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“Euforia”: Un’autobiografia “indiretta” sul paradosso e il problema etico dell’essere umano

“Euforia”: Un’autobiografia “indiretta” sul paradosso e il problema etico dell’essere umano

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Euforia: Cast e regista

Presentazione stampa di Euforia, il nuovo film di Valeria Golino
Un’autobiografia “indiretta” sul paradosso e il problema etico dell’essere umano. Servizio di Francesco Policicchio.
In sala la regista e sceneggiatrice, Valeria Golino, le co-sceneggiatrici, Francesca Marciano e Valia Santella, gli attori Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Valentina Cervi e Andrea Germani.

Al link la recensione di “Euforia”, relizzata a Cannes da Massimo Nardin

https://www.youtube.com/watch?v=6PqY4UZ_uj0&feature=youtu.be

Domanda: Quelle che vengono raccontate, sono storie che hai vissuto personalmente, o in ogni caso che hanno riguardato le persone che ti circondano?
Valeria Golino: Assolutamente si. Sicuramente è la mia storia, così come sono la storia di Francesca Marciano (sceneggiatrice) e di Valia Santella (sceneggiatrice), degli attori, della produttrice e delle persone che mi circondano. Storie che ho sentito da loro, persone con cui parlo, con cui mi confido, con cui collaboro. Credo sia inevitabile fare autobiografia quando si racconta. Nel mio caso è un’autobiografia indiretta, dove l’aspetto personale non si nota a primo impatto.
Domanda: Chiedo agli attori come avete accettato il ruolo da interpretare e, successivamente, come lo avete vissuto?
Valerio Mastandrea: Ero molto curioso e felice di lavorare con Valeria (Golino) in una veste diversa rispetto a quanto avevamo fatto anni fa da attori. Ho amato il suo primo film, mi era bastato quello per considerarla una regista vera. Il lavoro sul set ha confermato tutto quello che avevo immaginato. La capacità che ha di sorprendersi e di sorprendere andrebbe insegnata nelle scuole di cinema del nostro Paese. Portatrice sana di passione per questo mestiere e infatti lavorare con lei mi ha fatto riconciliare con questo. Riccardo Scamarcio: Lavorando sul set non si può prescindere dai colleghi di viaggio. La cosa che conta di più è sentire che il regista è aperto ad ascoltarti, attento a carpire ogni minima sensazione o cambiamento, sempre pronto a spronarti e a spingerti al meglio delle tue possibilità. E così abbiamo lavorato. Faccio fatica a parlare del film perché credo che sfugga da ogni definizione. Un film organico che cerca di raccontare i paradossi dei personaggi e proprio grazie a questo diventano di carne ed ossa. Davvero una grande esperienza per me.
Domanda: Dai tuoi film sembra che tu sia sempre molto attratta dai problemi etici. In questo film ci leggo il diritto a dire la “bugia a fin di bene”. Ti chiedo come mai l’interesse per questo tema.
Valeria Golino: Credo che l’etica nella vita quotidiana, con tutti i nostri problemi e i nostri dubbi, sia molto interessante ed è importante porsi queste domande nello scrivere una storia. Quando mi trovo di fronte a un problema etico che mi mette in crisi, che sposta la mia coscienza dal pensarla in un certo modo e arrivo ad aderire al punto di vista dell’altro, a comprendere l’errore, ho voglia di raccontarlo e penso, forse un po’ presuntuosamente, che possa diventare d’interessante anche per chi ascolta.
Domanda: Hai mai pensato a qualche ruolo tuo in un tuo stesso film.
Valeria Golino: Avrei volentieri interpretato questi personaggi, ma non con questo regista. Fare l’attrice è anche il piacere di essere guardati da un altro, che ti mistifica, ti idealizza, ti mortifica, o più in generale ti leva da te stessa. Io che guardo me stessa mi interessa molto di meno rispetto a guardare Isabella (Ferrari), Valentina (Cervi) e tutti gli altri.
Domanda: Visto che il film è tenuto in piedi da un personaggio, quello di Scamarcio, che mente in continuazione e da un personaggio che subisce queste menzogne, quello di Mastandrea, chiedo agli attori quale sia, per loro, il confine tra egoismo e altruismo.
Riccardo Scamarcio: Uno degli intenti del film è proprio quello di capire quale sia questo confine. Magari, a volte, queste due cose si sovrappongono: un individuo vuol essere altruista diventando egoista, e viceversa. Valeria (Golino), Francesca (Marciano) e Valia (Santella) sono riuscite perfettamente a mostrare questo aspetto. Valerio: Io ho sempre pensato che il mio personaggio sapesse della malattia. In un certo senso si diverte a vedere le persone attorno a lui impazzire per mantenere la menzogna. È il provocatore reale della storia. Poi sarebbe meglio parlare di narcisismo, più che di egoismo o altruismo. I due protagonisti lo sono in maniera diversa: uno narciso del dolore, l’altro narciso nel voler essere amato. Entrambi si muovono all’interno del film seguendo questa loro essenza
Domanda: In “Miele” avevamo visto un’attenzione particolare sull’estetica dell’immagine, cosa che ritroviamo anche qui grazie all’uso dei colori, delle luci e delle forme. Qual è stata la differenza di lavoro tra i due film che avete applicato proprio sull’immagine.
Valeria Golino: “Miele” era un film più rarefatto rispetto a questo. In un certo senso è stato molto più facile adattare le mie richieste estetiche e registiche a quel tipo di storia. “Euforia” vuole parlare di una cosa grave facendo anche, forse, ridere, quindi questo tipo di racconto mi portava a rientrare in una serie di convenzioni già consolidate. Mi sembrava sbagliato usare inquadrature troppo ricercate cercando, allo stesso temo, di scatenare una risata, mi sembrava inappropriato. È stato un adattare il mio gusto ma restando nella convenzione.

Photogallery di Sabina Filice