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Le imperfette, quel gioco del doppio in cerca dell’equilibrio sopra la follia

Le imperfette, quel gioco del doppio in cerca dell’equilibrio sopra la follia

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Chi sono le imperfette? Sono donne abbienti, grandi ma anche giovani, che ricorrono alla chirurgia estetica in cerca di qualcosa che le completi, che le faccia sentire più belle e magari migliori. Ma le imperfezioni non sono solo estetiche, riguardano spesso i sentimenti, il cuore, il nostro modo di essere nel mondo. Ne sa qualcosa Anna, la protagonista del nuovo romanzo di Federica De Paolis Le imperfette (edizioni DeA Planeta, pag. 300, euro 18,00), spostata con Guido, un chirurgo primario della clinica romana Villa Sant’Orsola, madre di due piccoli bimbi, Gabriele che va alla materna e Natalia di appena due anni. Una vita all’apparenza felice quella di Anna, abituata a muoversi nel suo microcosmo che altro non è che quel mondo che si estende a Roma Nord dopo la Moschea, una specie di isola felice rispetto al brulicare quotidiano della Capitale.

Un microcosmo che Anna conosce a menadito, dove c’è la scuola del figlio, la clinica, le sue amiche dello showroom, la casa del padre Attilio, che aveva creato la clinica prima per gli interventi di ortopedia e poi, per stare al passo con i tempi e con il business, riconvertita in una casa di cura dove si predilige la chirurgia estetica. Tutto bene quindi? Non esattamente, perché basta un niente per far crollare il castello. Un niente che nel romanzo viene reso palese quando la protagonista, alla guida della sua macchina, sbaglia strada e imbocca un tunnel lungo e buio, senza uscite, trovandosi proiettata in un’altra dimensione, in una parte di Roma sconosciuta, quasi come la sua vita.

Il romanzo ha un incipit folgorante, le prime cinque pagine sembrano proiettare il lettore verso una storia degna di Jussi Adler-Olsen  con il suo stupendo La donna in gabbia, così come il finale del libro che riprende proprio l’inizio sviluppandolo in un crescendo di sensazioni e di immagini visive con la forza della montagna che irrompe sulla scena, dove la neve bianca, fredda, anestetizza, congela e può arrivare anche ad uccidere.

In mezzo c’è la storia altoborghese di un già visto e già letto, con Anna che non si sente a suo agio nella vita di giovane mamma (la nascita del secondo figlio l’ha devastata e anche fatta ingrassare) e cerca rifugio in un amante, un ragazzo ancora più giovane di lei, lo spagnolo Javier, papà di una bimba che va alla stessa scuola del figlio. Ma ovviamente non è la sola ad avere una doppia vita e una doppia morale e a cercare “un equilibrio sopra la follia” come cantava Vasco Rossi. Il marito, Guido, ha la sua amante in clinica, Maria Sole, una donna bella ma eccessivamente magra quanto misteriosa che si trasformerà nel deus ex machina del romanzo. E anche lo stimato padre, il professor Attilio, nasconde una seconda vita che lei non poteva minimamente immaginare. Questa è forse la parte del romanzo che rende meno, la più scontata anche nel tratteggiare i personaggi che vivono in un mondo ovattato dove, anche qui, esiste la doppia vita e la doppia morale come quando si parla di affari, dove nonostante le clienti della clinica siano ricche e abbienti ricorrono a mezzucci per frodare le assicurazioni sanitarie e crogiolarsi nei loro corpi imperfetti.

Il romanzo di Federica De Paolis, che ha anche vinto la seconda edizione del premio Planeta, sembra quindi essere riuscito a metà, forse l’autrice, che ha un’indubbia capacità di scrittura (è una dialoghista cinematografica e autrice televisiva) doveva osare di più nella parte del giallo-thriller piuttosto che in quella d’introspezione perché questa appare stanca e un po’ stereotipata (donna infelice, amante spagnolo, marito arrivista con amante vendicativa e padre tutto meno che buono). Però invitiamo i lettori del Profumo della Dolce Vita a leggerlo magari per scoprire che Le imperfette non sono le donne, ma le persone e che le imperfezioni fanno parte della vita. Saperle accettare ci fa essere già oltre la metà del campo da gioco, il resto è tutto da scoprire.