“Sharp Corner” alla XIX Festa del Cinema di Roma: un allucinante e inedito viaggio nell’ossessione di un uomo
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Josh (un eccellente, compresso e multiforme Ben Foster) e Rachel (una convincente Cobie Smulders, fredda e calda al contempo) acquistano una casa immersa alla natura. Sembra il paradiso. Per loro, per ricostruire una coppia che negli anni si è slabbrata; e per il figlioletto Tim, che potrebbe liberarsi delle tensioni sin là assorbite.
Un rapporto sessuale fresco e spontaneo, consumato sul pavimento del salotto, sembrerebbe l’introduzione migliore ad un tale cambio di vita. Ma il contemporaneo schianto di un’automobile proprio sull’albero di fronte casa, con uno pneumatico che persino infrange la vetrata e precipita sulla coppia, interrompe brutalmente sul nascere l’idillio.
Anche perché a quell’incidente ne seguiranno altri, tutti causati dalla maledetta curva ad “angolo acuto” che costeggia l’abitazione. Mentre Rachel caldeggia ben presto il cambio di dimora, innanzitutto ai fini di salvaguardare la fragile salute mentale del bambino, il padre di famiglia si intestardisce a restare.
Addirittura, si appassiona ai drammatici eventi, alcuni dei quali mortali, divenendo in breve tempo una sorta di “diabolico angelo custode”. Ne studia le dinamiche e ne conosce i protagonisti; attende nuovi schianti alla finestra; frequenta un corso di sopravvivenza per essere d’aiuto ai malcapitati automobilisti; sfiora un’involontaria e fortunatamente scongiurata celebrità televisiva; infine, rimasto solo, s’ingegna a…
Nel suo secondo lungometraggio, presentato ieri sera nella sezione “Grand Public” della XIX Festa del Cinema di Roma, il regista canadese Jason Buxton ha il merito di innestare il “crash movie” nelle pieghe di una verosimigliante e opaca vita familiare, mantenendosi sempre saldo sul confine tra deriva allucinatoria e realismo narrativo. Circoscritta l’anzia per il colpo di scena calcolato, egli pedina il proprio protagonista nelle piccole azioni e rinunce quotidiane, nel lassismo vigile e perturbante, lasciando via via da parte i comprimari, moglie e figlio su tutti. Il risultato è un inedito viaggio nella psiche di un uomo allo sbando, di cui efficacemente non conosciamo le ragioni profonde ma che seguiamo chirurgica perlustrazione della sua deriva. Un abisso in fondo al quale, forse, c’è una luce di speranza. O che, forse, nasconde un buco nero senza ritorno…
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