“A Complete Unknown”: la ricerca della libertà di un artista. Al cinema dal 23 gennaio
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“A Complete Unknown” arriva al cinema il 23 gennaio, dopo ben cinque anni di lavorazione.
E’ il 1961, il diciannovenne Bob arriva a Manhattan dal Minnesota, si ritrova nel pieno del fervore artistico; influenzato dai cambiamenti sociali e culturali, tra l’attivismo contro la guerra e l’affermazione dei diritti civili, la musica diventa un mezzo espressivo sempre più potente. La musica folk, portata in auge da Woody Guthrie e Pete Seeger si adatta bene alle doti di Bob. Riesce ad incontrare Guthrie che è in ospedale, e gli suona una canzone che ha scritto per lui. Da subito Guthrie e Seeger comprendono il talento spontaneo del ragazzo. Seeger lo accoglie nella sua famiglia, ma Bob è un anima inquieta. Inizia una collaborazione che lo porta ad esibirsi nei piccoli locali dove un manager della Universal lo ingaggia, inizialmente per cantare delle cover. Il talento e l’anima ribelle dell’artista non possono essere imbrigliate, e con una naturalezza e una consapevolezza di ciò che è, Dylan si afferma al grande pubblico diventando di colpo un idolo della musica folk. Sullo sfondo gli eventi che hanno scosso l’America, dal rischio della guerra nucleare con la Russia all’omicidio di Kennedy, che di certo hanno influenzato i testi delle sue canzoni insieme alle donne che ha incontrato lungo la sua ascesa musicale.
Il regista James Mangold ha scelto di raccontare il mito di Bob Dylan nei suoi primi quattro anni di carriera, un tempo apparentemente troppo breve per raccontare un artista che ha attraversato sei decenni componendo brani intramontabili che ancora oggi porta in giro per il mondo. La scelta del regista è quella di raccontare il talento e la consapevolezza di chi rifiuta ogni etichetta. L’essenza di un vero artista che vive il successo con sospetto, quasi schivo; non si lascia imbrigliare da quello che gli altri vorrebbero da lui, compie scelte coraggiose e plasma la storia della musica con naturalezza.
Tra i tanti pregi di questo splendido racconto, c’è senz’altro l’interpretazione di Timothèe Chalemet che si immerge completamente nel personaggio e regala al pubblico delle performance canore notevoli, cantando personalmente tutti i brani che ci sono nel film. Quella di dare la voce degli attori ai personaggi è una scelta precisa del regista, che fa cantare ad Edward Norton i brani di Pete Seege, a Monica Barbato le canzoni di Joan Baez, rendendo la musica un protagonista invisibile perfettamente adatto a fare da filo conduttore del racconto.
“A Complete Unknown” punta con il suo racconto a svelare l’animo dell’artista che, nel suo vagabondare, non è alla ricerca di se stesso, ma della libertà. Le sue canzoni sono poesie e non si possono catalogare, e non è un caso che Bob Dylan sia l’unico musicista ad aver ricevuto il Nobel per la Letteratura, premio che in linea con il suo carattere non ha mai ritirato. Nemmeno l’amore riesce a fermare il suo desiderio di libertà. Chalamet-Dylan sa chi è e scrive quello che sente, al punto di giocare con la sua identità, inventando storie improbabili sul suo passato perché ciò che conta davvero è quello che si è e che si riesce a trasmettere: “I miei testi nascono da dentro…credi che gli piacciano? Quello che pensano davvero è >>”, dice a Joan, nel film. Il successo così grande e improvviso forse lo spaventano, teme di perdere la spontaneità, di non poter rimanere fedele a se stesso. Nonostante questo, il talento e la genialità hanno la meglio su tutto e dal palco del Festival Folk imbraccia la chitarra elettrica e si esibisce, cambiando per sempre la storia della musica.
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