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L’Italia piange Ezio Bosso, il musicista che credeva nel potere della musica

L’Italia piange Ezio Bosso, il musicista che credeva nel potere della musica

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Ezio Bosso

L’Italia piange Ezio Bosso, il musicista che credeva nel potere della musica. 

Di Maddalena Maglione

Credete nella musica, credete nell’Europa”. Questo il messaggio che ci ha lasciato il Maestro Ezio Bosso durante un suo intervento nell’ambito di una conferenza sul patrimonio culturale tenutasi a Bruxelles nel 2018 al parlamento europeo. Un messaggio oggi più che mai attuale, dove la metafora dell’orchestra sta a rappresentare le diverse identità che convivono in una società senza barriere, dove l’unione e la collaborazione tra popoli può creare un mondo senza disuguaglianze, dove anzi le differenze sono una ricchezza per creare un mondo variegato e dalle mille sfumature, proprio come fanno i diversi strumenti all’interno di una sinfona.

 “Beethoven sognava una Europa unita”, dice Bosso che da sempre aveva amato questo grande compositore, e che grazie all’amore per Beethoven aveva iniziato a studiare musica. l’Inno alla Gioia può essere considerato il manifesto di un ideale di Europa unita dove “la musica fa si che ogni confine scompaia”. 

Ezio Bosso ha portato avanti fino alla fine dei suoi giorni, quel suo progetto di divulgazione e conservazione del repertorio cosiddetto “Classico” poiché considerava la musica dei grandi maestri un patrimonio da difendere e tramandare alle nuove generazioni.

L’ Europa affonda le sue radici proprio nella musica classica ed ha creato una sua identità musicale riconosciuta in tutto il mondo.

Circa quarant’anni fa Claudio Abbado fondò l’orchestra giovanile europea, “da lui imparammo che eravamo tutti parte di un’orchestra” dice Bosso ricordando il compianto amico. La musica classica con la sua armonia ci insegna ad essere una società migliore e l’Europa può essere paragonata ad un’orchestra a cui rivolgerci soprattutto in questo momento storico.

La musica ci insegna la cosa più importante, ad ascoltare e ascoltarci-diceva Bosso- un grande musicista non è colui che suona più forte ma colui che ascolta più l’altro. Bosso aveva iniziato suonare a all’età di 4 anni, preferiva i suoni alle parole, suoni che lo hanno aiutato a convivere con quella terribile malattia degenerativa con la quale combatteva dal 2011 e che lo ha colpito implacabile. Questa notte infatti, il noto musicista, pianista e compositore, se n’è andato silenziosamente, nella sua casa di Bologna lasciando un vuoto incolmabile nella cultura italiana. Con la sua bacchetta ha saputo superare tutti i confini, ha portato i suoi concerti in giro per lo Stivale, cercando di trasmettere la bellezza, la sua voglia di vivere, l’amore per l’arte e la musica. “La musica ci appartiene fa parte della storia di ognuno di noi”. Ezio Bosso è stato un direttore d’orchestra con un grande senso di responsabilità, per lui dirigere e fare musica era un gesto d’amore verso il pubblico, cosi come lui stesso ha dichiarato più volte. La sua musica, le sue composizioni  trasudavano di spiritualità, attraverso le sue note ricercava quella connessione fondamentale tra cielo e terra, cosi come aveva appreso attraverso gli studi del buon J.S.Bach.  Le sue interpretazioni ed esecuzioni, cosi intime e profonde, rimarranno nella memoria collettiva come un assaggio di quel paradiso che siamo sicuri adesso lo avrà accolto a braccia aperte. Buon viaggio maestro, che la musica ti accompagni anche lassù.