” MISTER FELICITA’ ” OVVERO LA FORZA DELLA CONVINZIONE SECONDO ALESSANDRO SIANI
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Martino è un giovane napoletano indolente e disilluso che vive in Svizzera con la sorella che, ammalatasi, abbisogna di costose cure; a non resta che lavorare al posto di Caterina come uomo delle pulizie presso il Dottor Guglielmo Gioia e,durante un’assenza del Dottor Gioia, egli ne approfitta per fingersi il suo assistente.
Tra i suoi pazienti una famosissima campionessa di pattinaggio che, dopo una caduta sul ghiaccio, si è disamorata per lo sport ed ha perso fiducia in se stessa al punto che non vuole più partecipare ai campionati europei di pattinaggio.
E qui si sviluppa tutta la personalità di un bravo Alessandro Siani che riesce a destreggiarsi, da buon napoletano quale è e quale si presenta nel personaggio di Martino, riuscendo a risolvere in tutta comicità una lunga serie di situazioni paradossalmente contrastanti e collegate tra di loro, in buona armonia con la sua stessa regia che, a dir la verità, è tutta da apprezzare.
Quattro i personaggi che collaborano con Alessandro in questo film tutto fotografia e scenari naturali belli da morire: Diego Abatantuono, nella parte del dott. Gioia, Carla Signoris nella parte di Augusta madre della campionessa di pattinaggio, Elena Cucci nella parte di Arianna e Cristiana Dell’Anna che interpreta Caterina: un cast ben assortito in grado di descrivere con molta ironia e con passione un ambiente nel quale vengono sapientemente mescolate situazioni di livello mafioso, situazioni sentimentali, patetici atteggiamenti di un padre snaturato e poco vicino alla figlia, intrecci patetico – istruttivi a sfondo moralistico per dimostrare che, in fondo, la vera felicità ,quella che ognuno di noi desidererebbe, non esiste.
Molto belli ed appropriati i costumi di Eleonora Rella ma soprattutto fantastiche la fotografia e la scenografia di Chiara Balducci e di Paolo Carnera che, da sole, valgono tutto il film il quale, da parte sua, sembra mancare di un vero e proprio soggetto quale è quello che Siani e Bonifacci hanno scritto a quattro mani senza però riuscire ad elevarlo alla dignità di un vero e proprio, reale, copione; un copione che vorrebbe mostrare la realtà come una favola ma che, malgrado il romanticismo del quale è intessuto, resta pur sempre una improbabile realtà.