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A Ernesto Gaudiano, autore e sognatore, grazie della tua amicizia

A Ernesto Gaudiano, autore e sognatore, grazie della tua amicizia

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Caro Ernesto,
ti saluto qui dove la nostra amicizia è iniziata, grazie per aver creduto in me e per avermi regalato la tua amicizia. Mi hai insegnato che si può credere nei sogni sempre, con tenacia e costanza tutto si può fare. Il tuo sogno era quello di realizzare un film dal libro “Il Cravattaro”, che abbiamo pubblicato a puntate, un’idea brillante, recuperare il passato guardando al futuro. Il primo libro a puntate sul web! 
L’ironia è la chiave per affrontare qualunque cosa, anche un argomento come l’usura, anche se per tua natura hai dato un anima nobile a un personaggio che di nobile ha poco o nulla, il cravattaro, dandogli una coscienza, facendogli provare dei rimorsi.
Non ho più la possibilità di salutarti e di chiacchierare e fantasticare su chi potesse interpretare il ruolo del “cravattaro”, quello che posso fare è fare tesoro del tuo ricordo e continuare ad avere l’energia e la magia di chi crede nei sogni nonostante tutto… 
Ciao Ernesto!
Rossella
Il romanzo “Il Cravattaro”, umorismo e satira sulle travagliate notti di uno strozzino romano di Ernesto Gaudiano.  
N O T A  D E L L’ A U T O R E – S I N O S S I
Nel libro “Il Cravattaro”, sottotitolato “Ironia e satira sulle travagliate notti di uno strozzino romano”, lo Psicologo Ernesto Gaudiano affronta la piaga sociale dell’usura attraverso i sogni inquieti di un strozzino di Borgo Pio, antico e noto
quartiere di Roma a pochi passi dal Vaticano.
Il protagonista Manlio Spizzochino, oltre a prestare il denaro praticando ai malcapitati e sfortunati clienti enormi tassi di interesse, ha l’abitudine di fare solo uno spuntino frugale a pranzo e di mangiare a cena gustando, senza lesinare sulle porzioni, i prelibati piatti della cucina romana come i bucatini alla amatriciana, gli spaghetti alla carbonara, la coda alla vaccinara, trippa,
porchetta… eccetera eccetera, preparati con maestria dalla sua cara e nubile sorella Elide con la quale convive nel magnifico attico dell’antico borgo romano.
La notte, forse a causa delle saporite e abbondanti libagioni serali, viene puntualmente visitato in sogno dalle persone che hanno subito i suoi trattamenti finanziari e che, animati da propositi di vendetta per le angherie patite, gli creano situazioni pericolose dando corpo a veri e propri incubi dai quali si risveglia tremando e gridando facendo accorrere, nonostante il suo
ragguardevole peso trafelata e preoccupata, la sua cara sorellona.
Le cose si complicano quando queste poco simpatiche esperienze oniriche incominciano a verificarsi anche di giorno e quasi a digiuno durante le ore del riposo pomeridiano. Le gustose pietanze della cucina romana, che erano state individuate come causa delle notti agitate del cravattaro, lasciano il posto ad altre recondite considerazioni che animano il confronto con la cara sorella Elide agitata e preoccupata testimone dei bruschi risvegli dell’amato fratello.
Determinante per il protagonista è un incontro onirico con un non meglio identificato frate presso l’altare del Bernini in S. Pietro che gli svela aspetti umani ed esistenziali della vita a lui sconosciuti e distanti.