ARTE ANTEPRIME FILM CINE&TURISMO CINEMA INTERVISTE LIBERAMENTE LIBRI LO SAPEVATE CHE... MODA E TENDENZE MUSICA NEWS RECENSIONI FILM RECENSIONI SR E JR RUBRICHE TEATRO TV
Caricamento in corso

Barack Obama in esclusiva da Fazio: “è possibile fare politica e mantenere l’integrità”

Barack Obama in esclusiva da Fazio: “è possibile fare politica e mantenere l’integrità”

Condividi questo articolo:

BARACK OBAMA A CHE TEMPO CHE FA: ‘...È POSSIBILE FARE POLITICA MANTENENDO LA PROPRIA INTEGRITÀ’, ‘FA BENE PROMUOVERE L’UGUAGLIANZA, ANCHE IN ECONOMIA’, ‘CASA BIANCA COME ALBERGO A 5 STELLE DAL QUALE NON PUOI USCIRE’
lo“Mi fa molto piacere essere qui, mi piacerebbe essere lì di persona ma dobbiamo aspettare che la pandemia passi”. Così il 44° Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ospite a Che tempo che fa di Fabio Fazio su Rai3 per un’intervista esclusiva in tv in Italia sulla sua autobiografia di grande successo Una terra promessa”, edita in Italia da Garzanti .
La lunga intervista a Barack Obama segna una svolta storica, il fascino della semplicità e della schiettezza. Una “pulizia” che fa sognare una svolta anche nelle forze politiche italiane, troppo impegnato nei giochi di potere per vedere quello che a molte persone è evidente: l’eleganza è nella semplicità, il consenso si ottiene con la verità. La politica “buona” non è un’utopia.
Di seguito un estratto dell’intervista a Barack Obama
 
Il commento di Michelle sul libro “Una terra promessa”.
Michelle è molto critica, è molto dura. Uno dei motivi per cui l’ho sposata è perché lei mi spinge sempre a fare del mio meglio. Lei, letto il libro finito, mi ha detto: “Sì, hai fatto una bella cosa!”, però mi ha chiesto come mai mi ci è voluto così tanto tempo a finire il mio primo volume quando lei il suo l’ha finito molto prima di me. Cosa posso dire? Tutti conoscono Michelle e sanno benissimo che è decisamente superiore a me. Il fatto che mi sopporti è anche una delle grandi meraviglie che descrivo nel mio libro.
 
George Clooney e la sconfitta a basket contro Amal.
Amal è in effetti decisamente un’atleta superiore a George e, se mi ricordo bene, ha vinto proprio lei in quella partita che abbiamo giocato insieme. Però do a George perlomeno un credito: con due bimbi così piccoli adesso non si può allenare come in passato. La mia unica scusa è invece che purtroppo invecchio.
 
Uno dei motivi che l’hanno portato a scrivere “Una terra promessa”.
Parte dello scopo che volevo raggiungere è stato quello di dare alle persone la possibilità di “aprire il sipario” e vedere che tutti i leader che si vedono in televisione sono degli esseri umani che devono prendere delle decisioni, che stanno cercando di sbrogliarsi in tutte queste prove da superare, che fanno errori e che bisogna imparare dagli errori commessi. Una cosa che desideravo era trasmettere, soprattutto ai giovani lettori, l’idea che è possibile occuparsi di politica, di vita pubblica mantenendo la propria integrità e mantenendo quelli che sono i valori che permettono di fare il meglio per gli altri.
Però alla fine ci si trova sempre di fronte alle difficoltà, a dover gestire le contraddizioni, cose complesse, è così che va. La politica è imperfetta come tutte le cose che fanno gli esseri umani, però è possibile farla bene in un modo che possa dare un contributo positivo alla società, oppure [farla] in un modo meno positivo che porta a divisioni tra le persone e a conflitti. Spero, soprattutto per i giovani che possano essere interessati a questa carriera o comunque a far qualcosa nel mondo, che [il libro] possa servire da guida per il loro impegno.
 
Sulla democrazia e l’informazione.
Viviamo in un’era in cui siamo davvero “annegati” dalle informazioni. Non abbiamo mai avuto così tante informazioni sulla punta delle dita e non abbiamo mai visto, come oggi, contestare la realtà così tanto. Ci sono alcuni che erroneamente informano in un modo che è davvero distruttivo per la nostra democrazia e non sono semplicemente i social media, anche se hanno accelerato questa tendenza. Credo che a causa della globalizzazione, della tecnologia e di tutti i cambiamenti che sono intervenuti, anche dal punto di vista demografico, le persone sono incerte e cercano risposte facili per spiegare le circostanze che confondono le loro vite.
È un momento in cui, se la storia ci insegna qualcosa, i demagoghi, i movimenti violenti possono guadagnare terreno e quindi è importante che, se le diamo valore, la democrazia ci porti a credere ai fatti, alla logica, alla ragione e per esempio allo stato di diritto e a delle normative sulle quali dobbiamo essere tutti d’accordo. Possiamo anche non essere d’accordo su problematiche specifiche, per esempio sulla politica fiscale o economica o su come affrontare il cambiamento climatico, però parte di queste normative dovrebbero far sì che non ci dovessimo chiamare e definire “orribili”, “terribili”, demonizzarci a vicenda e quindi inventare fatti e manipolare, complottare, perché allora la democrazia non funziona più, non è possibile arrivare a compromessi. Sempre più persone iniziano a credere che gli altri siano cattivi, che cerchino di minacciare il Paese. Allora come si può arrivare a un compromesso? In quelle circostanze non è possibile avere un dibattito democratico e pluralistico, è una cosa che tutti noi dobbiamo davvero affrontare. Dobbiamo da una parte gestire meglio i nostri social media, dall’altra educare i nostri bimbi a distinguere la verità dalle cose false in modo molto più efficace.
 
Disuguaglianze nel mondo.
È una delle problematiche che credo che tutto il mondo debba affrontare. La globalizzazione, la tecnologia, sono state davvero delle micce di ricchezza e ci sono state persone che si sono arricchite in modi mai visti prima nella storia umana. Questo non è sostenibile ovviamente. Se le nostre società hanno davvero una sperequazione così profonda tra i vertici e la massa delle persone, alla fine la gente penserà che il sistema è corrotto, proverà risentimento e avrà il desiderio legittimo di cambiamento. Dico sempre una cosa a tutti i miei amici che si occupano di affari: fa bene promuovere l’uguaglianza, bisognerebbe che tutti (loro) volessero una società dove di fatto gli stipendi sono equi, dovremmo tutti volere una società dove noi investiamo in modo che l’istruzione sia per tutti, per ciascun bimbo, perché così riusciremmo a stabilizzare di più anche la situazione economica e avremmo dei consumatori più istruiti che acquisterebbero dei prodotti migliori. Ci dovrebbe essere un interesse proprio dall’interno di coloro che sono al top del settore economico per trovare modalità per poter ridistribuire e reinvestire tutta quella che è la ricchezza, per il bene di tutti. Alcuni Paesi hanno fatto meglio di altri. Quando si guardano per esempio alcuni Paesi Scandinavi, non è che loro non abbiano un mercato libero ma le loro popolazioni riescono a beneficiare di assistenza sanitaria di base, una buona istruzione, e nessuno si trova tagliato fuori, né da una parte né dall’altra, tutti si sentono parte di un’unica comunità.  
Credo che ci siano davvero modalità per riuscire ad avere un capitalismo attento e anche, diciamo, comprensivo. Non ci deve però essere da parte del Governo un sentimento di avidità. Quando sono stato eletto Presidente nel corso della crisi finanziaria, avevamo messo a punto un sistema per prevenire una depressione e, come ho riconosciuto nel mio libro, non siamo stati in grado di risolvere alcune di queste problematiche quando avevo ancora la maggioranza al Congresso. Poi l’abbiamo persa e sfortunatamente i Repubblicani non avevano lo stesso tipo di interessi sui problemi economici.
 
Vivere alla Casa Bianca: pro e contro
Naturalmente è un grandissimo privilegio quello di essere Presidente, tuttavia, talvolta, si ha una impressione “falsa” perché si pensa che il Presidente viva gratuitamente, semplicemente perché è eletto Presidente. Noi dovevamo fare la spesa, certo non andavo io al supermercato, ma ce la pagavamo noi. Avevamo un budget entro il quale dovevamo stare. La Casa è bellissima e lo staff mi portava in giro, quindi non andavo a far benzina, non facevo questo genere di cose. La cosa interessante della presidenza degli Stati Uniti d’America, ancora di più rispetto ad alcuni Paesi europei dove il Presidente del Consiglio può, per esempio, vivere a casa propria, è che devi traslocare dentro questo ambiente davvero strano, perché, come lo descrivo nel mio libro, è come un albergo a cinque stelle dal quale non riesci ad andartene via. Hai dei privilegi incredibili, tutta una serie di cose a disposizione. D’altro canto c’è però il senso di isolamento, in un certo senso di prigionia, ed è una cosa alla quale non mi sono mai abituato. Avevo dei sogni ricorrenti in cui mi vedevo camminare in una strada normale, sedermi a bere un bell’espresso in un cafè, oppure andare a fare una passeggiata al parco, e nessuno mi riconosceva. Per me era una grandissima liberazione. Il fatto che ho avuto questo sogno ricorrente è un’indicazione che questo non è un modo naturale di vivere, però naturalmente è stato un piccolo sacrificio rispetto a ciò che abbiamo fatto.
 
Le prime settimane (viverci) è stranissimo però il personale è fatto da esseri meravigliosi che ti aiutano. La maggior parte del personale era afroamericano e latinoamericano e il personale della Casa Bianca era molto orgoglioso del fatto che qualcuno che abitava alla Casa Bianca assomigliasse ai loro figli o alle loro figlie o che Malia e Sasha assomigliassero alle loro nipoti. Ci hanno trattati meravigliosamente bene.
La cosa alla quale non ti abitui è l’isolamento. Al secondo piano della Casa Bianca avevamo la nostra residenza, alle 18.30 cenavamo e dopo andavo ad accompagnare a letto le mie figlie. La cosa più importante è che Michelle ha voluto cambiare l’arredamento delle camere delle bambine perché non voleva che avessero la sensazione di dormire in un museo, voleva che potessero appendere i poster delle loro popstar e degli attori preferiti, che si sentissero “normali”. Man mano che sono cresciute, invece che invitare i loro amici alla Casa Bianca, volevano andare loro a casa degli amici, perché almeno avevano la sensazione di stare in una casa normale senza essere nel mirino dei servizi segreti che stavano sempre con loro.