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Una madre prostituta infiamma un villaggio ghiacciato in “Tensione superficiale”

Una madre prostituta infiamma un villaggio ghiacciato in “Tensione superficiale”

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Un altro film che desideriamo vedere al più presto nelle nostre sale in questo imminente 2020 è “Tensione superficiale”, opera prima di Giovanni Aloi prodotta da Ombre Rosse di Luca Cabriolu e Andrea Di Blasio con il sostegno di IDM, la film commission dell’Alto Adige. Il film è stato presentato in anteprima all’ultimo RIFF Rome Independent Film Festival lo scorso 16 novembre alla presenza di Mimmo Calopresti.

La vicenda è quella di Michela (Cristiana Dell’Anna) e del paese sulle montagne dell’Alto Adige nel quale s’è trasferita. Il lavoro come cameriera tuttofare nell’albergo locale e il rapporto con il padre del figlioletto che ha con sé non decollano. E così, complice l’immediata entrata in sintonia con Anna (la brava Francesca Sanapo), una cliente occasionale dell’albergo, Michela si affaccia al mondo della prostituzione.
Una legale, oltre il confine a pochi chilometri dal suo paese, che si espleta all’interno di lussuose spa, con clienti benestanti che talvolta possono anche innamorarsi e pensare ad un futuro insieme con una di queste “imprenditrici di se stesse”.
Michela seguita a gestire efficacemente la propria esistenza parallela con il figlioletto e riesce altresì a tenere nascosta a tutti quell’altra sua occupazione. Che per lei rappresenta la svolta tanto attesa: nella sua vita entrano molti più soldi e, assieme ad essi, una maggiore autostima e una più matura consapevolezza della propria sessualità.
Un arricchimento complessivo che incontra però ben presto uno scotto da pagare. Ciò accade quando, tra i suoi clienti, si presenta…

Luca Cabriolu con la distributrice Lydia Genchi, Andrea Di Blasio con la madre e Francesca Sanapo

In “Tensione superficiale” Aloi, regista esordiente e già pienamente padrone dell’arte, potenzia ulteriormente la sceneggiatura, densa e al contempo asciutta, scritta assieme a Nicolò Galbiati con la supervisione di Heidrun Schleef.
E lo fa con uno sguardo lucido e pungente, attento all’essenziale e capace di risolvere un’intera scena con una manciata di inquadrature, una cinepresa che disegna lo spazio muovendosi fluida e precisa. Come nel caso dell’incontro tra Michela e il giovane cliente, affascinante e malinconico. L’approccio, il rapporto e l’entusiasmante riscontro ricevuto da Michela sono tratteggiati nel completo silenzio, con poche e intense inquadrature.
In tutto il film, Aloi pedina i suoi protagonisti nell’evolversi delle loro emozioni, entra sempre nel vivo dell’azione ed elimina i tempi morti, dando comunque gli spazi giusti ai personaggi e all’ambiente per rivelarsi e suggerire la “tensione” che emerge in superficie dalle crepe del paesaggio ghiacciato.