Peligro, un nome e un sogno. Domani, 9 marzo, al Legend 54 di Milano. Intervista
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Peligro, un nome e un sogno, quello di condividere pensieri e musica su palchi sempre più importanti, ma anche qualcosa di insolito e divertente… Andrea Mietta, in arte Peligro, a soli ventiquattro anni ha già pubblicato tre Ep, in collaborazione con Herman Brando. “Assoluto”, l’ultimo lavoro pubblicato nel 2016, è l’Ep che porterà al Legend 54 di Milano. Cinque tracce tutte diverse tra loro, che rappresentano il mondo di Peligro, quello che pensa e che sente, pensieri condivisi “per sentirsi meno soli”. Aspettando di vederlo esibirsi al Legend 54 di Milano nell’ambito dell’ ”Emergenza Festival”, domani 9 marzo, abbiamo chiesto a Peligro, di raccontarci l’origine del nome d’arte e quello che rappresenta per lui la musica e in particolare la musica rap. Il rap come codice di comunicazione, ma la passione per la musica è qualcosa che viene da lontano…
Mi piacerebbe far conoscere qualcosa di più personale, a partire dal nome d’Arte scelto…, dove sei cresciuto e da quello che ha influenzato la tua musica.
Quella sul nome d’arte è una storiella simpatica 😀
Oltre ad “Assoluto”, anche i miei primi due dischi sono stati prodotti da Hernan Brando, originario di Buenos Aires, quindi di madrelingua spagnola. Una mattina mi ha telefonato euforico e mi ha detto: “L’ho sognato, l’ho sognato! Tu ti chiamerai Peligro!”. Ci siamo fatti una risata, però poi a mente fredda ci siamo confrontati e ci siamo detti: “Suona bene… perché no?”
A parte il rapporto con Hernan, che per me è stato (e continua ad essere) di ispirazione costante, ho la fortuna di avere una famiglia in cui la musica, suonata o ascoltata, c’è sempre stata e in cui se ne riconosce il valore. Mi reputo molto fortunato, perché trovo che sia l’ambiente ideale per coltivare qualcosa di così particolare come la musica.
Dove nasce l’esigenza di fare musica e in particolare il rap?
Ho iniziato ad approcciarmi alla musica abbastanza presto, probabilmente per la sua costante presenza in casa e in famiglia. Col rap però è andata diversamente… credo che sia il genere a scegliere l’artista e non il contrario. La prima volta che sentii un pezzo rap ero alle scuole medie, ma i miei ascolti andavano in tutt’altra direzione. Poi non so, il pezzo giusto sentito al momento giusto, quel codice comunicativo è entrato nei miei tessuti quasi inconsapevolmente… ed ora eccomi qui.
Assoluto è l’Ep che porti dal vivo a Milano, “L’Arte per l’Arte”, c’è una frase che si riferisce alla dialisi per pulire il sangue amaro…”, cioè?
Sto benissimo mamma, non preoccuparti… 😀
Scherzi a parte, si tratta ovviamente di una metafora. In “Arte Per L’Arte” riprendo il principio fondamentale dell’estetismo (art for art’s sake) per descrivere lo stato d’animo di profonda gratificazione che vivo quando scrivo canzoni. La metafora della dialisi mi è sembrata un modo originale per dire che la musica “pulisce” da tutte quelle (troppe) cose che, nella vita di ogni giorno, fanno venire il sangue amaro.
Frammenti, sembra un brano un po’ più sentimentale ce lo racconti?
“Frammenti” è incentrata sul tema del ricordo, in particolare dei ricordi legati alle persone a cui si dice addio. Credo che sia un sentimento che tutti, prima o poi, proviamo… che sia l’addio a una persona amata, alla propria famiglia o ad un gruppo di amici, il senso di vuoto che si prova è sempre lo stesso… e il cuore va in frantumi. E in bocca, alla fine, resta il gusto dolce-amaro del ricordo e di promesse di rincontrarsi che, puntualmente, non vengono mantenute.
Quali sono le tue ambizioni? Sei giovane ed hai già calcato palchi importanti, dove e a chi vuoi che arrivi la tua musica?
Su palchi sempre più importanti, davanti a sempre più persone, possibilmente con canzoni sempre più belle 😀
Mi piace l’idea che in molti possano identificarsi in quello che racconto… la maggior parte dei miei brani è una sorta di “confessione in musica”… è come se il pensiero di tante persone che la pensano come me mi facesse sentire meno solo.
Di seguito il video del brano “Frammenti”