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“Long way from home”,Un racconto di emozioni, esperienze e ricordi di Peter Cincotti (recensione)

“Long way from home”,Un racconto di emozioni, esperienze e ricordi di Peter Cincotti (recensione)

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Peter Cincotti “Long Way from Home”

“Long way from home”,Un racconto di emozioni, esperienze e ricordi di uno strepitoso Peter Cincotti. Tutti ricordano Goodbye Philadelphia uno straordinario e famoso brano di Peter Cincotti.
Showman di fama mondiale, pianista espertissimo e sensibile con una voce che sa dove andare, così lo descrive Rodolfo Cervetto, noto batterista jazz nel panorama internazionale.
Questo artista cosi particolare e versatile ha davvero fatto un percorso artistico di grande interesse.
Evitando i dettagli tecnici, questo sarà il racconto del potere della musica che non passa attraverso la razionalità ma raggiunge indisturbata i livelli più profondi e nascosti dell’anima.
Il nuovo album dell’artista statunitense “Long way from home” è dal 13 di Ottobre fruibile a tutti per l’ascolto.
È una novità per il ritmo, la freschezza, i contenuti e qui non mi riferisco solo alla musica ma anche o forse soprattutto al linguaggio moderno, vivace e molto espressivo.
Tutto è studiato per rendere questo lavoro gradevole e seducente, con quel pizzico di nostalgia, che si insinua qua e là e lo rende particolarmente suggestivo.
Stupisce il modo in cui usa tutti i generi musicali con finezza e leggerezza: dal rock al pop, al blues e senza trascurare il jazz che gli è caro e che tante soddisfazioni gli ha regalato.
“Story for another day” evidenzia molto bene questa fusione di generi musicali con l’aggiunta di un testo che lui stesso ha definito ” Rough nostalgie” verso il jazz.
Ma il brano è anche un dialogo con il suo papà, il ricordo di favole iniziate, con un finale mai raccontato e sempre rimandato a “un altro giorno” .
I protagonisti dell’album sono decisamente due, il pianoforte e la voce.
Entrambi strumenti imprescindibili in questa narrazione musicale che si rivolge al presente ma anche al passato.
Il pianoforte che, usato come uno strumento a percussione, da il ritmo alla musica, ne scandisce lo slancio, il fremito, il respiro e addirittura la poesia ,insomma la struttura su cui si appoggia l’ intero album.
La voce, il secondo strumento ma certo non per importanza, è straordinaria ,calda, morbida e azzarderei colorata.
Questo è davvero il segno di una trasformazione e maturazione artistica del giovane compositore.
L’ album è un racconto di se, della sua visone dei sentimenti umani che siano d’amore, di incertezza o di separazione come in “Roman Sky “. Un modo complesso di vivere le emozioni sullo sfondo di un ricordo della città eterna.
E non dimentichiamo “Palermo” il brano dedicato alla città , a suggello del suo legame con la Sicilia e con l’ Italia, scritto, come lui stesso spiega, dopo averla sognata.
“Long Way from Home” il pezzo , che poi è anche il titolo dell’album, è allegro e spumeggiante e meglio trasmette la sua idea di “casa”, leitmotiv di tutto questo nuovo album.
La casa che protegge e conserva i ricordi, che ci definisce , che narra gli affetti e i simboli
Un album tutto da godere e allora buon ascolto.

J. Hegel