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La fuga di Salvatores è diventata un viaggio fatto di speranza e solidarietà

La fuga di Salvatores è diventata un viaggio fatto di speranza e solidarietà

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Dal 21 novembre, distribuito da O1, arriva sul grande schermo “Napoli – New York” il nuovo film del regista premio Oscar con Pierfrancesco Favino e Omar Benson Miller

  • Una favola senza retorica e molto attuale quella che Salvatores mette in scena in cui temi come l’immigrazione e i diritti umani vengono affrontati con leggerezza e con grande serietà

Se in Mediterraneo, film che gli valse l’Oscar nel 1991, Gabriele Salvatores dedicò la storia a “tutti quelli che stanno scappando” oltre trent’anni dopo con Napoli-New York in uscita nelle sale dal 21 novembre quella “fuga” è diventata un viaggio nella speranza di trovare un mondo migliore.

Che è poi lo stesso viaggio che devono affrontare i due scugnizzi napoletani doc, Carmine (Antonio Guerra), 12 anni, e Celestina (Dea Lazzaro) 9 anni, che abbandonano la povertà di Napoli (siamo nel 1949 e le conseguenze del secondo conflitto mondiale sono la fame e la miseria)  per arrivare fino a New York, simbolo per eccellenza del grande “sogno americano”. Lo fanno imbarcandosi clandestinamente su una nave in cerca della sorella di Celestina, partita mesi prima, e come tanti altri italiani, nella speranza di un futuro migliore. Sulla nave incontrano tanti personaggi “umani” a partire da Pierfrancesco Favino nel ruolo del commissario di bordo Domenico Garofalo fino al cuoco George interpretato da un magnifico Omar Benson Miller che arruolerà i due ragazzini nella sua cucinae al comandante della nave, Tomas Arana che fa la parte dell’ubriacone ma che si farà conquistare dai due mariuoli.

Una favola senza retorica, molto attuale, quella che Salvatores mette in scena in cui temi come l’immigrazione e i diritti umani vengono affrontati con leggerezza ma anche con estrema serietà, dove gli italiani che arrivavano in America “si muovevano in branco”, “chiedevano l’elemosina” e soprattutto “puzzavano con gli stessi vestiti indossati per settimane”. Un po’, verrebbe da dire quello che si dice oggi, di altri migranti che arrivano nel suol della nostra Patria.

Ma, la particolarità del film sta nella sceneggiatura che è stata scritta da Federico Fellini prima di esordire dietro alla macchina da presa, verso la fine degli anni Quaranta, con l’amico Tullio Pinelli. È il produttore Arturo Paglia insieme a Isabella Cocuzza a rivelare il piccolo giallo: “Nella cantina di Pinelli sono stati trovati due manoscritti, ci siamo affascinati a questo, abbiamo messo d’accordo gli eredi Fellini, ma sono serviti anni. Poi Salvatores ha detto subito sì e così siamo partiti”.  L’ambizione del film la spiega lo stesso regista durante la conferenza stampa di presentazione al cinema Adriano a Roma “C’è un modo di dire napoletano che mi è sempre piaciuto: “Ha da veni’ o pianerottolo, diceva chillo che rucciuliava per le scale“. Ecco, stiamo rucciuliando, rotolando, in questo periodo. Sono scale ripide e anche difficili. Viviamo un momento pieno di diffidenza, di rancore, a volte di odio. Mi piaceva in questo momento fare un film che parlasse anche di solidarietà. Che ci ricordasse che se guardiamo da vicino chi è diverso da noi, se lo conosciamo, poi possiamo anche volergli bene. Questo è un film pianerottolo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Pierfrancesco Favino: “Questo film non ha la pretesa di insegnare niente a nessuno ma vuole raccontare di due persone, Fellini e Pinelli, che guardavano l’America come a un sogno e l’immigrazione come a una favola di formazione” per mostrare che “se le persone mettessero se stesse a disposizione al bene degli altri forse la generazione futura riuscirà a fare scelte diverse dalle nostre”.

Un messaggio forse fuori dal tempo se guardiamo alla realtà di oggi fatta di patrioti, minacce di deportazioni, muri che si alzano e sogni che si infrangono. E allora ritorna in mente proprio l’apertura di Mediterraneo di Salvatore con la dedica Henri Laborit: «In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare».

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