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Ferrari 312B, Il capolavoro che rivoluzionò la Formula 1

Ferrari 312B, Il capolavoro che rivoluzionò la Formula 1

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1970. Gli appassionati dell’automobilismo sportivo, vedono scendere in pista una nuova vettura destinata nel tempo, a segnare una svolta nella storia delle corse. La 312B, La prima con motore piatto, ideato inizialmente per l’aeronautica. Un’idea rivoluzionaria e vincente, progettata dalla fantasia e l’intelligenza di Mauro Forghieri, oggi considerato giustamente, il più grande ingegnere che abbia mai lavorato in Ferrari. 2016. Su iniziativa di Paolo Barilla, famoso pilota di Formula 1  nonché imprenditore, si concretizza un sogno: riportare la macchina in pista ancora una volta per disputare il gran premio di Montecarlo, valido per la categoria riservata alle auto d’epoca. Da questa occasione, è nato un film, Ferrari 312B, la cui trama essenziale lascia intuire che si tratta di un film rivolto a tifosi e addetti ai lavori. Non è affatto così. Chi non conosce questo mondo, ha la possibilità di comprendere quanta tenacia ed impegno impiegano i meccanici ai box per mettere a punto la macchina. Il documentario è girato nel presente, senza dimenticare di rendere onore al glorioso passato della vettura, guidata da Jacky Ickx e Clay Ragazzoni. E non mancano altre preziose testimonianze, firmate da altri campioni del passato tra cui Niki Lauda, Jackie Stewart, Gerard Berger e Damon Hill. Ma, al di là delle prestazioni tecniche e dei risultati, il film punta dritto al cuore degli spettatori, fino a renderli quasi partecipi come protagonisti dell’impresa. Un’impresa raccontata grazie alla sapiente regia di Andrea Marini, che sarà possibile vedere in sala per tre giorni, dal 9, fino all’11 ottobre. Ascoltare rombare il famosissimo 12 cilindri boxer da 3000 cm³, vale già il prezzo del biglietto. In una sala cinematografica con il dolby surround o il formato video 4K HDR ECLAIR COLOR è impossibile, anche per i non appassionati, non provare un’emozione.

Come è nata l’idea di raccontare questa storia?

Il film nasce dal progetto di Paolo Barilla, che sin da bambino, sognava di guidare la 312B e per realizzarlo, convocò i suoi meccanici di fiducia, con i quali lavorò giorno e notte per un anno e mezzo. Lo stesso Barilla ha contattato la produzione del film, con l’obiettivo di tradurla in un lungometraggio vero e proprio per il cinema, produzione che poi si è rivolta a me. L’idea mi piaceva, così ho accettato di iniziare questa avventura.

Nel 2013 Rush di Ron Howard è stato il capostipite di altre biografie dedicate alla Formula 1 del passato. Perché secondo lei questo interesse?

Forse perché era un’epoca di grandi rischi. Allora, tanti piloti, lasciavano casa al venerdì, sapendo di mettere a repentaglio la propria vita. Inoltre era il periodo della sperimentazione e dell’avanguardia ingegneristica. Pensando a Rush mi torna in mente Mauro Forghieri, nella scena in cui dialoga con Lauda. L’ingegnere italiano domanda al pilota austriaco se sia necessario dire qualcosa per la stampa in merito al suo ritiro spontaneo. Il pluricampione non accetta. E questo era Forghieri. Lo stesso Forghieri protagonista di Ferrari 312B.

Chi è stato il miglior pilota al volante di una Ferrari anni ’70 e perché

Non ho il titolo per dire quale possa essere il migliore, forse quello a cui sono più affezionato è Lauda, che ho avuto il piacere di conoscere. È freddo ma allo stesso tempo molto aperto.

Abbandoniamo per un momento la discussione sul piano sportivo e veniamo al cinema. Lei ha riscosso un certo successo in America. Quali sono le sostanziali differenze con l’Italia?

Il cinema è stratificato all’Interno degli Stati Uniti; ogni tipo di lavoro ha le sue regole (blockbuster, cinema indipendente e cinema super indipendente). Il prodotto americano è sicuramente più aperto a farsi conoscere in tutto il mondo, ma anche qui non mancano le eccezioni, come le commedie all’italiana dagli anni ’50, fino ai ’70, motivo per cui vale la pena sentirci orgogliosi. Sono felice perché anche Ferrai 312B, certamente nel suo piccolo, rispetto a un altro film di finzione, ne è un valido esempio. Sarà proiettato in 50 paesi nel mondo e in questo sono molto grato alla distribuzione, che ha svolto un magnifico lavoro.

Tornando al tema del film, cosa aveva in più, la 312B rispetto alle vetture precedenti?

L’evoluzione assoluta sta nel motore, nato un po’ per caso, ma anche per la genialità di Enzo Ferrari. In un momento particolarmente difficile per la scuderia di Maranello, i contatti con un’azienda americana impegnata nel settore dell’aeronautica, hanno prodotto grandi frutti. Il motore piatto disegnato da Forghieri si è rivelato l’inizio di una vera rivoluzione, completata con la scoperta involontaria dell’effetto suolo che ha accorciato le dimensioni delle macchine.

Uno sguardo al presente. Cosa ne pensa di queste vetture nuove che oggi sono abbastanza contestate a causa del poco rumore?

Adoro le corse a prescindere, ma mi piange il cuore. In pratica queste auto non hanno un motore ma un ibrido elettrico meccanico, detto anche power unit. È molto triste andare a vedere una corsa per esempio a Monza e non sentire più quel ruggito che una volta faceva rabbrividire le folle. In compenso si sente in questo film.

34 punti dividono Vettel da Hamilton, leader del campionato. Nel remoto caso in cui il la SF70 dovesse vincere il mondiale, qualcuno potrebbe realizzare un film simile?

Sebastian Vettel, lo abbiamo visto anche domenica scorsa in Malesia, è un pilota straordinario, merita assolutamente il titolo. La mitologia di questi piloti la si vedrà con il tempo. Hamilton è un personaggio assolutamente carismatico. Anche Vettel ha il suo carisma, con caratteristiche diverse. Tutto sommato, stiamo rivivendo quell’atmosfera molto simile al campionato ’76 con Lauda ed Hunt. Anche se, in questo contesto, Hamilton mostra una certa superiorità rispetto al suo connazionale inglese.

Eugenio Bonardi