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Opere di André Komatsu in mostra alla sede romana di ” Galleria Continua “

Opere di André Komatsu in mostra alla sede romana di ” Galleria Continua “

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Il prestigioso The St Regis Roma ospita dal 20 aprile al 17 giugno nello spazio espositivo di Galleria Continua una personale del brasiliano Andrè Komatsu, uno dei più rappresentativi tra gli attuali artisti vantati dal Paese sud americano.

Komatsu, classe 1978, ha già esposto al Bronx Museum di New York,alla Drawing Room di Londra, al Padiglione del Brasile alla 56a Biennale di Venezia, al Museo d’Arte di San Paolo, all’ultima Triennale di Aichi in Giappone.

La mostra, dal titolo ABYSS/ABISMO, si compone di una serie di opere inedite appositamente realizzate per questa personale e si propone di porre lo spettatore in condizione di essere coinvolto in un viaggio immersivo.

Sostiene l’autore ispirandosi all’opera “ Salto nel vuoto “ di Yves Klein: “…il concetto di ‘Abisso’ è qualcosa che non saremo mai in grado di conoscere fino in fondo, è un concetto che apre alla possibile esistenza di altre realtà, utopiche, distopiche, la sospensione del salto, evidente in quell’opera, lascia l’immagine inconclusa e senza risoluzione. Un’alienazione molto vicina a quella prodotta dalla situazione politica brasiliana, guidata da un governo che ha scelto sistemi di distruzione (Necropolitica) per modellare menti e creare sistemi di corruzione; sorge spontanea una domanda: stiamo risalendo o stiamo affogando?”

Komatsu descrive il proprio lavoro come il riflesso di una serie di percezioni che trattiene mentre cammina per le strade e negli spazi urbani. Gli oggetti e i materiali che convergono a comporre il suo universo artistico si condensano come inviti alla resistenza sociale e all’appropriazione di un territorio. Le sue opere restano in un costante stato di tensione, da un lato tendendo a una condizione di equilibrio, dall’altro negando quello stesso equilibrio, che viene minato o dallo sforzo proprio dell’artista, o da quello del mondo, volto a rovesciare, rompere, scomporre o far esplodere strutture apparentemente solide. È in questo spostamento tra energia creativa ed entropia che risiede la bellezza del lavoro di Komatsu.Il movimento (reale, potenziale o meramente implicito) che caratterizza diverse opere, unito alla scelta di materiali comuni – frammenti, oggetti abbandonati, macerie – consente una lettura impegnata e ideologica del suo lavoro.

La maggior parte delle opere di Komatsu richiedono un cambiamento del proprio punto di vista, poiché sono aperte a varie letture e ad essere comprese in modi diversi: la sala centrale della galleria accoglie diversi dipinti, nuovi esperimenti dell’artista ai quali si è approcciato solo recentemente, dal titolo “Sobreamanhã alvorada” (Sull’alba di domani) il cui titolo s’ispira a una frase che Komatsu ha trovato nel settimanale Manchete, una vecchia rivista che parlava di Brasília e della costruzione di un sogno: una nuova capitale portatrice di modernità, un Brasile moderno, e della quale l’artista si appropria per parlare della realtà che vive il Brasile durante la pandemia, tra crisi sanitaria, politica, economica e sociale. Durante il lockdown, l’artista inizia dunque ad utilizzare questa nuova tecnica e nuovo modo di fare arte come strumento di indagine.Le immagini dei dipinti ritraggono l’ambiente in cui l’artista è immerso: scorci di una metropoli oscura e perturbante che riflette uno stato d’animo distopico edi incredulità nei confronti del futuro.

Tra le altre opere esposte: Quimera (4), che fa parte di una serie di opere realizzate con porzioni di monete diverse che,assemblate tra loro, vanno a comporre una moneta intera, metafora di una realtà globale dominata dalla domanda del mercato,da informazioni manipolate, realtà aumentata e fake news.

Ed inoltre, “Dormente”, un’installazione a parete composta da acciaio e da un vetro di sicurezza. Ad esso è appesa una catena. Da una certa prospettiva si può vedere solo un lato della catena, nuova e lucente, ma camminando intorno all’installazione, si riesce a vedere l’altra faccia della catena, arrugginita e rovinata. Attraverso il vetro, le due facce si riflettono l’una nell’altra. Questa relazione tra vetro e catena serve da metafora per parlare di un limite sociale; la catena è una sola, ma il suo corpo è diviso al centro in due parti. Ciò che divide le due facce è trasparente e invisibile; tuttavia presente”.

Chiude la mostra “Untitled”, un’opera che allude a come il mercato sia ovunque e alteri la nostra comprensione della realtà. “Il mercato in generale corrompe gli ideali, i desideri e la conoscenza. La frase scritta sulla lastra di acciaio è ispirata a un discorso di Marilena Chaui, pensatrice brasiliana che critica il neoliberismo capitalista”, chiosa l’artista.

L’esposizione verrà preceduta da un talk dell’artista che si terrà il 19 aprile preso l’Istituto Guimaraes Rosa in Piazza Navona presso l’Ambasciata del Brasile in Italia.

 

 

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