“House of Gucci”, un cast straordinario per una storia straordinaria, quella della famiglia Gucci
Condividi questo articolo:
“House of Gucci”, un cast straordinario per una storia straordinaria, quella della famiglia Gucci e dellla sua tragica fine.
Ridley Scott porta sul grande schermo trent’anni di storia della famiglia che ha fondato il marchio che da sempre rappresenta lo stile, ia ricercatezza e il lusso. Una storia familiare balzata tristemente agli onori della cronaca, segnando la fine della dinastia Gucci.
Siamo negli anni ’70, Patrizia-Lady Gag è la bella figlia di un autotrasportatore, un imprenditore, ma lei è ambiziosa e ama essere protagonista della sua vita. Una sera è invitata a una festa, lì conosce Maurizio Gucci-Adam Driver. Colpita dal giovane e dal suo cognome nizia a seguirlo per poterlo incontrare “casualmente”. Maurizio è uno studente di giurisprudenza, timido e ingenuo che resta folgorato dalla
bellezza e dall’intraprendenza di Patrizia Reggiani.
Come è prevedibile il padre di Maurizio, Adolfo Gucci-Jeremy Irons, che non vede di buon occhio la donna che per lui è solo una cacciatrice di dote, così, nella speranza di dissuaderlo lo disereda.
Maurizio è giovale e compie il gesto più romantico che Patrizia riceverà: lascia tutto, la chiede in moglie, lavora per la ditta di trasporti e continuando a studiare.
Patrizia è ambiziosa e coglie al volo l’occasione di conoscere lo zio Aldo-Al Pacino, spingendo Maurizio a lavorare con lui a New York. Per tutto il film a condurre i giochi è lei, la Reggiani che, provendendo da un mondo diverso da quello dei Gucci, ha occhio per gli affari, ma resta lontanissima dalle dinamiche della famiglia Gucci, quelle regole non scritte per cui la famiglia e il prestigio vengono prima dei profitti. Riesce a estromettere lo zio e il cugino Paolo-Jared Leto e, con l’arrivo dell’investitore iraqueno, finalmente Maurizio Gucci prende le redini dell’azienda. Per rilanciarla, dopo il disastroso accordo con Paolo, ingaggia un giovane e talentuoso stilista che rivoluzionerà e rilancerà il marchio Gucci nel mondo.
Questa svolta però sarà anche la fine del matrimonio felice. Maurizio ritrova una sua vecchia fiamma e decide di lasciare la moglie per prendere finalmente “le redini della sua vita”.
Patrizia non si da pace, consulta la sua amica e cartomante, Pina-Salma Hayek, di fiducia, quella che da anni la consiglia e la manipola(?), fino ad aiutarla ingaggiare due sicari per uccidere il marito determinato a lasciarla.
Più che una saga familiare, “House of Gucci” è la ricostruzione di un tragico fatto di cronaca. In un periodo in cui ogni gorno la cronaca ci dice che le donne sono vittime dei loro compagni, il regista ci ricorda che accade anche il contrario e che quella donna, Patrizia Regiani, è stata condannata a 29 anni di carcere. Forse per la maestria di Lady Gaga, forse per il modo in cui la storia è raccontata, il punto di vista di Scott sembra quasi “assolvere” l’ambiziosa Patrizia, quasi a sottolineare che quel delitto è frutto di una passione incontenibile, più che dall’avidità come potrebbe apparire. La patrizia-Lady Gaga, ci piace, è una donna intraprendente, intelligente e comprende meglio del marito quali sono i veri traditori. Sembra quasi che la fine dei Gucci, come famiglia, sia quasi solo colpa dell’incapacità di Maurizio. Il sottile equilibrio che manteneva in piedi la Maison si giocava sulla loro storia, su valori familiari sconosciuti alla donna, uno sguardo al passato che li ha penalizzati, fino all’arrivo di Tom Ford che, nel film almeno, è spalleggiato dall’uomo di fiducia di Gucci Senior, e alla fine ne prende le redini lasciando fuori proprio Maurizio, unico vero erede.
House of Gucci, è un film da non perdere, la moda è solo lo scenario di fondo su cui si muove un cast strardinario con personaggi ben costruiti in cui la vera protagonista è l’affascinante Lady Gaga. Il trucco e parrucco la rendono davvero somigliante alla vera Patrizia.
Una menzione particolare la merita ilpersonaggio di Paolo Guggi interpretato da un irriconoscibile Jared Leto, divertente nella sua estrosità che rasenta la follia per finire in idiozia. Forse non tutti i particolari sono perfetti (la festa negli anni ’70 sembra mutuata dai nostri giorni),
ma passano in secondo piano rispetto alla narrazione che, nonostante la durata di due ore e trentacinque minuti, trasporta lo spettatore nel mondo di Patrizia Reggiani, senza giudicarla, ne mostra forza e fragilità, senza per questo renderla meno colpevole. Nel film la figlia Alessandra è quasi un fantasma e diventa, come accade spesso nella realtà delle cronache, lo strumento di ricatto verso il partner. Ci si chiede come sia possibile ordinare l’omicidio del compagno? non considerare il danno della perdita di un genitore? come si possa progettare e mettere in atto un omicidio? Ridley Scott lascia le domande allo spettatore, non suggerisce risposte, mostra la miseria umana per quello che è senza prendere posizione.
“House of Gucci” sarà al cinema dal 16 dicembre.
Commento all'articolo