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LA PAZZA GIOIA : quando l’isteria diventa tenerezza.

LA PAZZA GIOIA : quando l’isteria diventa tenerezza.

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170Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella( Micaela Ramazzotti) hanno entrambe dei grossi precedenti giudiziari, e le perizie psichiatriche hanno accertato i loro problemi di ordine psicologico. Di estrazione sociale totalmente diversa, le due donne si incontrano in una casa di accoglienza. Stringeranno in comunità un legame forte e allo stesso tempo fragile, che le porterà a fuggire alla ricerca della libertà.

Paolo Virzì ( Ovosodo; Il capitale umano) dirige con La pazza gioia il suo dodicesimo film; opera che non trova però una semplice collocazione di genere. Il regista toscano si muove infatti fra la commedia e il melodramma, alternando momenti di comicità e di energia febbrile a sequenze o anche solo attimi intensi e profondamente toccanti. Quello che ci viene raccontato è infatti il complesso quanto violento stato dei pazienti psichiatrici; tema affrontato non poche volte nella storia del cinema: un esempio fra i tanti, il capolavoro di Milos Forman Qualcuno volò sul nido del cuculo. Virzì riesce però a farlo col suo solito tocco, ovvero con una profonda ma acuta leggerezza, pur rimanendo saldamente ancorato alla consapevolezza di quanto il tema trattato sia delicato, importante. L’ odissea, che le due protagoniste si trovano ad affrontare, dopo essere scappate dalla casa di accoglienza per rigettarsi nel presunto mondo dei “sani”, acquista le sembianze di un vero e proprio inno alla libertà, alla voglia di respirare la vita e di riappropriarsi di elementi del passato. Non è un caso, infatti, che la storia si svolga tra gli ameni e inconfondibili paesaggi della toscana, pieni di verde e avvolti dalla luminosa luce del sole. La pazza gioia sembra quindi voler raccontare non solo l’emarginazione delle persone affette da disturbi psicologici, ma anche e soprattutto l’epica dei buoni sentimenti, del rapporto genitore- figlio e di un valore inestimabile come l’amicizia. Aspetto, quello di un certo sentimentalismo, però mai banale o retorico, che si trova sovente nel cinema di Virzì.

Tra gli altri aspetti interessanti anche quello, puramente cinematografico, della recitazione. La bravura mastodontica di Valeria Bruni Tedeschi, con la sua capacità di mutare continuamente registro, e la drammaticità negli sguardi e nei gesti dell’altrettanto meravigliosa Micaela Ramazzotti, ne fanno un film ancor più emozionante, folgorante. Ma ad accompagnare l’abilità, la professionalità delle due protagoniste, c’è anche un numero elevato di “attori non attori” ( Ad esempio il cantautore Bobo Rondelli), che forse stuccano o paradossalmente conferiscono, con la loro spontaneità e immediatezza, un valore aggiunto all’opera.

Potrà piacere o meno, potrà destabilizzare per i suoi continui cambiamenti di tono, potrà emozionare e far ridere, ma certo è che resta un film assolutamente da vedere, con spunti interessanti e sequenze ricordevoli. E come mi ha fatto notare un amico ” Virzì è uno di quei registi che fa una semplice commedia all’italiana, ma con un certo rispetto per il cinema”.

Luca Di Dio