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“Tantu Tiampu Fa” di Raffaella Caruso, un viaggio tra suoni, leggende e tradizioni dell’antica Calabria

“Tantu Tiampu Fa” di Raffaella Caruso, un viaggio tra suoni, leggende e tradizioni dell’antica Calabria

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“TANTU TIAMPU FA”  IL NUOVO ALBUM DELL’ARTISTA CALABRESE RAFFAELLA CARUSO,  UN VIAGGIO TRA SUONI, LEGGENDE E TRADIZIONI DELL’ANTICA CALABRIA

Intervista di Maddalena Maglione

La musica popolare calabrese, come tutte le tradizioni folcloristiche italiane, affonda le proprie radici in un passato leggendario, quando i suoni ed i balli erano forme di comunicazione primarie e rappresentavano importanti passaggi nella vita delle comunità. Oggi la musica folk calabrese,  vive una stagione di rinnovato interesse sotto molti profili. E’ il caso di “ Tiantu tiampu fa” (Carren Production / IDM) nuovo album  di Raffaella Caruso, un lavoro durato due anni, fatto di ricerca e passione, dove alcuni brani e testi appartenenti alla tradizione popolare calabrese, vengono riscoperti e riproposti in chiave moderna con nuove sonorità, senza però perdere di vista l’espressione folklorica che li caratterizzava. L’album prodotto da Renato Caruso e Domenico Scordamaglia presso il CabStudio Recording di Petilia Policastro in provincia di Crotone, “TANTU TIAMPU FA” è un album di dieci brani, dei quali sei sono inediti scritti da Raffaella Caruso e composti da Renato Caruso, uno è un brano strumentale composto da Renato Caruso, e tre sono cover di brani celebri della tradizione musicale calabrese.

Nell’album ritroviamo canti che si sono tramandati di generazione in generazione, ma comprende anche sei brani composti dall’artista stessa, un brano strumentale scritto da Renato Caruso e tre cover rivisitate di canzoni popolari calabresi. Questa la tracklist del disco: “A musica”; “Calabrisella”; “Cu trenta carrini “; “Furtuna”; “Iddra nun sa” “Na Sirata i primavera”; “Ninna e dorme”; “Tanto tiampu fa”; “Tarantellina di Caruso”; “Tata ca muaru”; “Vita amara”.

“Cu trenta Carrini” e “Furtuna” sono due cover rispettivamente di Otello Profazio e di Elio Curtu, mentre “Tata Ca muaru” è un famoso brano della canzone popolare calabrese. L’album affascina e coinvolge e ci trasporta piacevolmente in mondi lontani attraverso l’uso di strumenti tipici di quella terra, come la chitarra battente unita a strumenti più attuali come il violino, il sax, il flauto, il contrabbasso.

La seconda giovinezza della musica popolare in Calabria è dovuta certamente ai tanti studi di carattere etnologico e musicologico, ricordiamo in primis un grande studioso di Etnousicologia Roberto Leydi e ai numerosi festival sorti in quelle zone come il Kaulonia tarantella festival  di Caulonia,  Radici Sonore Festival di Tiriolo e Tarantella Power  di Badolato. Raffaella Caruso vive a Petilia Policastro, un paese in provincia di Crotone: si avvicina a questo genere  fin da ragazzina cantando in gruppi di musica folkloristica.

L’artista ci descrive cosi il suo album d’esordio «“TANTU TIAMPU FA” è un cammino dentro il mondo della poesia, dove l’amore è il tema dominante – racconta Raffaella-  Le canzoni parlano dell’amore per il marito, per i figli, dell’amore non ricambiato, dell’amore per la vita e per la musica. L’uscita di questo album, dopo due anni di ricerca e di lavoro, è la realizzazione della mia vita musicale. Questo album, scritto e cantato in dialetto, è un invito a riscoprire le nostre tradizioni e i valori del passato per vivere meglio il presente e proiettarsi verso un futuro migliore, tenendo conto delle cose importanti, che contano davvero››.

Raffaella come mai una bambina cresciuta con la musica degli anni ’80 e ’90 e figlia  di un epoca moderna ha sentito l’esigenza di avvicinarsi a questo genere musicale cosi antico? C’è stata forse una persona in particolare della tua famiglia o tra le tue amicizie che ti ha trasmesso questa passione?

Per chi nasce in un paesino dell’entroterra calabrese, viene quasi spontaneo avvicinarsi alla musica popolare… ai canti dialettali, ai canti delle tradizioni! Inoltre in me è stato sempre forte, il senso di appartenenza alla mia terra! A tal proposito voglio citare, uno dei brani che ho voluto includere nel mio album…”Tata Ca muaru” che ho sempre cantato insieme a mio padre sin da bambina e che per questo ho voluto, riarrangiare e appunto includere nel mio disco,a significare questo forte legame con le mie origini!

L’organetto, la zampogna o le caratteristiche “ surduline” piccole zampogne, sono strumenti tipici della Calabria, i tamburelli,  quali di questi strumenti della tradizione popolare avete utilizzato all’interno dell’album?

Nel mio album sono presenti diversi strumenti della tradizione… in primis la chitarra battente, il tamburello e la fisarmonica… ma, al contempo, ho attinto anche alle sonorità di strumenti più moderni, anche più classici come il violino, perché ho voluto sperimentare nuovi arrangiamenti… il popolare che si mescola ad altri stili, cantando comunque in dialetto

Alcuni brani sono accompagnati anche da bellissimi video che riprendono suggestivi scorci della tua terra, ad esempio dove è stato girato il video di “Na Sirata I Primavera”, che ha anticipato il disco?

Un po’ per promuovere il bello della mia terra, un po’, ripeto, per il forte legame che ho con essa, ho girato diversi video nel mio paese e dintorni.  Ed in particolare, il brano di lancio del mio cd ,” Na sirata e primavera” è stato girato nella Petilia vecchia, cioè nel centro storico del mio paese… dando quel sapore di antico/nostalgico ad una canzone che parla dei tempi passati… quando anche con poco, si riusciva ad essere gioiosi

 

Nel tuo disco ci sono anche tre cover di canti conosciuti: “Cu Trenta Carrini”,  “Tata ca muaru”, “Furtuna”, la scelta di questi brani è stata fatta in base al testo e ad un messaggio in particolare  che ci tenevi a comunicare al pubblico o in base alla particolarità delle melodie e sonorità?

Si, nel mio album ci sono tre cover di brani della tradizione calabrese… scelti per un motivo affettivo nel caso di Tata Ca Muaru , mentre Cu trenta Carrini, benché l’ arrangiamento si discosti molto dall’originale, è una dedica al grande Otello Profazio, il primo cantastorie della Calabria, il quale ascoltando la mia versione così diversa dalla tradizionale, le è comunque piaciuta moltissimo . E questo per me è stata fonte di grande gioia . Infine, Furtuna è un canto popolare che ho scelto per dedicarlo ad un mio caro paesano scomparso, molto attivo dal punto di vista artistico nel mio paese che amava molto questa canzone. Come vedi… il sentimento è il primo motore del mio lavoro discografico

Nella creazione di questo album ti sei ispirata a qualche artista in particolare?

Non so se mi sono ispirata a qualcuno… quello che è certo è che io ascolto tanta musica popolare… da quella più tradizionale a quella più contaminata, quindi, credo, che l’ ispirazione possa averla tratta da molte cose da me ascoltate.

In questo album di esordio ti fai ambasciatrice dei valori e delle tradizioni della tua terra, ritieni che diffondere il genere folk possa essere utile alle nuove generazioni?   

Non mi sento un’ambasciatrice. In realtà, nel mio piccolo, io vorrei solo lanciare un semplice messaggio: quello di non dimenticare mai da dove proveniamo, ancorati alle nostre radici che sono importantissime per la nostra identità, in modo da proiettarci nella vita di oggi in modo più autentico! Un tempo, le piccole cose ci davano gioia, oggi sembra che non ci si accontenti mai! In questo, forse, l’era Covid ci ha dato la possibilità di riflettere su dove stiamo andando… ponendo un freno.

C’e un brano del disco a cui sei particolarmente legata?

Non c’è un brano del disco a cui sono particolarmente legata. Magari, un posto speciale nel mio cuore, lo occupano quelli composti da me, sicuramente, ma li amo tutti perché sono venuti fuori dal lavoro di tanti musicisti con cui ho collaborato e che mi hanno dato tanto

C’è un artista pop in particolare con cui ti piacerebbe collaborare in futuro?

Beh! Non penso a future collaborazioni con artisti pop… sarebbe un sogno, però!

Quella del cd, è stato un piccolo grande sogno che ho realizzato in due anni. Dopo un periodo in cui avevo appeso il microfono al chiodo, mi sono resa conto che non potevo rinunciare a questa mia passione che mi rende felice e mi aiuta ad affrontare meglio il quotidiano. Con 4 figli ed un lavoro che mi impegna non poco, essere tornata alla musica, mi fa sentire più grintosa e serena.