Torino Film Festival aderisce alla Carta per la parità e l’inclusione
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Anche il Torino Film Festival firma la Carta per la parità e l’inclusione
Il Torino Film Festival si unisce al Festival di Venezia e alla Festa del Cinema di Roma e firma la Carta 5050×2020 per la parità e l’inclusione nei festival di Cinema e Animazione.
Torino Film Festival è già a buon punto con la direzione artistica affidata a una donna, Emanuela Martini, Direttore del Torino Film Festival, ha dichiarato: “Nell’edizione del Torino Film Festival in corso in questi giorni ci sono 27 film diretti da donne. Quattro di questi sono nel concorso internazionale dei lungometraggi, su un totale di 15 titoli; quasi il 40%. Un’ottima media rispetto al numero complessivo di donne che si dedicano alla regia cinematografica. Queste cifre mi sembrano più significative di qualsiasi dichiarazione di intenti”.
La firma, come le precedenti, è stata promossa dall’associazione Women in Film, Television & Media Italia e dal movimento Dissenso Comune.
Kissy Dugan e Margherita Chiti – Presidente e Vice Presidente di WIFTM Italia – affermano: “Vorremmo ringraziare il Torino Film Festival, nella persona di Emanuela Martini, e il Museo Nazionale del Cinema nella persona di Sergio Toffetti perché sono stati immediatamente disponibili e recettivi. Torino è un Festival virtuoso, in Italia, per il ruolo che ha nella cinematografia emergente, nella città (è veramente Il festival della città e di chi la abita) e last but non least perché ha un direttore donna! Il Museo Nazionale del Cinema di Torino è a sua volta un’eccellenza europea ed è certamente importante che queste due realtà si siano unite alla ormai lunga lista di Festival mondiali che si schierano dalla parte dei diritti e della trasparenza dei dati”.
“Siamo felici di incontrare, dopo quelle di Venezia e Roma, anche l’adesione del Torino Film Festival, che conferma l’importanza di una visione comune nell’obiettivo – lanciato a Cannes dal Movimento 5050×2020 – di arrivare al più presto a una sostanziale parità di genere nei luoghi di rappresentanza, dove la cultura la si decide, dove la si immagina” dichiarano le rappresentanti di Dissenso Comune.