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Sole, cuore, amore di Daniele Vicari
Due amiche inseparabili separate dalla dura quotidianità, che permette loro soltanto di sfiorarsi, pochi minuti, la sera, quando il lavoro per una finisce e per l’altra comincia. Due destini in apparenza opposti, un marito quattro figli piccoli e un impiego da barista per Eli, solitudine affettiva e occasionali impegni come performer per Vale. Ad accomunarle, la periferia di una Roma contemporanea e multietnica, l’incrollabile energia profusa nella propria professione e soprattutto i quattro angeli di Eli. Che Vale accudisce e assiste nei compiti di scuola durante i tanti pomeriggi senza la mamma. Quasi la silenziosa preparazione di un passaggio di consegne che nessuno si aspetta e che soltanto Eli percepisce dentro il proprio cuore sfiancato dalle misere ore di sonno e dalle troppe trascorse lontano dalla famiglia e dall’amato marito. Privo, quest’ultimo, della tenacia estrema della compagna e dunque in balia di impieghi saltuari e infruttuosi. Attorno a questo nucleo tragico si muove lo sguardo discreto e coraggioso di Vicari. Che, come nei precedenti film, prende le mosse da un’urgenza sociale, qui la precarietà professionale dei nostri tempi di crisi e di mutamento culturale, una precarietà che si insinua lenta e implacabile nei rapporti e nella stessa identità di coloro per i quali le leve del potere sono irraggiungibili. E qui si spingono l’indagine e la ricerca di speranza del nostro regista. Capace in “Sole cuore amore” di dar vita a due splendidi ritratti femminili, che si compenetrano e completano nell’irriducibile alterità. Come a suggerirci che il lutto altro non è che l’altra faccia di una nuova vita.
Di seguito la video intervista a Daniele Vicari di Massimo Nardin
https://www.youtube.com/watch?v=A6nWm0pgl4A