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“Operation Chromite”: la guerra di Corea al cinema. Recensione

“Operation Chromite”: la guerra di Corea al cinema. Recensione

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Operation Chromite dal 20 luglio al cinema

“OPERATION CHROMITE”, LA GUERRA DI COREA AL CINEMA. Recensione

Anno 1950, era il periodo in cui nasceva l’ONU, il periodo della guerra fredda e della spartizione del potere tra le potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale. In questo scenario, la Corea Del Nord, forte dell’appoggio di Cina e Unione Sovietica, invade la Corea Del Sud con l’obiettivo di imporre la dittatura comunista. Dopo la conquista di Seoul, anche il resto del paese cade sotto il dominio dei nordisti. L’unica soluzione per cambiare le sorti della guerra è una pericolosissima azione militare guidata dal generale statunitense MacArthur, con pochissime probabilità di successo.
Se in 3 lunghi anni di guerra, la storia considera l’Operation Chromite soltanto un inizio, nel film, lo sbarco al porto di Incheon è invece l’ultima goccia di un vaso che sta traboccando. La maggior parte delle scene è un susseguirsi di azioni belliche ambientate nelle strade, nelle sedi militari e perfino in alcuni edifici pubblici come un ospedale. Operation Chromite è un omaggio a tutti coloro che hanno sacrificato la vita per difendere un paese. Un’ottima prova da parte del regista John H. Lee, che in questo suo ultimo lavoro dà il meglio di se stesso, dirigendo alla Steven Spielberg. Nelle sequenze in cui 7 soldati si fingono nordcoreani per raccogliere informazioni preziose, il riferimento va a Il ponte delle spie, anche se l’elemento Spielberghiano ancor più evidente è senz’altro lo sbarco a Incheon. Il mare che con la sue onde alte ostacola l’approdo, le strade circostanti e il porto che si tingono di rosso per il sangue, il rumore dei mitra, il lento avanzamento metro per metro, rimandano ai 24 minuti iniziali de Salvate il soldato Ryan.
Per quanto riguarda il cast, è senz’altro da lodare la grande prova di Liam Neeson, che mostra tutta la sua determinazione nell’interpretare il ruolo del generale MacArthur, personaggio determinato e deciso a raggiungere i suoi obiettivi a ogni costo. L’attore nordirlandese rivela di essere stato scelto, anche per una sua evidente somiglianza con lo stesso MacArthur e di avere con il tempo imparato a conoscerlo, recitando a memoria i suoi discorsi e imitandolo in ogni singolo gesto, come il vizio di mettersi sempre le mani in tasca.
Operation Chromite è un’opera dichiaratamente di parte. Il film abbraccia gli ideali di libertà e punta il dito contro i comunisti, i primi a uscirne con le ossa rotte. Secondo il giudizio del generale MacArthur, cattolico convinto, Dio non poteva che schierarsi contro quell’ideale di cui un soldato sottolinea l’ipocrisia di fondo: che senso ha sottomettere gli altri se alla base gli uomini sono tutti uguali?
Al di là di qualsiasi giudizio, gli autori possono ritenersi soddisfatti per aver portato sul grande schermo un’azione di cui, specialmente in occidente, non tutti hanno sentito parlare. Un più che valido motivo per cui Operation Chromite è degno di essere visto.

Eugenio Bonardi

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