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“Segnali di vita” di Leandro Picarella: un piccolo film che entusiasma la Festa del Cinema di Roma

“Segnali di vita” di Leandro Picarella: un piccolo film che entusiasma la Festa del Cinema di Roma

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Il pubblico del Rome FF e gli abitanti di Lignan applaudono Leandro Picarella e Paolo Calcidese (Foto di Massimo Nardin)

Presentato questo pomeriggio nella sezione Freestyle della diciottesima Festa del Cinema di Roma – Rome Film Fest, un’opera tanto strana quanto affascinante, sospesa tra la finzione e
il documentario: “Segnali di vita” di Leandro Picarella.
L’astrofisico Paolo Calcidese – che “interpreta se stesso” – dalla caotica Milano si trasferisce in Valle d’Aosta, a Lignan, un piccolo villaggio della Valle di Saint-Barthelemy, per occuparsi, da solo, dell’Osservatorio astronomico e del suo potente telescopio e,
parallelamente, approfittare della chiusura invernale per proseguire nelle proprie ricerche scientifiche e testare nuove tecnologie, quali Arturo, un robot-maggiordono, la sua unica
compagnia quotidiana. In realtà – scopriremo –, le motivazioni di quella fuga sono più personali che scientifiche, e riguardano la vita privata di Paolo.
Un incidente tecnico, però, rompe routine e isolamento. I responsabili dell’Osservatorio
affidano a Paolo una ricerca diversa che lo costringe ad abbandonare stelle e galassie e
superare isolamento e scetticismo. Egli dovrà infatti confrontarsi con gli sparuti e genuini abitanti di quella microrealtà, sottoponendo loro un questionario per indagare i luoghi comuni e i fraintendimenti riguardo a basilari nozioni scientifiche.
Incontro dopo incontro, ad emergere non saranno i concetti ma le vite, quelle degli intervistati, umili depositari di potenti verità, le loro semplici passioni, la millenaria ritualità
delle loro mansioni, la meraviglia che ogni nuovo giorno e ogni vita portano con sé…
“Scienza” e “misconoscenza” si scambieranno presto le posizioni e i risultati del “questionario” si riveleranno inattesi e illuminanti, innanzitutto per Paolo e la sua vita…

Calcidese e Picarella alla Festa del Cinema di Roma (Foto di Massimo Nardin)

 

Picarella e Calcidese, suo sodale compagno di questo “viaggio da fermi”, riescono in un piccolo miracolo: abbattono e ridefiniscono le barriere tra opposti, la vita umana e le stelle, il singolo e la comunità, la verità e la finzione. E, così, l’opera che ne esce è quantomai fecondamente indefinibile, forse nemmeno chi l’ha creata saprebbe dire dove finisce il canovaccio e inizia l’imprevisto.
Il mio desiderio, a fine proiezione, era conoscere di più sulla genesi di un progetto così particolare e affascinante. E dunque ho approfittato della squisita disponibilità dell’astrofisico Paolo Calcidese, presente in sala con il regista e parte degli abitanti di Lignan, sottoponendoglielo stavolta io, “un questionario”…

 

Con Paolo Calcidese alla Festa del Cinema di Roma

 

Domanda – Paolo, intanto grazie di aver accettato la mia intervista. Ci puoi raccontare com’è nato il progetto? Sei stato coinvolto dall’inizio, o sei addirittura co-autore dell’idea e
della storia complessiva…?
Risposta – Sì, sono stato coinvolto fin dall’inizio, mi sono state poste domande dal punto di vista tecnico, più che altro per le riprese notturne. Non sono però co-autore, l’idea e la storia sono state portate avanti dal regista Leandro Picarella e da Nora Demarchi.
D – I dialoghi: come sono nati / stati elaborati? C’era una falsariga da seguire, per te e gli altri personaggi, oppure la sceneggiatura nel suo complesso è stato un (sorprendente) work in progress?
R – I dialoghi son stati tutti spontanei. Una volta spiegato il contesto della scena “le cose accadevano” naturalmente. In diversi momenti io non sapevo chi mi sarei trovato davanti e quali fossero le sue conoscenze, quindi è stato tutto molto sorprendente e in tempo reale. A mio parere, ciò ha dato un valore aggiunto al film.
D – Il tuo rapporto con il regista e la produzione?
Ci simo trovati molto bene, ovviamente in alcuni momenti abbiamo discusso in merito al contesto e ai dialoghi, ma sempre in modo costruttivo.
D – Nella realtà, mi hai raccontato, tu lavori lassù da quasi vent’anni anni. Un tempo così lungo trasfigurato nel racconto di una trasferta breve, con un inizio e un addio: hai dovuto
“ritrovare” la distanza di un “corpo estraneo”, cioè tornare con la mente ai tuoi primi giorni nell’osservatorio, di fronte a dei compaesani che, presumo, dopo tutti questi anni ti
conoscono ormai nel profondo?
R – Questa è una domanda molto interessanti per diversi motivi. In diciannove anni di permanenza a Lignan ovviamente le cose sono cambiate molto, da persona molto solitaria oggi sono sposato e ho due bimbi e continuo a vivere, citando il film, “sul picco della montagna”. Durante le riprese mi sono divertito a ricordare come era vivere da solo in Osservatorio, perché effettivamente per due anni ho vissuto nella foresteria della struttura, ma non ho avuto difficoltà a trasferirmi nella condizione psicologica di quel contesto temporale. Per quanto riguarda i compaesani, non pensare che sia nata e cresciuta una conoscenza così “profonda” negli anni, anzi, dopo tutto questo tempo è stato proprio il film ad avvicinarmi in modo più “intimo” alle persone che abitano qui. Posso dire di aver conosciuto davvero gran parte di loro soltanto durante le riprese.
D – Ci puoi raccontare a grandi linee la tua giornata tipo nell’Osservatorio? Sei coinvolto in progetti simili a quello al centro del film?
R – Oggi sono il responsabile della didattica e divulgazione presso l’Osservatorio e il Planetario di Lignan. Mi occupo principalmente della diffusione della cultura scientifica e
porto avanti progetti di didattica delle scienze nell’ambito astronomico. Sono al momento anche il Planetarista ma nasco ricercatore, nell’ambito della ricerca, in collaborazione con
l’INAF-Istituto Nazionale di Astrofisica, mi occupo dello studio fotometrico dei Nuclei Galattici Attivi, galassie lontanissime con nuclei misteriosi che nascondono enormi buchi
neri supermassicci. Ritengo fondamentale la diffusione della cultura scientifica per la crescita personale oltre che culturale e spero che questo film possa essere di aiuto allo scopo.
D – La visita (premio e riconoscimento) finale dei paesani col naso all’insù è in realtà una delle tante che si svolgono settimanalmente all’interno dell’Osservatorio?
R – Tutti i giorni dell’anno abbiamo pubblico nell’Osservatorio e nel Planetario, durante la
settimana scolaresche e nei weekend pubblico generico. Durante il periodo estivo siamo
aperti al pubblico tutti giorni, frequentano ad oggi la sede circa quindicimila visitatori
all’anno, mentre i primi anni in cui ero qui si arrivava a poche centinaia.
D – Domanda diretta: “ti sei piaciuto” nel film, ti ritrovi, o la stessa lavorazione ha fatto emergere in te dei caratteri che ti erano ignoti? Ti sei sentito “attore” nel senso classico,
almeno in certi momenti?
R – Devo dire che il regista ha fatto un ottimo lavoro perché mi sono piaciuto parecchio e il Paolo del film è praticamente quello di tutti i giorni, non ci sono esagerazioni o scene in cui non mi sono sentito me stesso. Mi sono sentito attore per le dinamiche di scena, luci, microfoni, videocamere ecc., ma nel momento in cui si registrava c’era solo Paolo.
D – Questo film condizionerà i tuoi impegni e progetti futuri?
R – Non lo so, è un mondo che non conosco, e non sono a conoscenza delle sue dinamiche, vedremo.
D – Grazie Paolo!
R – Grazie a te, Massimo.

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