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“ Avengers: Infinity War “, semplicemente epico

“ Avengers: Infinity War “, semplicemente epico

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Avengers

Seguito di Avengers: Age of Ultron (2015, Avengers: Infinity War è probabilmente il film più ambizioso e complesso del Marvel Cinematic Universe, di cui è il diciannovesimo episodio. Ogni fotogramma è improntato alla meraviglia visiva e tecnologica, ogni scena sembra volersi imporre come più cool della precedente, in una escalation di grandiosità sempre crescente. Infinity War, insomma, sembra volersi proporre come il manifesto più compiuto di tutto ciò che, almeno nel cinema d’intrattenimento odierno, è variamente classificabile come “epico”. E, per molti versi, ci riesce alla grande.

Le vicende iniziano in medias res, esattamente dove terminava Thor: Ragnarok (con qualche problema, crediamo, per tutti coloro che non lo hanno visto) con la nave di Asgard catturata dall’armata di Thanos, un potentissimo super cattivo, animato dal desiderio di porre ordine ad un universo che vedeva sempre più diretto sul baratro dell’autodistruzione. Come una sorta di idealista realista, Thanos è convinto che il problema dell’universo e/o del multiverso stia nella sovrabbondanza di forme di vita, che l’universo stesso non è in grado di sostenere, arrivando alla conclusione che per riportare l’equilibrio sia necessario eliminare la metà delle forme di vita senzienti dell’universo. Per riuscire a fare ciò ha bisogno delle gemme dell’infinito, sei pietre elementali nate insieme all’universo stesso, ognuna delle quali (Anima, Tempo, Spazio, Realtà, Potere, Mente) offre la possibilità di controllare completamente un aspetto del reale, possedendole tutte si diventa praticamente onnipotenti e si può realizzare qualsiasi cosa solo col pensarla, appunto anche porre istantaneamente termine a metà della vita sull’universo. Le pietre, però, sono sparse nell’universo, alcune delle presenti sulla terra. Ed è così che Thanos proprio dopo aver recuperato la gemma custodita ad Asgard ed in possesso di Loki, manda i suoi emissari a cercare di recuperare le altre. Non solo la terra, ma l’intero universo è in pericolo e con gli Avengers divisi è tempo, se si vuole porre fine alla minaccia di Thanos, di mettere da parte le divergenze e magari di stringere altre curiose alleanze, ad esempio con i guardiani della galassia.

Anthony e Joe Russo, reduci dagli ultimi due film su Capitan America, mettono da parte il tono da commedia che negli ultimi anni ha sempre di più contraddistinto il Marvel Cinematic Universe – per sfociare in quella che può definirsi come una commedia tout court, cioè Thor: Ragnarok – è offrono allo spettatore un film dalle tinte più cupe, come peraltro era doveroso, visto il plot di cui sopra. Certo, non mancano momenti divertenti e spassosi, ma mentre negli ultimi prodotti Marvel rappresentavano quasi la costante lungo tutto il film, in Infinity War fanno capolino in maniera più contenuta e, almeno per chi scrive, apprezzabile. Quello che ci è apparso più apprezzabile è che a differenza di molti precedenti episodi, la storia non presenta molte delle incongruenze e banalità di molti degli episodi precedenti (soprattutto Age of Ultron ed i Capitan America degli stessi Russo), per procedere in maniera più o meno sempre coerente con la propria mitologia. Certo Thanos ed i suoi luogotenenti, appaiono potenziati o depotenziati a seconda delle esigenze di copione e delle numerose star presenti: ad esempio lo stesso Thanos che con due gemme dell’infinito riesce a sconfiggere quasi senza batter ciglio alcuni Avengers tra i più potenti, mentre con quattro ha non poche difficoltà con altri ben meno potenti. Oppure la Vedova Nera che riesce a tenere testa ad un personaggio infinitamente più potente di lei come Proxima Midnight, è cosa che appare curiosa. Queste però, sono piccolezze, rispetto a molti dei plot hole e delle contraddizioni che caratterizzavano i film sopra citati ed Infinity War riesce ad intrattenere con intelligenza e lo stesso Thanos appare un villan interessante e credibile.

In alcuni momenti, dati il numero elevatissimo di supereroi presenti (non è un’esagerazione dire che la presenza di Capitan America è al limite del cameo) e il conseguente susseguirsi di scene d’azione danno quasi l’impressione di trovarsi sballottati da un film Marvel ad un altro, ma anche in questo caso gli autori sono riusciti a trovare l’equilibrio che narrazione e spettacolarizzazione e non si perde mai il filo della narrazione. Alla fine, pur con molti dubbi ed aspettative per il seguito che vedrà la luce nel 2019, si esce dalla sala con la sensazione di aver visto il miglior film Marvel dopo il primo Avengers del 2012.

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