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Carlo Verdone colpito da ” Una Benedetta Follia “

Carlo Verdone colpito da ” Una Benedetta Follia “

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Ecco nuovamente Carlo Verdone a confrontarsi con quell’universo femminile che da tanto tempo aveva trascurato, un universo che il Grande ha sempre tenuto in debito conto esaltandone quelle caratteristiche che lo hanno reso, come regista e come interprete, un Vincente.

Lo fa con questo bellissimo film che sotto certi aspetti rappresenta l’introspezione psicologica del suo particolarissimo io, un io che spesso lo ha reso, purtroppo, poco simpatico ad alcune categorie di denigratori i quali non hanno veramente di che vantarsi, al punto che stamattina, al termine della proiezione stampa nessuno di coloro che certamente hanno apprezzato la sua grande fatica di regista e di attore ha avuto il coraggio di applaudire, come spesso avviene per filmetti di ben minore portata; eppure c’era una grande la fila per accedere alla proiezione stampa, anche da parte di più di qualcuno che ha fatto peste e corna per accedere in sala…………..

Verdone è Guglielmo, un uomo virtuoso sotto tutti gli aspetti, dedito al suo lavoro di fornitore di articolo religiosi, che gestisce amabilmente e con competenza un grande negozio al centro di Roma, sicuro che la sua sia una vita realizzata anche nel corso dei venticinque anni di matrimonio; ed è proprio mentre festeggia questo anniversario che il mondo gli crolla addosso perché la moglie durante la cena da lui organizzata per il festeggiamento, gli comunica di essersi innamorata, di una donna, della dipendete del negozio di articoli religiosi che Guglielmo conduce dopo la morte di suo padre.

Una notevole serie di personaggi elegantemente descritti fa da corona allo svolgimento di un film che senza tema di essere smentiti riteniamo possa annoverarsi tra i migliori della produzione di Verdone, un film di grande raffinatezza, di squisita sensibilità che mette, se mai ve ne fosse ancora bisogno, in grande evidenza la sua arte cinematografica; una serie di avventure, di spigolature, di contrattempi abilmente evidenziati colorendo i personaggi di una affascinante tinta di mestiere, di saper narrare, di saper satireggiare: questo è “ Benedetta Follia “, un film che già nel titolo è allusivo, è raffinato e del quale il significato del titolo non può comprendersi se non assistendo alla proiezione: “ intender non lo può chi non lo prova….”.

La scelta dei personaggi è azzeccata, la fotografia è splendida come splendida è la scelta delle innumerevoli locations che fanno da corona alla pellicola, ma particolarmente indovinata è la scelta delle donne che ne costituiscono la spina dorsale: tutte donne in grado di rappresentare quelle della nostra epoca, dalla raffinata Lidia, la moglie ( una splendida e brava Lucrezia Lante della Rovere ) alla semplice, efficace ed amabilissima Ornella ( Maria Pia Calzone ), dalla travolgente Raffaella ( Paola Minaccioni ) alla incredibilmente quasi vera Luna ( Ilenia Pastorelli, proveniente da Jeeg Robot, una ragazza fantastica, la pura rappresentazione dell’anima popolare, piena di splendente spontaneità ).

Tecnologia e timidezza illuminano il personaggio di Guglielmo ( Carlo Verdone ) la cui timidezza apparente e la cui signorilità a volte efficacemente contrastano con l’ambiente vaticano che frequenta per ragioni di lavoro ed al quale è in grado di adeguarsi proprio come chi si comporta da baciapile nei confronti dal clero che gli da lavoro: le delicate scenette del monsignore che prova la tonaca e le battute di commento leggermente invereconde di Guglielmo ne rendono un personaggio nuovo, che nessuno aveva mai affrontato in maniera al limite dello sfrontato, ma senza mai offendere, senza mai travalicare il doveroso rispetto verso una classe che gli fornisce la possibilità di vivere una vita agiata.

Tecnologia perché attraverso l’uso, smodato si ma effettivamente così come accade, del telefonino, la ragazza che aspira a diventare commessa del suo negozio, lo stravolge, lo modifica, riesce a dargli una vita che lo fa rialzare dal baratro convenzionale nel quale era caduto a causa dell’abbandono da parte della moglie inserendo in tal modo il Guglielmo della situazione in un mondo avventuroso, quello delle app, il mondo delle persone che amano il rischio.

Insomma, una storia appoggiata dalla tecnologia che se si fosse svolta una decina di anni fa avrebbe certamente portato Guglielmo a rivolgersi alla classica agenzia matrimoniale, un incontro con il mondo delle app che lo stupisce, lo inorridisce prima e lo avvince poi, fino a fargli trovare l’ottima conclusione.

Poesia, è quanto emerge dallo svolgimento della storia narrata, tanto sentimento, tanta positività nei confronti della vita che in ogni momento può ricominciare.

I personaggi emergono dal film come se fossero veri, ognuno di loro è ben scelto e diretto, sembra addirittura che non abbiano mai avuto necessità della preziosa opera del regista Verdone per dare loro vita, tanto si sono tutti calati nelle rispettive parti con impegno e passione.

Un unico appunto, ma a latere della positività che emerge dalla pellicola: qualche scena, ad esempio quella tutta tecnologicamente costruita al computer che descrive l’oblio di Guglielmo che ha assunto a sua insaputa della droga, è un tantino troppo lunga, ma è anche vero che appare tecnicamente perfetta.

Aurelio e Luigi De Laurentiis sono produttori del film della durata di 1h 49’ e che sarà distribuito a partire dal prossimo undici gennaio, ma il vero mattatore appare senza dubbio il romanissimo Carlo Verdone che oltre ad essere il regista di questa imperdibile pellicola ne è anche lo sceneggiatore insieme a Nicola Guaglianone