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Rocco (a) nudo. Rocco Siffredi a Venezia73

Rocco (a) nudo. Rocco Siffredi a Venezia73

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Rocco Siffredi Alberto Crespi, Steve Della Casa e Rocco Siffredi (1) Alberto Crespi, Steve Della Casa e Rocco Siffredi (2) Rocco pubblico Rocco selfie“Rocco” di Thierry Demaizière e Alban Teurlai è il documentario che celebra, in una cornice quanto mai ufficiale, il definitivo e trasversale sdoganamento della nostra star del porno. Che, dopo mezzo secolo di vita e quasi altrettanti anni di attività, da un po’ di tempo (ancor prima dell’”Isola”) sta efficacemente colonizzando spazi mediatici extra-Rete / home video prima impensabili – o semplicemente interdetti – ad un attore porno. Raggiunta una piena maturità anagrafica e psicologica, Rocco “Siffredi” Tano per la prima volta nella propria vita – come ama ripetere nella molte interviste, immancabile quanto inevitabile carosello del doppio senso – si mette davvero a nudo. Non scopre cioè soltanto il corpo, ma la propria interiorità. Di questo nuovo corso, i due registi sono i perfetti complici: il documentario che hanno presentato nelle Giornate degli Autori di quest’ultima Mostra del Cinema di Venezia disegna un Rocco a tutto tondo, ne evidenzia le molte qualità personali (l’energia, l’intelligenza, una schiettezza che spesso si fa disarmata e disarmante) e socchiude alcune porte sull’oscuro e l’ignoto (l’insanabile fragilità dei rapporti affettivi, l’avanzare del tempo che scava il volto e il fisico della star). Se il backstage sulla preparazione – il casting, il coaching, le pause, le prove – di un film porno (fino a quella che dovrebbe essere l’ultima interpretazione del protagonista) aggiunge poco di nuovo (oltre alla vera e inarrivabile peculiarità del nostro Rocco: non tanto le dimensioni, quanto la viscerale e contagiosa energia vitale), sorprendente è invece la figura – autenticamente tragica – del cugino, regista tuttofare da sempre vissuto all’ombra (del fallo) di Rocco e davanti al quale adesso – con la rinuncia alla recitazione – si spalanca un improvviso vuoto professionale e identitario. Si respira freschezza, in questo documentario, la stessa che sta trasmettendo il suo protagonista in giro per la Mostra, tra passerelle e set radiotelevisivi, sempre disponibile a scambiare due parole e a concedere un selfie (il vero spettacolo sono gli occhi sgranati e luminosi delle donne – di tutte le età – che glieli chiedono e se lo abbracciano). Al di là dell’operazione di sdoganamento mediatico e oltre le facili battute, Rocco si sta rivelando un serio professionista e un uomo genuino, autoreferenziale sì ma senza mai perdere l’ironia verso se stesso e il proprio lavoro e il rispetto nei confronti del proprio pubblico, ossia verso coloro che – ciò che vale per ogni star – rappresentano la sua fortuna e il serbatoio da cui trarre conferme e nuove energie.

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