ARTE ANTEPRIME FILM CINE&TURISMO CINEMA INTERVISTE LIBERAMENTE LIBRI LO SAPEVATE CHE... MODA E TENDENZE MUSICA NEWS RECENSIONI FILM RECENSIONI SR E JR RUBRICHE TEATRO TV
Caricamento in corso

Planetarium: E lucevan le Stelle… Recensione

Planetarium: E lucevan le Stelle… Recensione

Condividi questo articolo:

Planetarium Cabaret

Planetarium: E lucevan le Stelle… Recensione di Maria Chiara D’Apote.
Non si tratta di giochi di prestigio- come in The Illusionist interpretato dal mirabile Edward Norton – né di un numero di forza e abilità – come in Houdini- l’ultimo mago regia di William Amstrong non viene dato in pasto al pubblico un trucco ingegnoso frutto di studio meticoloso, un numero che debutta in scena e che è stato provato tante volte un esercizio acrobatico, fino al virtuosismo. Non è roba da maschi quella di fare le medium, emozioni sono violente, per le due sorelle giunte a Parigi dall’America – un controsenso pensando alle masse di uomini e donne che in senso inverso attraversavano l’oceano verso nuovo continente- in cerca di fortuna, un gioco niente affatto innocente: c’è il rischio di perdere la propria vita addentrandosi nell’iniquo, quanto pericoloso, mondo dell’occulto.
Francia fine anni Trenta: lo spettacolo comincia e il pubblico vuole vedere un fenomeno paranormale con i propri occhi. ”Siete pronti a conoscere la verità ?” esordisce Laura, la maggiore delle due sorelle, muovendosi nervosamente sul palco abbagliata da un faro, come Edith Piaf nel film La vie en rose. La prescelta tra il pubblico piange perché “crede” di sentire la presenza del figlio defunto. ”Noi non vi riveleremo ciò che non sappiate già… vi riveleremo ciò che avete perduto…”dice la piccola Kate. La serata è un gran successo ! Tant’è che Laura e Kate vengono “ingaggiate” dal famoso produttore cinematografico Andrè Korben che vuole fare un film su ciò che avviene durante le sedute spiritiche .“ Sarebbe un valore aggiunto, avere immagini non truccate di un fenomeno paranormale” dice Korben. Eppure l’effetto cinematografico era in voga già da tempo: un bell’esempio di trucco lo troviamo già nella filmografia di Méliès in un filmato del 1896, Escamotage d’une dame chez Robert Houdin, ma quello più vicino all’immagine irreale di una donna- che sembra un fantasma- si vede nel film L’Atalante di Jean Vigo, geniale precursore della Nouvelle Vague francese. Niente da fare! Ormai Korben è invasato e non crede più alle doti del cinema. Cominciano le riprese dal vivo di Kate e Laura, ma dopo mesi, ancora nulla. Così nell’ambiente cinematografico i colleghi di Korben- più che validare un fenomeno paranormale- pensano a girare un film di finzione che racconti una storia d’amore attraverso lo spiritismo: “Apparizione Fatale”- titolo perfino comico, recitazione melodrammatica con tanto di bacio- narra di un giovanotto che s’innamora della medium che lo “mette in contatto” con la moglie scomparsa. Bellissimo il movimento di macchina che fa vedere allo spettatore l’occhio della macchina da presa dell’epoca che inquadra Laura sorridente al suo primo provino cinematografico. Cominciano le riprese sul set: mentre la sorella Kate prosegue le sue sedute spiritiche a Parigi, Laura sfreccia con la cabrio in Costa Azzurra per girare da protagonista il film al fianco del belloccio di turno che tanto fa pensare al divo del cinema hollywoodiano Rodolfo Valentino. Vita da set, uso degli effetti più noti usati dal cinema dei primi decenni del secolo scorso: dissolvenza d’apertura dal nero all’immagine e viceversa, dissolvenza incrociata senza scatti, un gradevolissimo “exemplum” di storia del cinema. Maestosa la ricostruzione storica nella scenografia e i costumi. Molto plastica la sequenza del salotto con artisti e personaggi del bel mondo che disquisiscono su ciò che avviene in Italia con il regime fascista.
Ispirato alla vita delle sorelle Fox, inventrici dello spiritismo, Planetarium vorrebbe contenere più di un film per raccontare tante storie : passando da un tema all’alto troppo freneticamente risulta opera bella ma incompiuta. Brillano le stelle del premio Oscar Natalie Portman e di Lily-Rose Depp. Superba la prova d’attore di Emmanuel Salinger.
Interviste
Rebecca Zlotowski, dopo Belle Épine, porta nuovamente in scena due figure di donne fuori dagli schemi, avvolte dal mistero, con una vita libera e indipendente. E per farlo sceglie due attrici carismatiche: “C’è una grande espressività nella recitazione di Natalie – racconta la regista. La sua personalità è già una dichiarazione di forza, di decisione sul proprio destino, che è servita al personaggio di Laura. Per quanto riguarda il personaggio di Kate – aggiunge – cercavamo una giovane attrice capace di farci credere di “comunicare” con i fantasmi. Mi piaceva tutto della sua immagine, un corpo di una finezza inaudita con un viso particolare, gracile e curioso, insensibile alle smancerie; sono molto contenta che la costruzione di questa sorellanza fittizia abbia funzionato così bene”.
“Il film si è rivelato estremamente potente per me – ci racconta Natalie Portman – L’idea sublime, irragionevole che si possa continuare a comunicare con il passato, che si possa parlare ai nostri defunti… questo mi tocca profondamente… Ciò che amo di più in Planetarium è questa dimensione spirituale”.
“Il personaggio di Kate mi ha toccata – afferma Lily-Rose Depp – molti dei tratti della sua personalità risuonavano in me. Ho un lato gioioso, solare, ma ho anche, come lei, un lato più chiuso e timido, nel mio mondo. Interpretare una medium m’ispirava, è una cosa intensa. Nemmeno io sono completamente razionale, amo l’idea che alcuni spiriti restino con noi dopo la loro morte”.
Titoli di Coda
Regia: Rebecca Zlotowski
Con: Natalie Portman, Emmanuel Salinger, Lily-Rose Depp, Louis Garrel, Amira Casar, Pierre Salvadori, David Bennent, Jerzy Rogulski
Sceneggiatura: Rebecca Zlotowski, Robin Campillo
Fotografia: Georges Lechaptois
Montaggio: Julien Lacheray
Musiche: Robin Coudert
Produzione: Les Films Velvet
Distribuzione: Officine UBU