Dal Lago di Penne, Oasi del WWF, in Mostra al Macro gli Arazzi Pennesi dal 23/06 al 3/09
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Il MACRO, Museo di Arte Contemporanea di Roma ospiterà una mostra con gli Arazzi Pennesi, tessuti nel laboratorio della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, oasi del WWF Italia.
Dal 23 giugno al 3 settembre 2017, il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita la mostra Arazzeria Pennese – la contemporaneità del basso liccio, a cura di Barbara Martusciello, in cui saranno esposti gli arazzi di Marco Tirelli, Alberto Di Fabio, Costas Varotsos, Matteo Nasini e Andrea Mastrovito. La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo e vedrà esposti gli arazzi tessuti all’interno del laboratorio della Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, oasi del WWF Italia. Nel 2014, la Riserva diretta da Fernando Di Fabrizio, insieme a Brioni, alla Fondazione Penne Musei e Archivi, al Gal Terre Pescaresi e alle cooperative Cogecstre e Alisei, ha riaperto una delle rarissime manifatture di arazzeria attive in Italia e l’unica a utilizzare la tecnica del basso liccio.
Fondata nel 1965 e attiva fino al 1998, l’Arazzeria Pennese rappresenta un’eccellenza dell’artigianato artistico di Penne, antico borgo medioevale della provincia di Pescara: a differenza delle arazzerie che operano in Italia ed Europa – come quelle francesi o portoghesi che lavorano ad alto liccio – il laboratorio segue delle proprie caratteristiche tecniche, con telai artigianali a quattro licci. La tessitura di un arazzo a basso liccio prevede una collaborazione stretta con l’artista sia nella prima fase di realizzazione del cartone che nella scelta cromatica delle lane – le cosiddette mazzette – preparate miscelando una serie di fili di lana colorati che per titolo e rispondenza cromatica diventano le trame del tessuto.
La nascita dell’Arazzeria Pennese nella seconda metà del ’900 è strettamente legata all’incontro e alla collaborazione con Enrico Accatino che nel laboratorio ha prodotto circa sessanta arazzi. I risultati brillanti ottenuti fin dall’inizio, fecero in breve tempo dell’Arazzeria Pennese un centro di grande risonanza internazionale e sono molti gli artisti che hanno fornito i loro bozzetti all’Arazzeria e collaborato con le loro idee e suggerimenti alla tessitura: Marcello Avenali, Afro Basaldella, Diana Baylon, Remo Brindisi, Primo Conti, Antonio Paradiso, le figlie di Giacomo Balla e Giuseppe Capogrossi, il cui arazzo, lungo più di 8 metri, è esposto attualmente nella Galleria della Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” di Roma.
Il nuovo percorso dell’Arazzeria è iniziato nel 2014 con le più giovani tessitrici dell’Arazzeria storica, Erminia Di Teodoro e Lolita Vellante, entrambe di Penne e con esperienza trentennale nella tessitura degli arazzi. Il laboratorio, diretto da Laura Cutilli, ha istituito rapporti con Tirelli, Di Fabio, Varotsos, Nasini e Mastrovito, i quali hanno realizzato i bozzetti che sono stati poi tradotti – grazie alla maestria di Mario Costantini che ha studiato dei sistemi innovativi per tale passaggio creativo – in cartoni per gli arazzi. La tessitura avviene con il contributo dell’artista stesso, si crea cioè un rapporto simbiotico tra l’opera proposta, la realizzazione del cartone, la scelta delle mazzette e la manualità delle tessitrici. Le campiture cromatiche del cartone vengono studiate nel rispetto dell’opera ma vivono di un’autonomia propria che è alla base della traduzione tessile e costituisce la parte più nobile dell’arazzo.
In mostra, si potranno ammirare alcuni grandi arazzi di Giacomo Balla e Afro, parte dell’arazzeria storica, e la nuova produzione contemporanea costituita da due arazzi ciascuno di Alberto Di Fabio, Matteo Nasini, Marco Tirelli, Costas Varotsos e materiale preparatorio del recentissimo arazzo di Andrea Mastrovito, opera che sarà presentata ufficialmente a chiusura della mostra con un convegno sull’Arazzeria e il Contemporaneo.