Tra l’essere e il non essere, il “Nonostante” di Mastandrea arriva al cinema
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Che film è Nonostante, il secondo lungometraggio del regista e attore Valerio Mastandrea? Esce giovedì 27 marzo nelle sale, a distanza di 8 anni da Ride pellicola di cui non è rimasta memoria, e davvero non si capisce che film sia. Un melodramma? Un’allucinazione?
La storia è questa. Siamo in un ospedale costruito con dei tornanti, quasi dei “gironi danteschi”, e qui oltre alla vita normale che scorre tra medici, infermieri e pazienti, c’è una vita parallela vissuta dalle anime di chi si trova li in coma. Sì, esatto è la storia di anime perse che “fluttuano” nell’aria, vestite sempre allo stesso modo, con l’abito che indossano il giorno in cui si sono addormentate, nell’attesa o di ricongiungersi al corpo o di andare, trasportare dal vento, dall’altra parte.
Nel film Mastandrea prova a delineare qualche profilo. Dall’uomo che indossa una giacca gialla cerata, il bravo Lino Musella, a colei che non sopporta i propri parenti, Laura Morante, fino a chi, in fondo, non si trova male in questa situazione, che sarebbe poi il personaggio di Valerio Mastandrea, che si è ritrovato lì perché gli è piovuto addosso un bambino dal secondo piano. Mica voleva fare l’eroe, è successo. Se non che a scombussolare la sua tranquillità è l’ultima arrivata in ospedale, quella che gli ruba la sua stanza: una bella ragazza ma abbastanza scontrosa, l’attrice argentina Dolores Fonzi, che finirà anche per rubare il cuore dello stralunato Mastandrea.
Presentato come film di apertura della sezione Orizzonti alla 81ª Mostra Cinematografica di Venezia “Nonostante” arriva nelle sale cinematografiche – è stato presentato alla stampa qualche giorno – prodotto da HT Film, Damocle, Tenderstories, Rai Cinema, mentre la fotografia è curata da Guido Michelotti.
“Ho sempre pensato che la fragilità non sia un difetto delle persone” – ha spiegato Mastandrea – “semmai è la condizione dentro la quale si può trovare il coraggio e la forza di affrontare le difficoltà della vita. E l’amore, quando lo incontri, è il rischio per antonomasia. Questo è un film dedicato a chi ha il coraggio di rischiare, è lì che bisogna giocare d’azzardo”.
Queste le intenzioni dell’attore regista. Però qualcosa sfugge e fa diventare quasi “angoscianti” gli scarsi ottanta minuti di proiezione. Il sottile equilibrio tra vita e morte, tra l’esserci e non esserci, finisce per stordire lo spettatore che “nonostante” le buone intenzioni, resta sospeso nel giudizio proprio come quelle anime in cerca di casa senza capire che film abbia visto: un dramma, un fantasy o semplicemente una elucubrazione mentale del buon Mastandrea?