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Storia strana di pensieri sovrapposti. Genova, una musica, un concerto e un grande amore

Storia strana di pensieri sovrapposti. Genova, una musica, un concerto e un grande amore

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Storia strana di pensieri sovrapposti. Genova, una musica, un concerto e un grande amore

di Julie Hegel

Quella sera al concerto grande animazione, grande aspettativa, grande partecipazione.
Questa è una storia strana, un po’  irreale, che segue due strade, direi parallele , ma lontane nel tempo e nello spazio. Una forma di dualismo percettivo, due sensazioni che in contemporanea entrano nei ristretti sentieri della mente e evocano pensieri e ricordi  totalmente estranei al presente e alla situazione. Un po’ come vivere simultaneamente in due case diverse, insomma come fossero due esistenze in un unico tempo ma in due spazi.
La mente registra attenta il concerto: il susseguirsi delle musiche, i cambiamenti delle luci,  il ritmo e i movimenti e canto,  applaudo e  commento, almeno per quel poco che frastuono delle voci mescolato alle note può permettere eppure la percezione si sdoppia…. si sovrappongono altre immagini, altri suoni, altri visi e  arriva inaspettatto il ricordo di una città,  è come un film.
Davvero difficile spiegare a parole, essere fisicamente in un luogo , averne la coscienza, eppure essere altrove . Io a Roma , a quel concerto vedevo con gli occhi e due menti: una mente attenta a seguire ” adesso non ci sei che tu, soltanto tu e sempre tu…. ” ma l’ altra mente é a Genova ad  ascoltare De Andre 

” Umbre de muri, muri de mainé Dunde ne vegnì duve l’è ch’ané”

So bene e sono ben cosciente che tra un concerto ed una città non può esserci nessuna connessione  logica ma è così, tra i labirinti della mente ci sono zone il cui funzionamento è un mistero anche per noi.
Genova  è stato amore a prima vista, uscita dall’aeroporto, dopo uno sguardo veloce me ne sono innamorata. Perche’ Genova? Difficile raccontarlo, Genova per me è un volto, una musica, un ricordo, un’emozione,  è ” tormento ed estasi” .
Strano mentre  sono a Roma a  seguire quello splendido spettacolo, l’altra parte di me vaga in uno spazio lontano: sono tra i caruggi, ne posso avvertire l’odore sempre un po’ acre che è un misto tra quello del mare e quello delle spezie che portano i profumi di paesi lontani e in quei vicoli stretti e un po’ bui si spande ovunque, poi la fragranza del pane e della focaccia appena sfornata.
Il brusio di sottofondo di una folla multietnica che  passeggia, si ferma e si stupisce… sì, è davvero uno palcoscenico fatto di tante comparse ma anche di protagonisti.
L’orecchio segue le note:
” Amore Bello come il cielo, Bello come il giorno, Bello come il mare” …
ma ecco  Genova e un canto, quello degli  artisti di ” strada”, sono tanti e tutti , sempre dignitosi , non chiedono ma regalano la loro arte
”  Ma se ghe penso alôa mi veddo o mâ, veddo i mæ monti, a ciassa da Nonçiâ, riveddo o Righi e me s’astrenze o cheu veddo a lanterna ….. “
Nella piazza Negri,  tra i rumori dei piatti e le grida dei bambini,  un concerto jazz di grandi professionisti  riempie lo spazio  di note cosi intense e suggestive che poi non si dimenticano.
Genova è cosi, non è avara, si dona con semplicità: l’arte è ovunque, quando parlo di arte non mi riferisco a quella che si può ammirare nei tanti musei e ville della città, parlo di quella che si vive in prima persona, ascoltando , annusando, guardando attentamente, perché a guardare con attenzione c’è una vita che sembra una commedia , con una sceneggiatura che nessun attore anche il più bravo saprebbe interpretare e con delle luci che nessuno potrebbe riprodurre neanche con le attrezzature più sofisticate.
Genova è quella delle lasagne al pesto che puoi gustare solo nelle piccole osterie dei vicoli, ma è anche quella del caffè con panna, una panna cremosa che al mattino nelle piccole caffetterie viene preparata in modo artigianale; entri perché  l’odore del caffè è irresistibile, servito con la morbida panna che galleggia è una gioia per i sensi,  se poi capita che ti chiedano di pagarlo solo con un sorriso allora come fai a non amarli questi genovesi dall’apparenza duri eppure così gentili.
Poi, il porto antico, un mondo, un brulicare di persone , chi lavora, chi prende il sole, chi si agita chissà perché, chi si saluta, chi legge il giornale , chi corre per prendere l’autobus che vede arrivare in lontananza; è il cuore pulsante di una Genova che vive. Se poi dai le spalle al mare e guardi verso l’alto , allora ti sembra di scorgere una città che si osserva e si compiace del suo sole, del suo vento , del suo faro, della splendida Biosfera di Renzo Piano e delle tante navi … Genova  che oggi si mostra  fragile e  ferita resta  però sempre la  “Superba”.
La musica si interrompe, parole e poi applausi, una Standing  Ovation, il concerto è finito.
Ho vissuto due esperienze che si sono mescolate e sovrapposte, ho visto  immagini coinvolgenti trasportata dalla musica , forse è un’alchimia o è la magia  delle note che hanno il potere di generare quel ventaglio di emozioni e sensazioni al quale non possiamo e non vogliamo sottrarci.