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“Un confine incerto” di Isabella Sandri, sorprendente fiaba nera sulla pedopornografia

“Un confine incerto” di Isabella Sandri, sorprendente fiaba nera sulla pedopornografia

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“Un confine incerto” di Isabella Sandri, sorprendente fiaba nera sulla pedopornografia

Una delle sorprese di questa fine d’anno, ce l’ha riservata il 37° Torino Film Festival con il lungometraggio di finzione “Un confine incerto” di Isabella Sandri, presentato in anteprima il 29 novembre scorso nella sezione “After Hours” e scritto dalla regista assieme al compagno e co-produttore Giuseppe M. Gaudino.

Anna Malfatti

Due storie si alternano e sono strettamente connesse. Da un lato, a bordo di un colorato camper, il giovanotto Richi (l’allucinato ed enigmatico Moise Curia) sta accompagnando una bambina (la straordinaria Anna Malfatti) in giro per la Germania del Sud e le Alpi, sfruttando le soste per immortalarla in strani video da diffondere su internet e farla incontrare con loschi figuri contattati in chat proibite; dall’altro Milia (una misurata e profonda Cosmina Stratan), giovane poliziotta di origini romene trapiantata in Alto Adige e supervisionata da una collega più esperta (una pacificante Valeria Golino), sta indagando sulla sparizione proprio di quella bambina, con la quale – in un teso e impossibile dialogo a distanza – condivide la conoscenza della lingua ladina. Due le strade della sua ricerca: la Rete, infestata dai siti pedopornografici, e il territorio reale, in un pedinamento a cerchi concentrici che parte dai genitori della bimba (interpretati dagli intensi attori altoatesini Martina Schölzhorn e Benno Steinegger), coppia in crisi già prima della sparizione della figlioletta, e che progressivamente, attraverso azzardi, errori e affinamenti, aggiusta il tiro e si indirizza verso il giovanotto in fuga.

Moise Curia

“Un confine incerto” si distingue nettamente dai film che hanno sin qui trattato il tema della violenza sui minori nelle tinte del thriller o del giallo: Sandri evita scrupolosamente le trappole tanto del film di genere costruito sui colpi di scena quanto del racconto sensazionalistico e, con coerenza magistrale, si attiene alle tenui e perturbanti tinte della fiaba, mantenendosi ben al di qua del muro dell’indicibile e del non-mostrabile, quasi camminasse sempre a fianco della sua piccola protagonista e le raccontasse una storia, che la riguarda in prima persona ma dalla quale è chiamata a prendere, dolorosamente e tenacemente, le distanze. Esattamente come accade nello splendido finale…

Sorpresa da un festival che chiude l’anno, “Un confine incerto” potrebbe essere per le nostre sale una delle rivelazioni del nuovo anno che sta per cominciare.

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