“ Una figlia “, di Ivano de Matteo: non si finisce comunque mai di essere genitori
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Stefano De Matteo è un regista abituato a realizzare opere riguardanti temi umani di grande complessità la cui durezza colpisce, ma non meraviglia, lo spettatore; questa sua ultima fatica affronta un argomento che al nostro tempo potrebbe definirsi di umana vicissitudine se non fosse per la durezza con la quale lo descrive: quello, assai comune, della figlia di un padre vedovo che non riesce a “ legare “ con la nuova compagna del padre e che accusa esplicitamente di essere stata lei a non evitare, per un sotteso interesse, che la madre morisse.
Dura e forse anche involontaria la reazione della ragazzina ( Sofia, una bravissima Ginevra Francesconi ) che uccide la nuova donna del padre che, peraltro, è in attesa di un bambino.
E’ il racconto sconvolgente di come una ragazza possa affogare giorno dopo giorno in una disperazione assoluta, silenziosa e inespressa, e di come un padre tenti di rimanere tale anche di fronte al male più estremo ma soprattutto di come la figlia lotti sommessamente prima e pesantemente poi per riavere il padre tutto per sé.
Ma se l’argomento appare comune, fors’anche ai limiti della cronaca banale, sono i particolari che, sebbene cinematograficamente molto ben realizzati, assumono il rilievo di una descrizione a nostro parere talmente particolareggiata che sfiora il fuori tema che, non dimentichiamo, è quello del rapporto tra padre e figlia in qualunque momento della loro vita e non la descrizione seppur umanamente comprensibile, della vita in carcere alla quale la figlia è costretta ad adattarsi; ed il padre, Pietro, interpretato da un addolorato Stefano Accorsi che sa di dover scegliere tra due morte ( la moglie malata e la sua infermiera – amante ) ed una figlia in carcere, ben si presta alla descrizione di un personaggio estremamente combattuto tra rabbia e dolore, tra rimorso ed amore paterno il quale sa che comunque è necessario scegliere.
Al cinema dal 24 aprile.