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“The Old Oak” di Ken Loach: “La speranza è politica…”

“The Old Oak” di Ken Loach: “La speranza è politica…”

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“THE OLD OAK” di KEN LOACH

Ken Loach a Roma “The Old Oak”

“The Old Oak” (La vecchia quercia) è il titolo dell’ultimo film di Ken Loach, con Dave Turner (nel ruolo del protagonista TJ Ballantine), Elba Mari (Yara) e Debbie Honeywood (Tania), scritto da Paul Laverty e distribuito dalla Lucky Red Italia, dal 16 novembre nelle nostre sale.
Dopo “Sorry We Missed You” (2019) e “Io, Daniel Blake” (2016) il regista inglese ha annunciato la conclusione della sua carriera con questo ultimo lungometraggio, presentato al Festival di Cannes 2023.

Ken Loach a Roma “The Old Oak”

Nell’incontro con il pubblico in sala a Roma Loach ha dichiarato: «La speranza è politica… la speranza non è incrociare le dita e non è un’utopia… deve essere basata sulla possibilità del cambiamento e questo può accadere solo se si ha la percezione della propria forza. Se si ha questa percezione, allora si ha fiducia, se si ha fiducia a quel punto si può pianificare una strada da seguire. Ma se si è disperati accade il contrario… si ha l’idea che niente possa cambiare… quindi serve la leadership politica. La militanza che viene dal basso è come il vapore, per andare avanti deve essere collegata ad un motore altrimenti evapora, quindi ci deve essere uno strumento politico per apportare i
cambiamenti necessari, altrimenti vinciamo una battaglia ma non ci sarà nessun cambiamento di tipo strutturale».
Ricordando i minatori di “Days of Hope” l’attivista inglese ha sottolineato l’importanza della “solidarietà collettiva”, tema portante di “The Old Oak”, nome del pub di una ex cittadina di minatori dell’Inghilterra del Nord, scenario di tematiche attuali quali la diversità sociale, la povertà, le precarie condizioni lavorative e l’integrazione razziale.
Nel locale di TJ Ballantine, rimasto l’unico punto di ritrovo della città, le giornate scorrono monotone tra una birra e l’altra. L’equilibrio viene messo alla prova dall’arrivo di un gruppo di rifugiati siriani, tra cui Yara, giovane donna con la passione della fotografia.
La ragazza, mentre tenta di fare delle foto, viene aggredita da un
cittadino inglese. Gli episodi di intolleranza verso le famiglie siriane si fanno frequenti e le ostilità si inaspriscono, creando una spaccatura tra gli abitanti.
TJ si fa portavoce della comunità offrendo solidarietà ed accoglienza ai nuovi arrivati e trasformando una stanza chiusa, piena di ricordi, in una sala ristorante dove tutti possono mangiare insieme tra le fotografie degli scioperi della classe operaia degli anni 80. Ballantine, guardando al passato, riconosce nel popolo che fugge dalla guerra la stessa condizione umana dei minatori e lo fa senza preconcetti di sesso, religione ed etnia, ristrutturando “la vecchia quercia” per creare un futuro
diverso, forse migliore.

«Queste due comunità saranno in grado di trovare il modo di convivere? Saranno in grado di trovare un modo di sostenersi a vicenda?… Il vecchio ricordo della solidarietà sarà sufficientemente forte?»: Loach ci porta a questa riflessione, dopo aver scrutato con sopraffina eleganza e profonda sensibilità tutte le venature dell’animo umano spesso fragile.
TJ è l’uomo comune che lotta per il cambiamento, per rendere libero se stesso e gli altri e, quando il dolore diventa insopportabile, lui lo condivide poiché è l’unico modo per sopportarne il peso e solo nell’unità comunitaria è davvero possibile coltivare la speranza.

di Eleonora Cirulli

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