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BLADE RUNNER 2049 – L’umanità dei replicanti

BLADE RUNNER 2049 – L’umanità dei replicanti

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Blade Runner 2049

BLADE RUNNER 2049 – L’umanità dei replicanti. Blade Runner è uno di quei cult dal sapore inconfondibile. Ha, senza alcun dubbio, concorso a rivoluzionare la storia del cinema e nella fattispecie il genere fantascientifico. Ridley Scott rimane perciò uno di quei registi intoccabili, che nonostante alcuni suoi lavori discutibili, ha plasmato una nuova idea di settima arte. A distanza di trentacinque anni, una nuova rivisitazione del mondo dei replicanti è però approdata nelle sale, generando infinita curiosità, ma anche – va ammesso – una certa dose di timore, legittimo quando si va a toccare una colonna portante come il capolavoro in questione. Stiamo parlando di Blade Runner 2049. Alla regia c’è il talentuosissimo Denis Villeneuve, reduce tra l’altro dall’ottimo film sugli alieni Arrival. E  se l’è cavata davvero alla grande. Ogni frame, ogni inquadratura è un perfetto immaginario del mondo distopico che si racconta. Il susseguirsi degli eventi, assieme alla fotografia e alla scenografia, ricolma di lande desolate e palazzoni dalla verticalità prorompente, riportano alle atmosfere dell’opera originale. Blade Runner 2049 è proprio l’esempio lampante di come, pur partendo da una radice solida, apparentemente inavvicinabile per estetica e regia, si possa giungere ad un risultato straordinario. Villeneuve, infatti, con una tecnologia sicuramente più avanzata di quella che aveva in mano Scott, riesce a dirigere un film visivamente impressionante, spettacolare, senza che gli effetti speciali invadano la scena, ma lavorando piuttosto sui campi lunghi dei paesaggi tetri e desertici o nei primi piani, così emotivamente coinvolgenti. Lato visivo a parte, oserei dire indiscutibile per la potenza cinematografica che trasuda, il regista canadese riesce perfettamente anche nella gestione della trama e dei personaggi, tutti nuovi o quasi, che sono perfettamente in parte, quasi verosimilmente inseriti nella società distopica descritta, trent’anni più vecchia di quella del regista americano. Ciò che però più colpisce di questo bellissimo sequel è la forza del sentimento. In un mondo dove si lotta per la sopravvivenza, dove i nuovi replicanti hanno solamente sostituito i vecchi modelli, vive all’interno del racconto, delle immagini e dei replicanti stessi un’umanità più “umana” di quella degli umani. Può sembrare un gioco di parole, un’astrazione senza senso, ma è proprio così. In Blade Runner 2049 riprende corpo, oltre che il grande cinema di fantascienza, anche e soprattutto l’idea di sviscerare, analizzare il fattore umano, per sua natura crudele e al contempo romantico.

Luca Di Dio