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Il viaggio di Yao, 387 chilometri alla riscoperta delle proprie origini,

Il viaggio di Yao, 387 chilometri alla riscoperta delle proprie origini,

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Dopo ruoli indimenticabili sui set di Quasi amici e Famiglia all’improvviso, Omar Sy torna sul grande schermo nel ruolo di un grande attore francese, giunto in Senegal per presentare il libro che ha scritto. Il tredicenne Yao, interpretato da un bravissimo Lionel Basse, lo considera un mito. Il desiderio di incontrarlo e conoscerlo è così forte, da incitarlo a partire per Dakar all’oscuro della famiglia. Tra il piccolo villaggio a nord del Senegal e la capitale, ci sono 387 chilometri. Una distanza che in Europa possiamo percorrere in poche ore, seduti comodamente a bordo di un’auto o un treno veloce. Ma in Senegal le cose sono diverse. Le immense dune di sabbia; una temperatura mediamente alta con 45 gradi all’ombra; le difficili condizioni, morali e religiose in cui si trova un paese, costretto a vivere poveramente, non aiuteranno il protagonista nella sua impresa. Al contrario di tutti, il ragazzo non desidera un autografo, né sapere nulla della sua vita privata.  Sarebbe bastata la semplice soddisfazione di vederlo dal vivo ed averci scambiato due chiacchiere. E forse è proprio questo, che spinge il protagonista ad accompagnarlo nel lungo viaggio di ritorno. Tra soste ed imprevisti, la traversata del Senegal si rivelerà una bellissima esperienza per entrambi in cui ognuno darà qualcosa all’altro.
Con l’aiuto del regista Philippe Goudeau, i due attori Omar Sy e Lionel Basse, interpretano positivamente i loro ruoli, dando vita a una storia tenera e affascinante, che tenta di andare controcorrente. In un mondo in cui si tende sempre più a privilegiare beni di consumo e passioni effimere, Omar Sy sfrutta le sue origini senegalesi con lo scopo di renderle universali. Tornare alle origini significa riscoprire se stessi. I 387 chilometri percorsi in compagnia di Yao sono molto più rispetto alle migliaia che lo separano da casa. La povertà dell’Africa e l’arretratezza del continente al centro del globo terrestre, offre tanti spunti di riflessione, volti a riscoprire veri affetti, veri legami, il desiderio sempre più forte di elevarsi. La breve ma pur sempre significativa partecipazione di una cantante popolare, il volto emozionato di Yao, che osserva il mare per la prima volta nella sua vita e i quotidiani incontri con altre persone, si riveleranno per lui molto istruttivi.
Pur non vedendolo sullo schermo, intuiamo bene che al suo ritorno in Europa, il famoso attore si ritroverà davanti ad un altro pubblico, quello che vuole solo acclamarlo, ricordandogli inutilmente quanto sia bravo. Con i suoi problemi, generalmente diversi rispetto alle superficialità di un paese sviluppato come la Francia, la disponibilità dei senegalesi e la dolcezza di un bambino sono invece la possibilità per conoscere qualcosa di diverso. Il fascino di viaggiare su un’auto vecchissima e scassata; osservare una spiaggia vuota e tranquilla rispetto al caos di un luogo affollato come un moderno acqua-park; alloggiare in un hotel semplice in cui non esiste il lusso e arrangiarsi mangiando un piatto semplice.
Nonostante lo scorrere dei fatti lento e una trama piuttosto semplice, Il viaggio di Yao è un’esperienza deliziosa. Grazie alle sue sceneggiature originali, il cinema transalpino sta ultimamente riscontrando sempre più l’attenzione di pubblico e critica. Non essendo da meno,  Il viaggio di Yao fornirà sicuramente un prezioso contributo a partire dal prossimo 4 aprile, quando tutti potremo finalmente visionarlo in sala.

Eugenio Bonardi