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Il CD “D.U.E. & T.R.E.” di Luigi Moscogiuri in arte Gimos: emozioni d’autore tra profondità analogiche e nuove vie digitali

Il CD “D.U.E. & T.R.E.” di Luigi Moscogiuri in arte Gimos: emozioni d’autore tra profondità analogiche e nuove vie digitali

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Domanda – Luigi Moscogiuri, mi permetta innanzitutto…

Risposta – Se sei d’accordo, Massimo, diamoci del tu.

D. – Certamente Luigi. Comincio con il farti i miei complimenti per il doppio disco. Sono canzoni potenti e armoniche, una diversa dall’altra, ritmi e melodie ben distinguibili e ben distinti, testi ora in italiano ora in inglese, brani tutti con uno stile riconoscibile che li unifica in un corpus unico fatto essenzialmente dalla tua voce e dalle tue chitarre.

R. – Ti ringrazio, Massimo. Ho solo cercato di esprimere al meglio sensazioni ed emozioni che potessero suscitare in me, e di riflesso nell’ascoltatore, una sorta di immagini e di quadri dipinti con accenni di forti colori e ampie pennellate, capaci di coinvolgere, appassionare ed emozionare l’anima. Spero di esserci riuscito, almeno in parte. Mi ritengo un semplice artigiano della canzone e quindi, al di là di qualche inevitabile imprecisione, quello che per me conta è ciò che arriva, ciò che riempie i vuoti e rasserena l’anima.

D. – “Gimos”: è il tuo nome d’arte…

R. – Sì. Non è altro che la fusione delle ultime due lettere del mio nome LuiGI con le prime tre lettere del mio cognome MOScogiuri, semplicemente Gimos, regolarmente depositato in SIAE.

D. – Il titolo invece, “DUE & TRE” separati dai punti: quale la sua origine?

R. – Nasce per puro caso. Volevo intitolare il cofanetto con il titolo, ben più lungo, “Dopo Un’Eternità Torno Raccontando Emozioni”… Dal momento che avevo già realizzato, tanti anni fa, un primo album (quindi questi due dischi rappresentano per me proprio il secondo e il terzo) e constatando che, casualmente, le lettere iniziali di ogni parola del titolo che volevo dare erano precisamente DUE e TRE, cioè i miei album “2” e “3”… ho deciso di intitolarlo “D.U.E. & T.R.E.”. Tutto qua, è stata una pura fatalità.

D. – Leggo nel minibook allegato che hai creato i due CD durante la fase iniziale della pandemia. Avevi già da parte qualche brano, oppure è nato tutto in quei tormentati mesi, di getto? La pandemia ha influenzato i testi oltre all’ispirazione complessiva?

R. – Alcuni brani, pochi, li avevo pronti già da anni. Pensa che, ad esempio, “Spero che verrà” ha quasi quarant’anni, lo scrissi infatti nel 1984 o nell’85, non ricordo bene, e lo cantavo inizialmente in romanesco. “Marinaio’s Blues”, invece, lo scrissi in gioventù insieme con un’amica di cui ho perso completamente le tracce e che, per correttezza professionale, ho dichiarato comunque come co-autrice del testo (anche se solo con il suo nome, non ricordando assolutamente il suo cognome…). Brani vecchi, insomma, che non avevo mai registrato seriamente e che ora ho un po’ rivisitato. Altri sono nati in periodi successivi, altri ancora li ho scritti in questi anni recenti e alcuni in pandemia, come “Danzavamo su una nuvola”.

D. – Sei tu, allora, l’autore di tutti i brani…

R. – I testi di “Sogno d’amore”, “Bella de’ papà”, “Un cuore d’inchiostro”, Marinaio’s Blues” e “Elusive” sono stati scritti da altri autori. Naturalmente, io li ho rivisitati, ritoccati, modificati e plasmati in base alle mie musiche. Nessun collaboratore mi ha invece aiutato nella realizzazione propriamente tecnica del progetto, se non alcuni freelance (tutti citati nel cofanetto) di un famoso sito di studi di mastering oltre oceano (FIVERR), che hanno “pulito” i brani ultimati, togliendo qualche rumore e imperfezione.

D. – C’è però un “coautore” di tutti i tuoi brani… Il cofanetto rivela infattiche il vero “artefice artificiale”, oltre alle tue chitarre, è stato un iPhone: come hai gestito il “digitale” e gli strumenti “analogici”, la loro combinazione, dalle tastiere all’armonica passando dalla batteria?

R. – L’intero lavoro è stato realizzato – oltre che dalla mia voce – con il solo uso dell’iPhone 8 Plus (“Gringo”) e ovviamente di alcuni strumenti musicali che ho sempre suonato io. In altre parole, me lo sono “suonato e cantato” da solo, anche perché nel periodo della sua gestazione non era affatto semplice fare aggregazione… Partito come gioco durante quei terribili mesi, il progetto ha preso via via una forma più quadrata ed importante. Ho faticato enormemente per portarlo a termine, basti pensare che quasi tutti i brani, registrati sulla app GarageBand, contengono una media di circa venticinque tracce ciascuno, alcuni ne hanno persino trenta e – ti posso assicurare –, lavorando sul piccolo display di un iPhone, non è stato affatto facile suonare, cantare, registrare, mixare e masteringare… È stato comunque per me un incredibile e fantastico viaggio che mi ha diviso “tra l’analogico e il digitale”: suonare strumenti acustici come la chitarra, l’armonica, lo shaker, oppure andare a registrare direttamente lo sciabordio delle onde del mare siciliano (“Malibù”), i tuoni di un forte temporale umbro (“Marinaio’s Blues”)… E unire tutto questo con la matrice digitale di suoni trovati qua e la, fra ciò che offriva GarageBand ed altro della Rete… Devo ringraziare ancora una volta il mio amico portatile “Gringo”, senza di lui difficilmente avrei realizzato un disco in piena pandemia. Che cosa sarebbe stata la musica se “Gringo” fosse esistito già negli anni Settanta, negli Ottanta, nei Novanta? Chissà, non potremo mai saperlo… A conclusione di questa “parentesi digitale”, ti racconto un piccolo aneddoto riguardo l’iPhone. La leggenda della Rete vuole che Tim Cook risponda personalmente a tutte le  e-mail a lui indirizzate. Mia intenzione era quella di inserire il logo Apple sulla pagina n. 2 del disco, come segno di gratitudine e riconoscenza alla famosa azienda di Cupertino, per aver messo sul mercato l’unico mezzo tecnologico da me utilizzato per creare musica, grafica e minibook, dunque, sostanzialmente, l’intero doppio disco. Per Apple, in fondo, sarebbe stata una sorta di spot, anche se non ne sentiva certo il bisogno… Per questo motivo ho scritto una e-mail diretta personalmente a Tim Cook, chiedendogli esattamente quello che ho appena scritto, niente di più. Non chiedevo altro che l’autorizzazione ad inserire il logo Apple sul quale dichiarare quanto sopra detto, pertanto nessun contributo economico né tanto meno una sponsorizzazione. Purtroppo però a volte, le leggende si rivelano essere tali, come nel mio caso. Dopo aver atteso infatti numerosi giorni senza mai ricevere una risposta alla mia mail, ho deciso mio malgrado di sostituire l’idea iniziale del logo Apple con un colorato “Albero della Vita” che io stesso ho poi disegnato e che, forse, s’è rivelata una scelta azzeccata, in coerenza con i tempi che vivevamo.

D. – Quali sono tuoi musicisti di riferimento a livello nazionale ed internazionale, le tue fonti di ispirazione al di là del re-editing di canzoni pregresse, insomma, le musiche del tuo cuore? Sento echi che vanno dalla migliore tradizione della musica leggera italiana – da Battisti a Gaetano, da De André a Bennato – fino al rock inglese – in alcuni passaggi e intro a me sembra di riconoscere la coppia Waters/Gilmour di “The Wall”, Radiohead…

R. – Ti confesso apertamente che, riguardo alla musica italiana, certamente i quattro artisti che hai citato (Battisti chi non lo ha amato?), Rino Gaetano (un grande artista che sarebbe potuto diventare ancora più grande), De André (uno dei padri di tutti noi) e Bennato (mi piace, sì, tuttavia mi ha sorpreso il tuo accostamento…), tutti questi, dicevo, non potevano mancare nel mio personale panorama, sono stati dei fari che hanno illuminato e influenzato, consciamente o inconsciamente, intere generazioni. Io però aggiungerei De Gregori, Battiato, Celentano e Mogol per la parte testi, che reputo dei veri e propri giganti che hanno contornato tutta la mia vita musicale, in gioventù e anche oggi. Se poi vuoi sapere chi, a livello internazionale, mi ha fatto gioire, soffrire ed entusiasmare, allora ti dico che, avendo le orecchie massacrate dal rock e dal pop, davvero mi lusinga ed emoziona il tuo accenno ai (primi) Radiohead, ma mi emoziona soprattutto il titolo “The Wall” dei leggendari e mitici Pink Floyd, un album che conosco a memoria dal primo giorno che uscì, sul finire del 1979, e che, dal quel giorno, mi ha accompagnato fino ai nostri giorni. Non c’è album più bello, quel disco io lo appenderei incorniciato nei più grandi Musei, è un’opera d’arte come può essere la Cappella Sistina, come la Gioconda, opere uniche e inarrivabili, sono convinto che non potrà più esistere un disco come quello! A livello internazionale, altri tre mostri sacri hanno accompagnato la vita mia e credo di milioni di altre persone: Bob Dylan, Neil Young e il “Boss” Bruce Springsteen. Soprattutto, e forse l’avrai notato, ho imparato a suonare l’armonica a bocca proprio ascoltando e rifacendo “Blowin’ in the Wind” di Dylan. La musica è per me cibo quotidiano: come fai con il cibo, anche con la musica devi “assaggiare” di tutto, e infatti io ascolto tutta la musica di qualsiasi genere, dalla classica al rock e anche al rap.

D. – A che destinazione avevi pensato per il tuo doppio CD? I brani oggi compaiono nell’Apple Store: quali sono state la loro gestazione, la diffusione e la prima accoglienza?

R. – Oltre a distribuire l’intero cofanetto con i due album contemporaneamente, avevo valutato una seconda strategia, diffondere prima alcuni singoli di punta con una cadenza ad esempio mensile per poi distribuire successivamente gli interi due album. Trovandomi però tutto il materiale già bello e pronto e lavorando incessantemente già ad altri progetti, ho deciso di distribuire gli album “D.U.E. & T.R.E.” contemporaneamente. Chissà, forse non era questa la strategia giusta, ma non torno mai indietro nelle decisioni prese. La musica digitale, d’altronde, mi dà un’impressione di freddezza, mi sembra distante, a volte anche irreale, computerizza e troppo perfetta. Un disco, come hai potuto capire, è qualcosa di tangibile, di artigianale, è qualcosa di concreto che rimane e necessita di tutte le relative cure. Non hai idea di quanto tempo (e quanta fatica) ho impiegato non solo per la parte musicale, ma anche per la parte grafica e fotografica, cui tenevo tantissimo. Pensa, ad esempio, alla realizzazione delle foto delle chitarre appese al grande albero. Quel giorno c’erano vento e sprazzi di pioggia, e ho dovuto aspettare il momento giusto per poter appendere le chitarre e scattare le foto. E così il minibook inserito nel cofanetto, anch’esso preparato meticolosamente con i testi sullo sfondo di altre foto. Ho cercato insomma di confezionare un’opera che non fosse un prodotto freddo e volatile come un file. Non è un caso che io abbia poi temporeggiato quasi un anno, prima di decidermi a distribuire i brani anche nelle varie piattaforme musicali on-line. Facendo pure qui tutto da solo.

D. – Hai pensato a qualche singolo, a dei concerti o ad altri palcoscenici? Stai pianificando una loro nuova, prossima collocazione, o un’ulteriore promozione?

R. – Mi è capitato di suonare recentemente in qualche piccolo locale con degli amici, ma grandi esibizioni no, anche perché sono dell’idea che tutto debba essere preparato per bene, non mi piacciono le improvvisazioni e le cose “arrangiaticce”. Ho trovato un distributore che ha messo in Rete i miei brani, ma ovviamente, senza alcun tipo di pubblicità, non è per niente semplice competere nel Web. Ciononostante, c’è stato un discreto numero di visualizzazioni e di streaming, una bella e inattesa soddisfazione…

D. – Adesso, in che cosa sei impegnato?

R. – Sono concentrato sulle mie nuove produzioni, ho materiale quasi pronto per altri due o tre album, e ogni tanto distribuirò periodicamente qualche singolo sulle piattaforme. Sono ormai queste i reali negozi di dischi, sebbene io continui a preferire il supporto CD. Infine, sono lieto di informarti che è appena uscito in Rete (YouTube) il video (a disegni e con inserti di riprese) del mio nuovo singolo “Mondolce”. È il primo singolo di una nuova strategia di distribuzione che adotterò per i miei nuovi due album in preparazione.

D. – Grazie Luigi!

R. – Grazie a te, Massimo.

Ecco il link del video di “Mondolce”:

https://youtu.be/dFiq-Zz44XQ

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