“Leonardo, il genio imperfetto”. Il nuovo spettacolo di Vittorio Sgarbi approda al Teatro Olimpico di Roma
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“Leonardo, il genio imperfetto”. Il nuovo spettacolo di Vittorio Sgarbi approda al Teatro Olimpico di Roma.
Dopo lo straordinario successo degli spettacoli “Caravaggio” e “Michelangelo”, Vittorio Sgarbi torna nei teatri con un nuovo progetto, su Leonardo da Vinci, personaggio emblematico e geniale del Rinascimento, le cui imprese e scoperte hanno condizionato l’evoluzione scientifica e tecnologica dei secoli a seguire fino ai nostri giorni.
Lo spettacolo celebra, in anticipo, il quinto centenario della morte del grande artista che fu ingegnere, pittore e scienziato; un talento universale che ci ha lasciato un corpus infinito di opere da studiare, ammirare e su cui tornare a riflettere ed emozionarsi.
In previsione di questa importante ricorrenza, che verrà celebrata ufficialmente nel 2019, si inserisce il progetto della Corvino Produzioni, con l’intento di disvelare la figura di Leonardo attraverso una narrazione storica, non priva di aneddoti e curiosità, sapientemente raccontati da Vittorio Sgarbi con il suo ormai proverbiale piglio irriverente.
Valentino Corvino, compositore e musicista, come per i precedenti spettacoli su Caravaggio e Michelangelo, ispirandosi alle intenzioni estetiche del maestro del Rinascimento, ha ideato e composto le musiche, che verranno eseguite dal vivo con Violino, viola, oud, elettronica e che verranno supportate dalle immagini ad alta definizione ideate dal visual artist e scenografo Tommaso Arosio.
Il tutto sarà amalgamato dall’allestimento scenico curato dalla società DoppioSenso.
Questa continua commistione tra immagine e sonoro permetterà allo spettatore di godere di uno spettacolo multi sensoriale.
Vittorio Sgarbi: come è nata l’idea di mettere in scena uno spettacolo su Leonardo da Vinci?
Inizialmente con il produttore Marcello Corvino avevamo ipotizzato di discostarci dai soliti temi politici trattati nelle precedenti produzioni con Marco Travaglio dove l’attenzione era incentrata su problematiche sociali e del quotidiano, su figure del nostro tempo come Berlusconi, Craxi, e via dicendo.
Così un po’ per gioco abbiamo deciso di alzare il tiro verso temi universali, spostando l’interesse verso grandi figure della storia dell’arte come quelle del Rinascimento.
Avevamo previsto solo tre/quattro rappresentazioni teatrali su Caravaggio, ma, inaspettatamente, siamo arrivati a fare 250 repliche non solo in Italia ma anche all’estero (Ginevra, Lugano, etc… ); a tutt’oggi questo spettacolo viene ancora richiesto. Finito Caravaggio abbiamo, allora, ipotizzato di improntare uno spettacolo ampio, infinito, sul Rinascimento, con circa 200 tappe in tutta Italia, cercando di rendere diversa ogni tappa, parlando degli artisti e delle opere attinenti alla città in cui eravamo.
In quel periodo della mia vita, mi viene in mente che in Italia mancava un partito della cultura e cosi fondo un partito chiamato Rinascimento.
Naturalmente appena do notizia di questa cosa, i teatri cominciano ad accusarmi di conflitto di interesse, per cui la promozione dello spettacolo viene bloccata per evitare che si parlasse di un’azione politica.
Quindi dovendo fare qualcosa che fosse legata con il Rinascimento, ho ideato un percorso in tre anni con tre grandi artisti: Michelangelo, Leonardo (che verrà celebrato nel 2019 ) e Raffaello (con anniversario nel 2020).
Forse un giorno farò anche uno spettacolo su Dante.
Perché definisce Leonardo un “genio imperfetto”?
Ho scelto il segmento di Leonardo pittore perché quello è l’unico aspetto in cui mostra la sua completezza; come architetto non ha fatto niente; come scultore e come scienziato lo considero fallito.
Nella bottega del Verrocchio comincia a dipingere un bellissimo angelo e li comincia la carriera del pittore.
In alcuni quadri riscontriamo una grande intuizione ma in altri come l’ Ultima Cena, dove lui non vuole fare la pittura a fresco ma quella a secco, riscontriamo delle imperfezioni, era dipinto male.
Quindi io racconterò di Leonardo come genio dell’imperfezione;
Vasari diceva che lui non portava mai a compimento nulla e la sua volontà era di dare il segno che un’impresa si poteva compiere ma era inutile portarla a compimento, quindi la cosa veramente forte di Leonardo è che lui era in competizione con Dio, cioè lui vuole aumentare il creato, sembra quasi più Dio lui, che Dio! Non c’è un altro pittore la cui ambizione e la cui visione è cosi ampia e cosi creaturale da fargli pensare di fare qualunque cosa in qualunque segmento del sapere.
Dovendo scegliere tra Caravaggio, Michelangelo e Leonardo con chi di loro sente di avere più “affinità elettiva”? con chi si identifica di più?
Caravaggio sicuramente ha una personalità più vicina a noi, è un personaggio più umano rispetto agli altri due, con tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni, ricordiamo che fu anche un assassino.
Leonardo invece non ha nulla di umano, è una di quelle personalità tipo Albert Einstein, la cui vastità ti mette in difficoltà, a disagio, senti che il suo pensiero é molteplice e ampio e pertanto risulta lontano dalla gente comune.
Per quale motivo il pubblico odierno sta riscoprendo e si sta appassionando a figure di artisti del passato?
La grandezza dei personaggi determina di per sé curiosità, poi se li racconta Sgarbi diventa una formula facile! A parte gli scherzi, gli indici ci dicono che la gente va più nei musei, alle mostre, stiamo attraversando un periodo in cui vi é una maggiore curiosità verso la cultura.
In questo spettacolo abbiamo visto che la musica e le immagini danno grande rilievo al racconto fatto da Vittorio Sgarbi che da anni, ormai, ha stretto un sodalizio umano e artistico con il musicista e compositore Valentino Corvino, e cosi abbiamo rivolto anche a lui qualche domanda:
Valentino Corvino com’ è nata l’idea di raccontare una figura cosi imponente come Leonardo da Vinci?
Questo è il nostro terzo spettacolo insieme: con Vittorio abbiamo raccontato Caravaggio e Michelangelo in oltre 200 repliche in giro per l’Italia.
Per continuare questo progetto di narrazione dell’arte a teatro abbiamo scelto due artisti di cui ricorreranno i 500 anni dalla morte: Leonardo nel 2019 e Raffaello nel 2020, ovviamente cominciando in anticipo sugli altri.
Per questo da Roma inizia la vera tournée di “Leonardo” che poi girerà fino a tutto il 2019.
Ma al di là dell’opportunità stiamo realizzando man mano un progetto di divulgazione che sta affascinando migliaia di persone.
Da un punto di vista meramente compositivo, c’è un modello stilistico o un autore contemporaneo al quale ti sei ispirato per comporre le musiche di questo spettacolo?
Diciamo che avendo frequentato assiduamente diversi generi musicali dalla musica antica al rock ci sono diversi stili musicali che si accumulano nel mio pensiero musicale.
Ci sono dei compositori che preferisco, ma quando scrivo non mi ispiro ad uno in particolare.
Nel caso della composizione per il teatro il punto di riferimento è l’argomento di cui si parla, l’atmosfera che si vuole creare, su quale epoca e quali linguaggi si lavora.
Stabilito questo poi vado libero nella rielaborazione ed attualizzazione di materiali.
Cosa significa per Lei lavorare con un Visual Artist? Vengono create prima le immagini e poi la musica o viceversa?
Ormai da tempo non scrivo quasi più musica fine a sé stessa, perché amo lavorare sulla musica in relazione ad altri linguaggi come il teatro, la danza, il cinema.
Con Tommaso Arosio, il video artista di “Leonardo”, abbiamo formato un vero e proprio duo con cui firmiamo questi spettacoli, chiamato DoppioSenso e con cui sondiamo in modi diversi le relazioni tra visioni ed ascolto.
Il processo creativo è vario e a volte proviene dalla musica, altre dall’immagine o dal movimento che immagine e musica devono creare.
Comunque dal momento in cui partiamo fino al debutto dello spettacolo è un confronto continuo di stimoli ed idee.
Il potere evocativo delle immagini può dare una grande spinta nel momento creativo o credi che questo possa essere condizionante e limitante?
Per me i limiti sono solo quelli che noi possiamo imporre a noi stessi per cecità o per paura del nuovo o del diverso.
Il nostro pensiero può crescere solo se pensiamo che non possano esserci limiti alla creatività, tantomeno nel confronto serio e sincero con altri linguaggi ed altri artisti, da cui può nascere solo qualcosa di bello.
Relazionare la musica ad altri linguaggi, ad esempio, può costringere ad usare diversi generi musicali, fino ad arrivare all’esercizio di stile, e questo molti artisti non lo accettano, perché hanno paura di snaturarsi.
Ma se questo processo viene compiuto senza paura, la propria personalità verrà fuori sempre e comunque, e questo può essere solo un arricchimento personale ed artistico.
Sto scrivendo un musical per ragazzi e mi sto divertendo moltissimo a scrivere in uno stile che non avevo mai usato prima, a scrivere una musica che comunichi allegria ed ottimismo ma senza essere banale e portando con sé contenuti alti: è una cosa molto più difficile del previsto, ma ho accettato volentieri una vera e propria sfida che spero di vincere.
Ringraziamo Vittorio Sgarbi e Valentino Corvino per l’ interessante e intensa chiacchierata. Vi aspettano dal 10 al 14 Ottobre al Teatro Olimpico di Roma.
Maddalena Maglione