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“ Tiro libero “, dall’arroganza si può guarire

“ Tiro libero “, dall’arroganza si può guarire

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Film dal corso scorrevole, patetico ma anche in grado di insegnare che la spocchia della quale sono titolari molti giovani di oggi può essere corretta, addirittura eliminata.

E’ quanto dimostra questa storia di un venticinquenne rampollo di una ricca famiglia delle Marche che snobba tutto e tutti, addirittura anche il Padreterno: quest’ultimo lo mette alla prova a suo modo facendogli aprire gli occhi sul senso vero delle cose.

Dario è uno spocchioso, arrogante giocatore di basket, quanto basta per essere l’idolo del suo paese che, però, tratta a pesci in faccia chiunque gli si confronti, finanche – e particolarmente – la sua famiglia, i suoi amici, le donne; fino a quando gli viene diagnosticata una distrofia muscolare e dopo aver provocato un incidente stradale a causa del quale viene condannato penalmente a prestare servizio in un centro di recupero per disabili nel quale dovrà sopportare anche alcune umiliazioni, per lui insopportabili.

Proprio le umiliazioni infittegli durante il servizio lo inducono a riflettere: diviene, suo malgrado, allenatore della squadra di basket del centro disabili ed infine, grazie anche all’incontro con una ragazza volontaria nello stesso centro che riesce a “ metterlo in riga “, diventa un perfetto allenatore, un benefattore, un “ bravo ragazzo “, insomma.

La pellicola viaggia su un binario abbastanza tranquillo, a volte fin troppo prevedibile, ma comunque induce a riflettere sull’effetto che può provocare l’amore con l’A maiuscola, quello che viene dal cuore e che tocca i sentimenti: il nostro Dario cambia aprendosi all’amore ed alla partecipazione verso gli altri avendo compreso che l’unico modo di affrontare la sofferenza è quello di discutere con se stesso e di riflettere sui veri valori dell’esistenza.

Un film, una storia, un’avventura che vuole essere un atto di sincerità e di fiducia narrata con un’ottima fotografia opera di Sandro De Pascalis, con una azzeccata scelta di personaggi caratterizzati e di interpreti, alcuni noti ( Paolo Conticini nella parte dell’avvocato, Antonio Catania che interpreta il padre del ragazzaccio, Nancy Brilli, la madre, Biagio Izzo, il direttore del centro disabili ) ed altri meno noti ( Simone Riccioni, il protagonista Dario, Maria Chiara Centorami che interpreta Isabella la volontaria del centro disabili ).

Buona la regia di Alessandro Valori che insieme alla scenografa Valentina Capecci hanno saputo scegliere location affascinanti che affacciano sul bell’entroterra marchigiano e sul suo mare.

Il film, che ha una durata di 98 minuti, sarà nelle sale a partire dal prossimo 21 settembre