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Esclusiva “Quarto Grado”: parla un testimone oculare del caso Russo

Esclusiva “Quarto Grado”: parla un testimone oculare del caso Russo

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Quarto grado

“QUARTO GRADO”, CASO RUSSO: PARLA UN TESTIMONE OCULARE

“Quarto Grado”, nella puntata in onda ieri sera – venerdì 6 marzo, su Retequattro – ha proposto una testimonianza esclusiva sul caso Russo: quella di una persona che – nella notte del 1° marzo, in via Orsini, a Napoli – ha assistito alla tentata rapina, conclusasi con la morte del 15enne. Il militare, nella drammatica circostanza in borghese, ora è indagato per eccesso colposo di legittima difesa. Una testimonianza che rende, se è possibile, ancora più tragica la morte del ragazzo.

Di seguito, la testimonianza:

«Era l’una e mezza. A un certo punto arriva un motorino, che sale sul marciapiede e va verso la fiancata della macchina del carabiniere. I due indossavano uno scaldacollo fin sopra gli occhi e avevano dei caschi neri con la visiera bianca. Il carabiniere ha abbassato il finestrino e a quel punto uno dei due è sceso e ha infilato il braccio dentro la macchina, puntandogli la pistola alla tempia. Ha urlato più volte: “Ti sparo in testa, scendi ti sparo in testa!”».

Questo era Ugo?

«Sì. A quel punto il carabiniere gli spinge fuori il braccio e mette in protezione la gamba. Ugo, invece, tira il braccio con forza, sempre con la pistola, fa un passo indietro, ritorna, mentre il carabiniere – nell’attimo in cui Ugo fa un passo indietro – accende la macchina per scappare».

Il carabiniere ha provato a scappare, secondo quello che hai visto, ma comunque Ugo è tornato alla carica.

«Sì. Ugo a quel punto apre la portiera, carica la pistola e gliela ripunta alla tempia urlando “Ti sparo in testa, scendi!”’. All’improvviso si sente un botto: il carabiniere gli aveva sparato all’altezza del petto».

E Ugo a quel punto cosa fa?

«Passa una frazione di secondo e l’altro ragazzo, appena sente lo sparo lascia cadere il motorino e scappa. Ugo cade all’indietro e spara un colpo».

Ugo spara al carabiniere mentre cade.

«Spara ma, secondo me, per sbaglio: perché cadendo preme il grilletto, anche se la pistola era a salve. Il carabiniere quando sente il botto scende dalla macchina e gli spara altri due proiettili, in maniera ravvicinata. Secondo me il carabiniere si è spaventato e ha pensato “Questo adesso mi spara”».

Ecco, questa è una cosa importante. Il primo sparo, il carabiniere, glielo dà che praticamente Ugo è dentro la macchina con metà busto.

«Sì, Ugo è in piedi e il carabiniere seduto in macchina: quindi gli spara al petto. Ugo cade con la pancia sul motorino, lamentandosi».

Com’era vestito Ugo? Di bianco? Hai visto del sangue?

«No, era vestito tutto di nero: in un primo momento non c’era sangue a terra. Il carabiniere dopo ha disarmato Ugo, ha scarrellato la pistola, ha visto che era finta e se l’è messa nel cappotto. Ha preso il telefono e ha chiamato l’ambulanza e poi i carabinieri».

Hai sentito che chiamava prima l’ambulanza?

«Sì. E ha detto: “Tentata rapina. C’è un ferito a terra. Sono un carabiniere”. Nel frattempo sono arrivate due volanti e dopo pochi minuti  altre 3 o 4, per un totale di 6/7. Hanno chiuso la strada e l’ambulanza è arrivata dopo 25/30 minuti».

Dopo che il carabiniere prende la pistola di Ugo, cosa fa?

«Sta vicino a Ugo e gli dice: “Non ti preoccupare, non ti faccio morire. Adesso chiamo l’ambulanza”. Prende il telefono e chiama».

Tu hai sentito questa cosa?

«Sì»