fanno male all’Arte e alla Recitazione in particolare, visto che in questa intervista stiamo parlando di questo. Ma è un discorso che vale un po’ in tutte le forme artistiche italiane! All’estero non è così! Ad Hollywood o a Sidney, tanto per fare due nomi, se sei un grande talento, vai avanti, se sei un brocco, fai l’usciere nelle sale di recitazione!
Ma adesso passiamo ad altro, Luca, quali vere difficoltà hai incontrato fino ad adesso nella tua carriera di artista e qual è stata l’esperienza che hai fatto nella tua professione che non vorresti ti fosse mai accaduta?
Devo dire di essere stato abbastanza fortunato. Tutte le difficoltà che ho avuto le ho sempre superate con un po’ di impegno e di “testaccia dura”.
Il fatto più brutto risale al 2002, quando per via di un incidente stradale è venuto a mancare un mio caro amico con il quale lavoravo in TV e sui palchi bresciani da diversi anni. In pratica formavamo un duo comico, e dopo la sua dipartita sentivo di non potere continuare a fare questo mestiere. E’ stato un periodo difficile che è durato qualche anno. Uscirne per me è stata veramente dura! (Luca abbassa lo sguardo con gli occhi lucidi). Ma adesso è passato! Comunque il mio ricordo per questo grande Artista e grande Amico, è sempre vivido dentro di me!
Per quanto riguarda la mia carriera, non ci sono cose che rimpiango di avere fatto. Penso che un artista completo debba poter fare qualsiasi cosa senza vergogna. Anche perché, personalmente, non mi posso permettere di rifiutare le scritture che non mi piacciono, ovviamente tutto entro certi limiti, i limiti che personalmente mi sono imposto!
In uno dei suoi romanzi più conosciuti e più belli, “Memorie dal sottosuolo” pubblicato nel 1864, Fëdor Michajlovič Dostoevskij parla, tra le righe, della “Teoria dell’Umiliazione”. A partire dagli anni ’90, alcuni scienziati e psicologi americani, ne hanno fatto una vera e propria teoria psicodinamica, un modello psicologico che parte dal presupposto che: “Sono più le umiliazioni che subiamo nella nostra vita ad insegnarci a vivere meglio e a sbagliare sempre meno: si impara dalla propria esperienza e dai propri errori, soprattutto quando sono gli altri a farceli notare e magari ridono di noi!” Luca, hai mai subìto delle umiliazioni professionali che ti hanno lasciato il segno ma che al contempo ti hanno fatto crescere professionalmente e ti hanno dato più spinta e più forza per andare avanti e continuare nella tua carriera?
Per quanto mi riguarda la teoria è corretta. Come sostengo nelle mie lezioni di doppiaggio, un buon attore dev’essere in grado di uscire dalla propria situazione di comodo per immedesimarsi in qualcosa che non gli appartiene. Più situazioni difficili si vivono, più grande è il nostro bagaglio di emozioni da cui attingere.
Grazie alle mie esperienze artistiche, ho vissuto negli anni tutta una serie di accadimenti che hanno notevolmente ampliato il mio bagaglio emozionale, e questo mi ha dato modo di imparare come risultare credibile nella recitazione.
Le umiliazioni sono state varie: dal non avere avuto la parte anche dopo la conferma del regista, all’essere convocato sul set (molto distante da casa) per poi scoprire che il ruolo era stato dato ad un altro e si erano dimenticati di avvertirmi. Ammettiamolo: la rabbia è un’emozione molto ricorrente in questo mestiere, ma devi saperla gestire per continuare a fare questo lavoro! Ed io ho imparato negli anni anche questo. (sorride)
E’ un mondo molto difficile è complesso quello dell’Arte, Luca, come hai ben detto tu. Lo spettatore ha la possibilità di godersi il prodotto finito, confezionato, che gli procura emozioni. Ma spesso non sa la sofferenza, il dolore, la fatica, le umiliazioni che si materializzano nel back-stage della produzione. Ma è anche vero che è da lì che viene creato il “prodotto artistico” del quale andare fieri ed orgogliosi quando lo spettatore lo apprezza e lo ama! Forse è questo il prezzo che voi artisti dovete pagare per fare questa bellissima e durissima professione! Chi lo sa? (sorrido).
Luca, tu lavori nel mondo del Spettacolo (Cinema, TV, Teatro, Corto-metraggi, etc..) oramai da molti anni e di gavetta ne avrai fatta abbastanza prima di arrivare ad essere riconosciuto come un artista vero per tutti i lavori che hai fatto e che ti preghiamo di citare brevemente in questa domanda, anche se nell’introduzione all’intervista abbiamo citato solo alcuni dei registi con i quali hai lavorato con successo. Detto questo, Luca, Ti è mai venuto in mente, durante uno dei tanti momenti di difficoltà che attraversa normalmente un artista, di pensare: “Basta, non ce la faccio più! Adesso mollo tutto e faccio altro!”.
Lavori ne ho fatti molti fortunatamente, spaziando da quelli noti a quelli praticamente sconosciuti. Per citarne alcuni: la serie televisiva “Freaks”, in onda su Deejay TV; il film “Ma tu di che segno 6?”, nelle sale cinematografiche a natale del 2014; la serie televisiva “Non Uccidere”, in onda su RAI 3; il film “Milano Trema Ancora”, un poliziesco davvero interessante; e poi molti cortometraggi, web-serie e lavori per il web. Oltre a questo ci sono il doppiaggio, la TV e la radio, che sono lavori costanti e fondamentali nella mia professione.
Per rispondere alla seconda parte della domanda, credo che i momenti di difficoltà siano solo delle tappe obbligate da superare, se non riesci a superarle forse questo lavoro non è esattamente la miglior cosa che puoi fare.
Un momento professionalmente difficile è stato quando mi hanno proposto di interpretare un uomo che molestava una ragazzina giovane, nella serie “Blackout”. Quello è stato un ruolo molto complesso che all’inizio non volevo fare, poi mi sono detto che se non avessi accettato avrebbero trovato un altro. Cosa avevo io meno di quell’altro? Così mi sono fatto forza ed è stata un’esperienza molto formativa per me.
Luca, la tua esperienza è veramente polivalente e poliedrica, come si usa dire oggi! Hai un bagaglio veramente completo ed interessante. Ma questa esperienza ti avrà certamente reso testimone diretto e indiretto che il mondo dello spettacolo e del cinema in particolare, è un mondo pieno di insidie, di ipocrisie, di compromessi, di cose che non sempre sono belle. Quando da giovane hai comunicato ai tuoi genitori che avresti fatto questo lavoro, cosa ti hanno detto? Sono stati tuoi alleati oppure hanno cercato di dissuaderti? Ti ricordi che età avevi?
Altroché se me lo ricordo! (sorride divertito). Avevo diciotto anni e leggendo un quotidiano ho trovato l’inserzione di una scuola di recitazione di Milano.
Beh, da quel momento ho talmente rotto le scatole a mio padre che non ha potuto fare altro che acconsentire e lasciarmi provare. Anche se in verità non è stato poi così difficile convincerlo. Anche mia madre si è rassegnata presto.
A Milano poi – la scuola credo si chiamasse “Vidivideo”, o qualcosa del genere – ho conosciuto l’attore Gianni Cajafa, ed è cominciato tutto da lì. Ricordi bellissimi che mi riempiono di gioia.
La nostra è una rivista italiana letta principalmente da persone del mondo del cinema e dello spettacolo. Cosa ne pensi del cinema italiano negli ultimi cinque/sei anni? Quali film apprezzi di più e quali i tuoi attori e registi italiani preferiti?
In merito al Cinema italiano io non sarei così disfattista come va di moda dire oggi. Diciamo che ci sono registi e attori che apprezzo e altri meno. Per esempio: ho sempre avuto un’ammirazione particolare per Carlo Verdone, sia come attore che come regista; mi piace molto Kim Rossi Stewart, che dopo gli inizi poco edificanti della sua carriera, penso sia diventato molto bravo e molto credibile come artista; così come Alessio Boni, Filippo Timi, il sempreverde Michele Placido, e molti altri ancora. E poi ti confesso, e lo confesso ai lettori del vostro Magazine, io adoro Sergio Castellitto! Secondo me un vero Grandissimo artista di straordinario talento.
Tra i registi odierni mi piace Fausto Brizzi, trovo faccia un genere di commedia divertente e non scontato; così come Giovanni Veronesi e il mitico Maestro Pupi Avati.
Non amo molto i cosiddetti “cinepanettoni”! Anche se devo confessare di aver partecipato ad uno di questi, ma se devo scegliere preferisco quelli di Neri Parenti a quelli di Carlo Vanzina.
Pollice verso, invece, per quanto mi riguarda, per la moda attuale di far fare cinema a chi ne capisce poco! Devo fare nomi?
Secondo me, Luca, la verità è che in Italia ci sono tantissimi giovani che sono veri e grandi talenti. Alcuni li ho anche intervistati ed ho visto la passione che hanno, la determinazione e il talento straordinario. Ma siamo in un Paese, l’Italia, dove è la mediocrità ad emergere, non certo il talento e la qualità artistica. Solo i grandissimi riescono a sbaragliare le barriere che il sistema costruisce per tutelare se stesso e il mantenimento della posizione di potere acquisita con la peggiore politica e con il potere della burocrazia che teme il talento e la bravura dei nostri artisti. Burocrati che hanno elargito somme importanti di denaro, spesso per produzioni artistiche che non hanno nulla a che vedere con l’Arte vera cinematografica!
Ma adesso Luca, passiamo ad un’altra domanda, che faccio quasi sempre agli artisti che intervisto perché li rende più simpatici. La domanda è quella di raccontarci la cosa più buffa e divertente che è accaduta loro nell’esercizio della loro professione: durante le prove, durante le riprese, nel back-stage, etc.. Sono spesso episodi imbarazzanti ma che poi, nel raccontarli, diventano simpatici. Tu cosa vuoi raccontarci di bello e di divertente che ti è accaduto?
Oh mamma! (sorride divertito) Questa non l’ho mai raccontata. Vabbè, prima o poi avrei dovuto raccontarla! Stavamo girando la seconda stagione della web-serie “Links”, un prodotto di fantascienza molto carino, e quel giorno la scena prevedeva che io corressi verso l’attrice, la bravissima Alice Viganò, la quale era stesa al suolo, morente. Beh, sta di fatto che all’azione del regista, nella foga della corsa, non sono riuscito a fermarmi in tempo e sono caduto rovinosamente sulla poverina, spiaccicandomi su di lei brutalmente. Niente di grave per fortuna, ce la siamo cavata con qualche sbucciatura e tante risate.
Oltre al Cinema, al Teatro, alla TV e alle fiction TV, esiste un nuovo mondo, un mondo completamento nuovo ma sommerso e sconosciuto alla maggioranza degli over ’50, che si compone di molteplici opportunità per sperimentarsi e lavorare come attore o come attrice, o come artista del mondo della filmografia: sono quelli delle web-fiction, dei web-movie, di YouYube, ed altri modelli ancora che utilizzano le nuove tecnologie informatiche e multimediali. Tu, Luca, come attore ed artista riconosciuto per le tue qualità e per la tua bravura, come vedi questa nuova prospettiva che è divenuta così articolata ma che forse dà ai giovani artisti di oggi più opportunità di lavoro, di esperienza professionale e più possibilità che nel passato di farsi conoscere?
Per quanto mi riguarda, una gran parte del mio lavoro viene distribuito proprio sulle piattaforme web, quindi ben venga. Anche se questo comporta due possibilità diametralmente opposte: da un lato l’avvento del web come veicolo per fare cinema, ha fatto in modo che gente poco competente riuscisse a sfornare prodotti indecenti; dall’altra parte ha permesso di far conoscere i lavori su larga scala di chi, pur essendo bravo, non avrebbe mai trovato una distribuzione.
Tra gli youtuber presenti attualmente in rete, ve ne sono alcuni veramente indecenti (la maggioranza), mentre altri sono molto competenti e bravi.
Certo, Luca, sono i rischi di un Sistema, quello internautico, che non si può controllare affatto. Ma di certo ha ampliato gli spazi di espressione artistica. Dev’essere lo spettatore a fare le sue scelte. E forse è lì il vero problema. Abbiamo in Italia e nel Mondo abbastanza cultura cinematografica per decidere cosa è bello e cosa non lo è? Potrebbe essere una buona domanda per la prossima intervista che faremo (sorrido).
Tu, Luca, a chi ti sei ispirato come attore? Chi sono stati i tuoi veri “Maestri d’Arte” nella tua carriera professionale e che vorresti ricordare oggi, qui con noi, con affetto e con gratitudine?
Ho avuto la fortuna di avere dei Maestri molto bravi e capaci; oltre ai già citati Gianni Cajafa ed Enio Drovandi, ricordo con affetto Roberto Pedicini, tra i numeri uno del nostro doppiaggio italiano e Christian Iansante, altro bravissimo doppiatore.
Personaggi a cui mi ispiro ce ne sono parecchi. Per quanto riguarda la comicità sono un amante dei Monthy Python, un gruppo di comici inglesi molto noto negli anni ’70, e di Ben Stiller. Poi i soliti grandi: ho sempre ammirato la naturalezza di Nino Manfredi e l’immensa padronanza della tecnica di Vittorio Gassman.
Per il resto, cerco di trarre “lezioni” da ogni persona che incontro, dato che ognuno di noi è un po’ artista a modo suo. Uno sguardo, una battuta inconsapevole, un modo di muoversi, tutto può essere congeniale alla creazione di un personaggio o di una situazione recitativa. Bisogna sempre stare con gli occhi aperti.
“Rubare il mestiere” mi diceva mio nonno! E’ proprio così in tutte le professioni: l’osservazione attenta ed intelligente può insegnarti più di qualsiasi corso o di qualsiasi stage artistico!
Il mondo dello spettacolo, sai bene Luca, non dà alcuna tregua, soprattutto quando raggiungi la notorietà. Tu come fai a gestire la tua vita affettivo/sentimentale con il lavoro che fai? Hai avuto in passato o anche di recente delle esperienze che ti hanno creato delle difficoltà?
Posso dire senza tema di smentita che in campo affettivo sono molto privilegiato. Sono sposato da 13 anni con una donna fantastica, dopo una convivenza di 6 anni, che sopporta pazientemente tutte le mie fisime artistiche. A volte capita che debba assentarmi da casa per giorni e mai una volta questo è stato un peso. Mia moglie, Mariangela, capisce appieno cosa questo lavoro significhi per me.
Le storie avute precedentemente nemmeno le ricordo.
Parallelamente alla tua carriera artistica, da qualche anno ti cimenti nell’insegnamento dell’arte del doppiaggio. Ce ne vuoi parlare? Sei un bravo docente?
Nel 2012 ho aperto a Brescia una scuola di doppiaggio che ho chiamato “Scuola di Doppiaggio Brescia”, la quale si trova in via Sabotino 5 a Brescia. Ho voluto cimentarmi in quest’avventura perché sentivo il bisogno di portare nella mia città una fetta del doppiaggio italiano. All’interno dei nostri corsi si studia dizione, recitazione e naturalmente si fa molta pratica al leggio. La sede della scuola è un vero e proprio studio di doppiaggio di cui sono, oltre che voce principale, direttore di doppiaggio.
Insegnare è molto gratificante, devi saper attingere dal tuo vissuto per poter trasmettere la tua esperienza ai tuoi allievi, e naturalmente devi avere un bagaglio tecnico che ti permetta di trasmettere il “mestiere”.
Dal 2012 ad oggi sono usciti dai nostri corsi diversi allievi che poi sono rimasti nell’organico del nostro studio e che utilizziamo per i nostri doppiaggi. Naturalmente i più meritevoli e talentuosi, ai quali possiamo dare qualche possibilità di lavoro, in modo da mettersi in gioco professionalmente!
Oggi succede spesso che molti giovani artisti lascino l’Italia per andare all’estero, imparare le lingue, migliorare la loro professionalità e la loro arte, frequentare scuole di recitazione importantissime, e quindi vivono all’estero per molti anni o lasciano definitivamente l’Italia per amore del proprio lavoro di attore, regista, sceneggiatore, costumista, etc….Tu hai mai pensato di lasciare l’Italia e andare a vivere, per esempio, a Los Angeles (Hollywood) o a New York o in una città occidentale dove il cinema e la televisione danno molte più possibilità di lavoro e di mettersi in mostra a chi ha talento e passione?
Sinceramente non ho mai pensato di trasferirmi all’estero, anche perché non sono poi così convinto che fuori dall’Italia sia tutta questa manna dal cielo. Ho vissuto un paio d’anni a Roma e ho frequentato molto Firenze mentre studiavo doppiaggio, e già mi sembrava lontano, figuriamoci in America.
Il fatto è che sono una persona molto legata alle proprie radici. Sono nato ed ho vissuto la mia infanzia in un piccolo paese collinare del bresciano, e porto dentro di me gran parte degli atteggiamenti della gente del luogo. E poi, anche se non sembra, sono una persona sostanzialmente pigra. Quando sto a casa mi piace stare comodo con tutte le mie cose a disposizione, anche in pigiama se è il caso e girare così per casa! (sorride).
Luca, una domanda che amo molto perché ci fa fare d’improvviso un salto nel passato: Hai un sogno nel cassetto che ti porti dietro fin da bambino e che vorresti realizzare? Vuoi dirci qual è e perché proprio questo?
Sogni nel cassetto ce ne sono diversi, dai più banali ai più articolati e di complessa realizzazione. Diciamo che, banalmente, a livello artistico mi piacerebbe condurre un programma televisivo tutto mio. Attualmente faccio il comico per un varietà di una rete televisiva bresciana, il varietà si chiama “Zanzaro” e va in onda su Rete Brescia, è un contenitore molto carino di personaggi e ospiti vari. Mi diverte molto farne parte.
Per il resto, fortunatamente molti dei sogni che avevo da bambino li ho realizzati, se va avanti di questo passo non me ne rimarranno più! (sorride). Ma è impossibile!
Grazie Luca per averci dedicato il tuo tempo e in bocca la lupo per il tuo lavoro di artista che possa farti raggiungere tutti i traguardi che sogni e ai quali ambisci. Noi de “ilprofumodella dolcevita.com” ti facciamo il nostro in bocca al lupo e speriamo di incontrarti tra qualche anno per raccontarci ancora dei tuoi nuovi successi professionali ed artistici.
Grazie a te Andrea, e a tutta la redazione del Magazine. Grazie davvero per la piacevole chiacchierata, è stato un vero piacere per me. Non capita spesso di fare un’intervista così ben articolata. Un abbraccio a tutti i lettori e… ci vediamo alla prossima intervista! (sorride, ci saluta e ci lascia con una bella sensazione, quella di aver fatto una bellissima chiacchierata con un artista di talento e appassionato della sua professione).
N.B. – I lettori che volessero saperne di più su Luca Gatta, possono consultare i suoi link che riportiamo di seguito:
Luca Gatta – sito-web ufficiale:
–
Luca Gatta – slide-show by Andrea Giostra:
https://youtu.be/vkUrHvi62t4 ;
–
Luca Gatta – pagina Facebook ufficiale:
https://www.facebook.com/luca.gatta.92 ;
–
Luca Gatta – Scuola di doppiaggio Brescia di Luca Gatta:
Commento all'articolo