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GLI SHINHANGA: una rivoluzione nelle Stampe Giapponesi

GLI SHINHANGA: una rivoluzione nelle Stampe Giapponesi

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Arriva anche a Roma, ai Musei di San Salvatore in Lauro, una mostra sull’arte degli Shinhanga, una straordinaria opportunità per immergersi nella bellezza e nella malinconia di un movimento artistico che all’inizio del XX secolo ha totalmente rivoluzionato la tradizionale stampa giapponese ukiyoe.

Fondendo elementi classici con la sensibilità modernista, gli Shinhanga, ritraendo paesaggi dai colori vibranti e splendide figure femminili, hanno saputo catturare l’essenza del paesaggio e dei fermenti del Giappone di quegli anni con quel tocco di nostalgia che accompagna la scomparsa di un mondo minacciato dal progresso.

L’esposizione comprende più di 120 opere originali di alcuni dei più celebri maestri Shinhanga, tra cui Itō Shinsui, Kawase Hasui e Hashiguchi Goyō, provenienti da collezioni private e dalla Japanese Gallery Kensington di Londra,oltre a preziosi kimono, fotografie storiche e oggetti d’arredo.

La mostra è curata da Paola Scrolavezza, tra le massime nipponiste in Italia e direttrice del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna, in collaborazione con Fusako Yoshinaga, direttrice della galleria Nihonlux di Tokyo. Ideata e realizzata da Vertigo Syndrome in collaborazione con Il Cigno, con NipPop e con la Japanese Gallery Kensignton di Londra e si avvale del patrocinio del Padiglione Italiaa Expo 2025 Osaka, della Fondazione Italia Giappone e del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna.

Shinhanga, letteralmente la nuova xilografia, è un movimento artistico che si sviluppa in Giappone a partire dal 1916 grazie all’opera di artisti come Itō Shinsui e Kawase Hasui nel periodo storico che va dall’epoca Taishō (1912-1926) ai primi decenni dell’epoca Shōwa (1926-1989): a coniare il termine fu l’editore Shōzaburō Watanabe, figura chiave, che diede un grande impulso alla realizzazione e alla diffusione dello Shinhanga.

 Il movimento si sviluppa in un periodo di grande fermento, i primi del Novecento, anni caratterizzati da una atmosfera di libertà e rinnovamento, che si respira anche in ambito culturale e artistico.L’arte e la letteratura sono alla portata di tutti, il Giappone diviene una meta da conoscere e scoprire.

Il percorso espositivo della mostra rappresenta un vero e proprio viaggio all’interno della cultura giapponese di quegli anni, alla scoperta di un’atmosfera di inizio secolo, che presenta al pubblico una corrente artistica ancora poco conosciuta in Italia,uno spaccato vivido e  intenso del Giappone tra le due guerre.

Punto centrale nel percorso espositivo il grande terremoto del settembre del 1923, il peggiore della storia del Giappone, che provocò danni irreparabili, radendo al suolo una vasta area intorno alla capitale e provocando oltre 100.000 morti.Dalle ceneri del terremoto nasce una nuovaTokyo,sempre più proiettata verso il futuro. In questo contesto storico la produzione degli Shinhanga s’intensifica, assorbendo le nuove atmosfere di ricostruzione.

Agli scorci caratteristici si affianca la riproduzione di angoli metropolitani, con strade deserte, case illuminate da luci artificiali e dense.

Nelle opere di questo periodo si nota la quasi totale assenza di figure umane, mentre prevalgono gli elementi atmosferici, come pioggia e neve, a simboleggiare l’eterna lotta tra l’uomo e gli elementi naturali. Nelle xilografie realizzate dopo il terremoto quello che emerge è il senso di smarrimento, di solitudine dell’uomo di fronte alla fragilità dell’esistenza.

Anche nei bijinga, i ritratti, si affievolisce il legame con il mondo del teatro e dell’intrattenimento. Le donne ritratte escono al di fuori delle mura domestiche, sono giovani lavoratrici, cameriere, insegnanti, infermiere, giovani donne indipendenti, istruite e emancipate, pronte a cogliere le numerose opportunità che il nuovo Giappone offre loro.

Dalle stampe, dominate dai toni più cupi del blu – dove l’unica nota di luce è la luna – alle marine bagnate dal sole al tramonto o dalla luce delle lanterne delle imbarcazioni, fino alle pagode che svettano sui ciliegi in piena fioritura, quello che viene alla luce è un paesaggio ideale, emozionale e simbolico,uno sfondo sul quale spiccano le silhouettes femminili, icone malinconiche ed inquiete della conquista della modernità.

Come tutte le esposizioni curate da Vertigo Syndrome, la mostra si completa con una serie di eventi collaterali che comprendono workshop artistici, conferenze sulla storia dell’arte giapponese, laboratori per i bambini e altre varie iniziative strettamente collegate  alla cultura giapponese, ai suoi usi e costumi storici e contemporanei.