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Caso David Rossi: Nuove testimonianze portate alla luce da Le Iene

Caso David Rossi: Nuove testimonianze portate alla luce da Le Iene

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Caso David Rossi: Nuove testimonianze portate alla luce da Le Iene

LE DICHIARAZIONI DI UN NUOVO TESTIMONE, UN CARABINIERE, CHE NESSUN INQUIRENTE HA MAI SENTITO

“Dentro il seminario arcivescovile di Siena si svolgevano dei festini dove partecipavano magistrati, il segretario del vescovo, il cappellano militare dei paracadutisti, tutta la miglior crema di Siena”

 “Il pittore pregiudicato mi raccontava che a casa sua si verificavano festini dove c’erano presenti magistrati, il dott. (cognome magistrato, ndr.) e altra gente. Lui era sorvegliato speciale di pubblica sicurezza e lo riferivo sempre al mio comandante di compagnia”

LEPRESUNTE ANOMALIE SU GLI ATTI DI INDAGINE SPARITI, POI RITROVATI, ALCUNI SCONOSCIUTI DALLA FAMIGLIA DI DAVID E ALTRI DAI MAGISTRATI

Sono due le clamorose novità sul caso David Rossi, raccontate ieri sera nel servizio realizzato da Antonino Monteleone e Marco Occhipinti de “Le Iene”. La prima riguarda la nuova incredibile testimonianza di un carabiniere in pensione, sentito a indagine difensiva da Carolina Orlandi (figlia di Antonella Tognazzi, vedova di David Rossi, ndr.) e dal suo avvocato Carmelo Miceli. Secondo la famiglia di David la testimonianza sarebbe sparita dal fascicolo dell’inchiesta sui presunti abusi d’ufficio nonostante fosse stata depositata dai legali della famiglia Rossi, ad agosto 2019, presso la procura di Genova.

Il militare racconta di aver provato ad indagare su alcuni festini che si tenevano in zona ma di essere stato in qualche modo ostacolato da parte di un magistrato che gli avrebbe tolto le indagini. Secondo l’esposto ricevuto dal carabiniere a questi festini hard, alcuni svolti dentro il ad un seminario arcivescovile, avrebbero partecipato, oltre che magistrati, anche il segretario del vescovo, il cappellano militare dei paracadutisti e tutta una serie di personalità di spicco.

Il militare inoltre racconta di aver avuto delle confidenze da un pittore pregiudicato che aveva guai con la giustizia e che sorvegliava, in quanto agli arresti domiciliari, il quale gli raccontava di aver organizzato a casa sua festini hard in compagnia di un magistrato e che avrebbe filmato quegli incontri.

Il carabiniere, oggi in pensione, continua raccontando di aver effettuato un paio di operazioni di polizia giudiziaria che, a quanto riferisce, non sarebbero state gradite: il recupero due putti rinascimentali rubati in una villa e il ritrovamento di reperti archeologici in una casa privata. In entrambi i casi un magistrato sarebbe andato da lui ordinando di non proseguire le indagini, altrimenti sarebbero stati guai per lui. Infine il militare racconta che sarebbe stato indagato e poi condannato per aver annullato una multa già emessa, ma che poi sarebbe stato assolto in appello. Il carabiniere sarebbe comunque stato trasferito per incompatibilità ambientale perdendo così l’utilizzo dell’alloggio di servizio, che aveva in qualità di comandante di stazione.

Questa sensazionale testimonianza sarebbe tra gli atti di indagine presso la procura di Genova, che sarebbero prima spariti, poi ritrovati e che sembrano non essere stati valutati dalla Procura nell’ultimo anno e mezzo.

Antonino Monteleone si chiede: possibile che fosse sparita nel nulla una testimonianza depositata un anno e mezzo fa? E se così non fosse, perché ancora nessuno avrebbe sentito quest’uomo delle istituzioni e indagato sulle sue coraggiose dichiarazioni?

Ma non solo: sarebbero saltati fuori anche due dichiarazioni rese ai pm di Genova, di cui la famiglia di David Rossi non sapeva nulla nel momento in cui ha avrebbe formulato la propria opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dai magistrati liguri.

Ma come si è arrivati all’udienza decisiva che si terrà domani a Genova?

Le inchieste della Procura

La prima inchiesta della Procura di Siena archiviò la morte di David Rossi come suicidio pochi mesi dopo la sua scomparsa, nel marzo 2016. Solo in seguito a una richiesta della famiglia e a due anni dalla morte di Rossi, si aprì una seconda indagine ma era troppo tardi per svolgere tutta una serie di accertamenti che sarebbero serviti per capire come morì David Rossi:

  1.       analizzare i vestiti di David, che furono restituiti alla famiglia che se ne disfò;
  2.       richiedere i tabulati delle 3 celle telefoniche che avrebbero aiutato a tracciare tutte le persone che erano in banca e nelle sue vicinanze nelle ore e nei minuti in cui David perse la vita.
  3.       l’identità dell’uomo che alle 20:11 compare all’ingresso del vicolo, con cellulare all’orecchio e sguardo rivolto verso il corpo di David.
  4.       analizzare i fazzolettini sporchi di sangue che il Pm Natalini distrusse senza averli mai esaminati e ancor prima che fosse decretata la prima archiviazione.
  5.       scoprire come David si fosse procurato i segni sulla parte anteriore del suo corpo.

Ciononostante, fu archiviata anche la seconda inchiesta aperta dalla Procura ed archiviata nel 2017.

Domani un Giudice a Genova dovrà decidere se accogliere la richiesta dei pubblici ministeri che vogliono archiviare le indagini per gli eventuali abusi di ufficio commessi durante l’inchiesta sulla morte di David Rossi.

I festini hard.

Per quanto riguarda la vicenda dei presunti festini hard, tutto è iniziato dalle clamorose dichiarazioni rubate all’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini che, all’inviato, Antonino Monteleone, aveva dichiarato: “Conoscendo la razionalità di David, non è possibile che sia suicidio. La città è convinta che sia stato ucciso”.

Per l’ex sindaco Piccini David non si sarebbe suicidato. E suggerisce un’ipotesi difficile da credere se non fosse che il soggetto che la riferisce è una fonte autorevole e qualificata. “Devi indagare tra alcune ville tra l’aretino e il mare e i festini che facevano lì perché la magistratura potrebbe aver abbuiato tutto perché scoppia una bomba morale, non so se mi sono spiegato”.

Ci sarebbero davvero dei collegamenti tra il decorso delle indagini e la storia dei festini? Dopo questa intervista rubata all’ex sindaco, sette magistrati di Siena sporgono querela per diffamazione e, a seguito di questa, la Procura di Genova – competente ad indagare su tutto ciò che riguarda i magistrati toscani – apre due procedimenti: uno per diffamazione nei confronti della trasmissione di Italia1 e dell’ex sindaco Piccini e uno per abuso d’ufficio. Prima di Piccini la storia dei festini era stata denunciata pubblicamente da un azionista addirittura durante un’assemblea del Monte dei Paschi.

Dell’esistenza di quel tipo di festini non ne parlerebbero solo l’ex sindaco Piccini e l’azionista del Monte dei Paschi, ma anche la trasmissione Mediaset “Quarto Grado” attraverso le dichiarazioni di due persone che riferiscono che avrebbero visto con il loro occhi spezzoni di un video registrato durante “festini scabrosi a cui avrebbero partecipato personaggi di spicco”.

L’inviato ha poi anche raccolto la sensazionale testimonianza di un uomo, che in passato racconto avrebbe avuto esperienze come gigolò: “ho partecipato a… come escort ad alcune feste private, che si sono svolte nei dintorni di Siena, Monteriggioni, e a volte anche in altre città d’Italia”. Feste, dice ancora, che avrebbero avuto lo scopo “di intrattenere degli ospiti di alto… alto profilo comunque, che avevano una certa importanza… per le persone che organizzavano queste feste”. E poi aveva aggiunto: “La maggior parte delle volte c’erano delle cene, poi diciamo che avveniva una sorta di selezione poi dopo noi sapevamo che dovevamo andare con una determinata persona…  io sapevo che andavo a Siena per tot euro… è capitato anche 10.000 a settimana, cifre del genere…” 

Il giovane gigolò avrebbe riconosciuto un importante ex manager del Monte dei Paschi, un conosciuto imprenditore di Siena, un sacerdote, un ex Ministro, un politico che ha rivestito un ruolo importante nella città, un noto giornalista, un’alta carica delle Istituzioni senesi e addirittura due magistrati.

La nuova testimonianza.

Carolina Orlandi: “La procura di Genova dice «ammesso che questi festini ci siano stati e ammesso che a questi festini abbiano partecipato tutta una serie di personaggi di spicco del panorama senese, questo non implica che le indagini sulla morte di David siano state fatte male per questo motivo»”.

Iena: “E voi avete letto gli atti?”.

Carolina Orlandi: “Le testimonianze sono impressionanti, nel senso che ci sono tutta una serie di testimoni che con dovizia di particolari indicano personaggi del sistema Siena che partecipavano a festini scabrosi. E mi volete dire che questo sistema Siena, non avrebbe potuto influenzare le indagini sulla morte di un manager Monte dei Paschi in un periodo come quello? A noi ha creato un danno enorme, perché tutto quello che non è stato fatto all’inizio vai poi a recuperarlo tre anni dopo… Vai a rigrattare i muri per cercare Dna di terzi tre anni dopo…Vai a richiedere le celle telefoniche che non ci sono più, e chi paga per tutto questo? Io mi devo far bastare che in quella circostanza c’era di turno un magistrato che però ha dato per scontato che quella persona si fosse buttata dalla finestra e quindi non ha fatto tutta una serie di cose che fanno sì che io oggi non sappia perché David è morto… e non è una responsabilità questa? Eh no, invece…viene aperto un fascicolo per abuso d’ufficio e viene richiesta l’archiviazione pure di questo… E come dobbiamo sentirci noi?”

Monteleone spiega che è comprensibile lo sconforto di chi da 7 anni chiede giustizia per un suicidio anomalo a cui la famiglia non riesce a credere, però c’è da dare atto che il lavoro della procura di Genova ha raggiunto due risultati importanti, ben riportati da Il Fatto Quotidiano” che nei giorni scorsi titolava: “La svolta. I magistrati di Genova per la prima volta certificano: piena di lacune l’inchiesta di Siena sul manager MPS morto nel 2013” e riguardo all’ escort: “Ecco i due pm dei party”, e scriveva che dagli atti risulterebbe anche un altro testimone che avrebbe parlato di festini e di un magistrato: “William Villanova Correa detenuto per omicidio nel carcere di Massa per aver ucciso una prostituta. Anche lui avrebbe partecipato a party con “personalità altolocate” che avrebbero coinvolto “minorenni”.

Carolina Orlandicommentando le parole dell’ex carabiniere dice: “Sta succedendo che noi della famiglia di David Rossi, non siamo stati messi nelle condizioni di avere tutta la documentazione al momento in cui abbiamo fatto l’opposizione. Abbiamo segnalato la mancanza di questa completezza, perché risultava mancante un audio registrazione di un testimone istituzionale che aveva deposto in merito a un pm senese. Dopo di che il 2 dicembre c’è stato dato atto che questa audio registrazione era stata rinvenuta”.

E aggiunge: “La cosa assurda è che tra questi atti ricomparsi c’erano addirittura degli atti che noi non avevamo mai visto. Una, nel particolare, fa riferimento sia ai cosiddetti festini hard, sia alla partecipazione a questi festini di persone della cosiddetta Siena bene”.

La difesa, a pochi giorni dall’udienza, scopre che esisterebbero due persone sentite dalla Procura sui festini di cui la famiglia di David Rossi ignorava del tutto l’esistenza. Negli atti da loro ricevuti dalla Procura mancavano del tutto le due testimonianze e che non avevano potuto quindi inserire nella loro opposizione alla richiesta di archiviazione.

Ma le presunte anomalie sembrano non finire qui.

Una circostanza molto importante è che manca anche, ed è stata rinvenuta proprio adesso a ridosso dell’udienza, tutta l’attività difensiva che aveva eseguito il collega Miceli, che aveva depositato in tal senso un open drive con delle dichiarazioni molto importanti di due personaggi chiave”. Afferma Paolo Pirani che, insieme a Miceli, rappresenta la famiglia Rossi.

“Noi a luglio dell’anno scorso, 2019, come indagine difensiva abbiamo ascoltato la testimonianza di un ex comandante dei carabinieri. Questa persona ci ha rivelato delle cose veramente molto gravi. Quindi noi abbiamo depositato, dopo un mese, questa testimonianza a Genova. E questa testimonianza nella richiesta di archiviazione non compare mai. Non è neanche citata, quindi vuol dire che questa persona né è stata sentita a Genova, nè hanno valutato la registrazione che gli abbiamo depositato noi”. Dice Carolina Orlandi.

Carolina sostiene che le indagini difensive da loro condotte due estati fa non sarebbero state considerate dai Pm di Genova e che la persona per cui la testimonianza per la famiglia è così importante non sarebbe mai stata sentita dalla Procura.

Monteleone le chiede chi sarebbe il nuovo testimone e cosa avrebbe raccontato a lei e al suo avvocato: “Questo ex comandante di una stazione dei Carabinieri ci racconta diverse storie, e tutte queste storie hanno in comune un personaggio, un magistrato. Alcune hanno a che vedere con festini, altre hanno a che vedere con omissione di atti d’ufficio, cioè si parla di cose veramente gravi”.

Secondo Carolina si tratterebbe di storie di festini e di presunti insabbiamenti, cioè di omissioni in atti d’ufficio:

Ex Carabiniere“Iniziai a fare il carabiniere qui a Monteriggioni. Appena arrivato venni chiamato dal dott. (cognome magistrato, ndr.), come nuovo Comandante della stazione e subito (mi dissero ndr.) «mi raccomando, qui è tutto tranquillo, Siena è un’isola felice, non fare indagini, non mi denunciare persone»…”.

“Io certo non me lo aspetto questo da un Magistrato, è una minaccia a tutti gli effetti – commenta Carolina all’inviato de Le Iene – È una roba forte. Io mi ricordo quando me l’ha detto, sono rimasta veramente così. Questo ex comandante voleva fare delle indagini, aveva degli indizi e un magistrato va da lui per dirgli non fare niente? non proseguire, non fare le indagini altrimenti ti indago io?” 

“Cosa ci racconta poi questo ex comandante? Che questo famoso magistrato fosse in stretti rapporti con un pluripregiudicato che era un ex sorvegliato speciale, che proprio l’ex comandante con cui stavamo parlando noi lo controllava. Era il suo lavoro. Questo pluripregiudicato, a più riprese, avrebbe detto al nostro teste, al nostro ex comandante, che proprio a casa sua si svolgevano dei festini a base di cocaina, dove si ballava nudi sui tavoli e soprattutto che a questi festini avrebbe partecipato pure l’amico magistrato. lo sai che fine ha fatto questa persona?” Continua Carolina Orlandi, aggiungendo dettagli al racconto fatto dal testimone. 

Ex Carabiniere“Questo era uno gay, sposato con moglie e figli, quarant’anni di reati, non ha mai lavorato un giorno in vita sua e girava con la Ferrari. Ufficialmente faceva il pittore. E poi stava agli arresti domiciliari. Tutti i suoi casi li gestiva sempre il dott. (cognome magistrato, ndr.). E io parlandoci andavo lì a controllarlo «Ma te non c’hai paura che…perché stai raccontando queste cose, tutti questi festini… non c’hai paura?». «Maresciallo io sono una volpe. Io ho tutto registrato, ho i filmini, ho tutto… se mi succede qualcosa, qui salta Siena». «Se lo dici te, va bene»”. 

Carolina a Monteleone: “Questa persona sosteneva che lui fosse in possesso dei filmini di questi festini che si svolgevano a casa sua”.

Ex Carabiniere“Lo controllavo… quando poi mi mandarono via una bella mattina aprii il giornale, mi telefonarono anche i colleghi, lo trovarono impiccato in carcere”.

Il pittore pregiudicato di cui parla l’ex carabiniere sarebbe morto impiccato in carcere, cosa che lo avrebbe fatto insospettire:

Ex Carabiniere(pittore pregiudicato, ndr.) A me più volte disse, «Marescia’… io sto meglio in carcere che a casa», diceva «in carcere faccio quello che voglio, conosco il direttore, le guardie… io vado in giro per il carcere, il lunedì c’ho il marocchino, martedì c’ho il tunisino, il mercoledì mi faccio l’albanese», mi ha detto «sono quarant’anni che faccio avanti e indietro col carcere». Aprii il giornale e lo trovarono impiccato in cella. 

Carlo Miceli all’ex carabiniere: Quindi lei mi sta segnalando…?

Ex Carabiniere: “Archiviarono. Lui sapeva tante cose. Tante cose sui festini, sulle cose che si verificarono lì a pian del lago”.

Carlo Miceli all’ex carabiniere: “Era una persona che era protetta dalla procura perché lei ne aveva avuto contezza?”

Ex Carabiniere: “No, era protetto da (cognome magistrato, ndr.)”.

Carlo Miceli all’ex carabiniere: “…Che a dire dello stesso (cognome magistrato, ndr.), se ho capito bene, aveva partecipato a festini” 

Ex Carabiniere: “Lì dentro”

Carolina Orlandi all’ex carabiniere: “Organizzati da (cognome magistrato, ndr.) e…?”

Ex Carabiniere: “Sì sì, io mi ricorderò sempre che lui mi disse che ballava nudo sui tavoli durante questi festini che facevano, che c’era anche droga. Cocaina, tutte queste cose così… e praticamente questo (cognome magistrato, ndr.) aveva un’immunità, ma non solo lui, ce l’aveva altra gente. Quando poi il pittore è morto venni chiamato dal pretore di Siena, il pretore, mia amica, dice «guarda che c’è un ex collega, fa parte dei servizi segreti vuole un incontro con te nello studio suo d’avvocato». Andammo lì, lui mi disse «noi sappiamo tutto perché noi intercettiamo tutti e tutto senza permesso. Sappiamo tutto. Dove stanno i nastri?» «Guarda che i nastri ce l’hai te». Ha detto «no io i nastri non c’ho niente» dice «chi potrebbe averli…» “.

Carlo Miceli all’ex carabiniere: “I nastri sarebbero le videoregistrazioni degli incontri?”

Ex Carabiniere: “Registrazioni degli incontri”.

Carlo Miceli all’ex carabiniere: “Lei ricorda se era venuto per un’attività d’indagine o per qualcosa che la possa aiutare a ricostruire”?

Ex Carabiniere: “Sapeva quello che mi succedeva «c’è una persona che viene da Roma vuole parlare con te, che fai, ci vuoi parlare?». «Parliamoci». Una buona pista per voi, se ci riuscite, riuscire a far parlare i servizi (segreti, ndr.). Sanno tutto. Mi dissero «non mi dire nulla di quello… sappiamo già tutto e quello che ci interessa è dove stanno i nastri»”.

Carlo Miceli all’ex carabiniere: “E di questi nastri poi?”.

Ex Carabiniere: “Mia idea personale è che lui li teneva in una cassaforte”. 

Carolina a Monteleone: “Quindi i servizi segreti, a detta sua, sapevano dell’esistenza dei festini e dell’esistenza soprattutto dei filmati rispetto ai festini. Pare che i servizi segreti cercassero questi filmati e cercassero di capire dal nostro teste se sapesse in qualche modo dove venivano custoditi questi filmati”. 

A questo punto Monteleone si chiede se sia possibile che persone che non si conoscono tra di loro, come un ex sindaco, un azionista del Monte dei paschi, un ex escort, un detenuto, un carabiniere in pensione raccontino tutti storie sovrapponibili, che avrebbero quasi sempre al centro dinamiche simili e i medesimi protagonisti.

Ex Carabiniere: “Mentre stavo lì a fare il Comandante mi arriva per posta un esposto, questa è grossa, dove mi indicavano che si svolgevano dentro il seminario arcivescovile di Siena dei festini dove partecipavano magistrati, il segretario del vescovo, il cappellano militare dei paracadutisti. Sono passati un sacco di nomi, tutta la miglior crema di Siena”.

Ex Carabiniere: “E nell’indirizzo c’era (ruolo magistrato, ndr.), e allora mentre sto per iniziare le indagini, mi telefona il dott. (cognome magistrato, ndr.): «Dottore buongiorno, che per caso ti è arrivato quell’ esposto…?». «Sì è arrivato ieri, sto per iniziare», «Fermo! Io sono il pubblico ministero, da questo momento conduco io l’indagine. Non fare attività d’indagine come polizia giudiziaria… (cognome agente di polizia giudiziaria, ndr.) è già partito, viene da te, consegnagli tutto». Allora ho detto «Dottore mi faccia fare una lettera di trasmissione».

Carlo Miceli all’ex carabiniere: “Formale”.

Ex Carabiniere: “Assolutamente… «Non ti azzardare a fare fotocopie, lettere di trasmissione, quello che ti è arrivato consegni a (cognome agente di polizia giudiziaria,ndr.)». Mentre ancora parlavo con il dott. (cognome magistrato, ndr.), mi squilla il telefono, (cognome agente di polizia giudiziaria, ndr.) con la squadra di polizia giudiziaria: «Hai fatto delle cose…», «Io non ho fatto niente». «Mi raccomando, da questo momento tu non devi fare indagini, facciamo tutto noi». «Va bene» E facevano questi festini all’interno del convento arcivescovile di Siena”.

Carolina Orlandi commenta queste dichiarazioni: “La roba assurda che in tutto questo tornano sempre gli stessi personaggi, cioè si parla sempre degli stessi magistrati, si parla sempre degli stessi personaggi della curia, si parla sempre degli stessi personaggi della banca, di tutta una serie di istituzioni dei poteri eccetera. Ogni volta che noi troviamo una storia in più c’è sempre gli stessi personaggi di mezzo, cioè non può essere una coincidenza, capito? Io alle coincidenze non ci credo più”. 

E Cosa succede al comandante della stazione dei carabinieri di un comune che sarebbe stato così spesso in contrasto, sempre con lo stesso magistrato?

Ex Carabiniere: “I miei superiori mi hanno levato il comando e trasferito. Buttato in mezzo a una strada con tre bambini piccoli, mi hanno tolto pure l’alloggio di servizio. Ho fatto ricorso al Tar e purtroppo l’Arma dei Carabinieri e altre amministrazioni quali Finanza e Polizia, non devono indicare i motivi per cui sei incompatibile, a loro giudizio. Io ho chiesto quali sono i motivi di incompatibilità ambientale? E hanno risposto «A nostro giudizio insindacabile».

Carolina Orlandi: “Tutto quello che vi ho appena raccontato era all’interno di una registrazione che noi abbiamo fatto a questo ex carabiniere e abbiamo depositato alla procura di Genova. Questa registrazione era sparita. Questa registrazione non è mai stata presa in considerazione per fare la richiesta di archiviazione. Alcune cose sono sparite, altre sono state ritrovate, altre non ci sono state comunicate… è veramente una roba demotivante invece di affidarci a un’istituzione che dovrebbe garantire la giustizia e la verità e che dovrebbe essere a nostro supporto per sapere che cacchio è successo quella sera, noi invece dobbiamo avere 100 occhi. Sono passati 8 anni, siamo stanche di dover guardare continuamente le spalle da tutti”.

Monteleone: “Cosa chiedete voi alla Procura di Genova che giovedì dovrà decidere sul da farsi?”

“Noi chiediamo che venga rivalutata l’archiviazione, perché un’archiviazione deve essere fatta sulla base degli atti, ma tutti gli atti, non una parte, quindi che riprendano in mano tutto, che mettano a confronto le testimonianze che non combaciano, che prendano la registrazione che gli abbiamo dato noi, che si ascoltino tutto. Per scrivere un’archiviazione devono aver fatto le indagini, ma su tutti gli atti, non su una parte. – conclude Carolina Orlandi  Alcune cose sono sparite, perché altre sono state ritrovate, altre non ci sono state comunicate. È veramente demotivante e, credimi, noi la motivazione ce la stiamo mettendo tutta e continueremo a farlo”.

Il servizio è visibile al link: https://www.iene.mediaset.it/video/david-rossi-festini-hard_960286.shtml