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Un messicano sulla luna, al cinema dal 19 luglio

Un messicano sulla luna, al cinema dal 19 luglio

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Approda sul grande schermo il film d’esordio scritto del regista messicano Francis Levy Lavalle, distribuito dalla casa di produzione messicana Arte Mecanica in collaborazione con l’Italia grazie alla Solaria Film.
Siamo nel 1969, a metà luglio. Neil Armstrong sta per toccare il suolo lunare e questa notizia sta prendendo il sopravvento su tutte le altre. Simon, il protagonista, interpretato dall’attore Hector Jimenz, non è un astronauta, non è uno scienziato della Nasa bensì un umile giornalista di una testata che certamente non gode di un buon numero di lettori. Per arrotondare economicamente fa anche il cameriere nel ristorante di sua moglie, che di lì a pochi giorni darà alla luce il primo figlio alla coppia. Questo aumenta di gran lunga il senso di responsabilità.
In questa atmosfera, giunge la telefonata che potrebbe forse cambiare la sua vita. La proposta è partecipare a un concorso per un giornale ben più importante, scrivendo in 6 giorni una storia che possa attrarre l’interesse di tante persone. Il premio in palio non è soltanto la posizione di cronista, ma anche un po’ di meritato successo.
Deciso a trovare la notizia giusta, Simon addrizza le orecchie sentendo qualcuno ipotizzare che Neil Armstrong fosse messicano e che per motivi politici non possa rivelare la sua vera identità. Trattasi di ragioni fondate o semplici voci di popolo? Simon sente che deve seguire questa scia, quindi parte alla ricerca di informazioni più precise.
Probabilmente sarà stato un caso, ma questo film ho avuto modo di vederlo lo stesso giorno in cui ho letto le pagine di Papa Francesco dedicate allo sbarco sulla Luna, dal libro Life, la storia nella storia. Una storia capace di portarci indietro nel tempo e che ci fa riflettere sul mondo della comunicazione. Quell’evento rappresentava un punto di svolta nel cammino dell’uomo e sulle eterne domande: fin dove può arrivare l’uomo? A che punto ci porterà il progresso? Esiste la vita al di fuori della Terra? Il futuro sacerdote e poi Papa ricorda che all’epoca non c’era spazio per altre tematiche. Anche in televisione, alla radio e nelle stesse testate giornalistiche, non si parlò di politica, cronaca e persino di calcio.
Personalmente mi chiedo se questo evento fosse accaduto oggi, nel 2024, con i nuovi strumenti offerti dalla tecnologia e l’individuo sempre connesso, cosa avrebbe destato più interesse? Il sostanziale o il futile?
Il film risulta poco scorrevole, in certe fasi noioso. Anche il cast non è eccezionale. Nonostante ciò, ottiene qualche punto a favore in tal senso: fotografa attentamente la professione del giornalista che a 55 anni di distanza sembra rimasta la stessa. Un’attività frustrante, sottopagata e alla disperata ricerca di informazioni apparentemente interessanti ma in realtà di modesto valore. Le indagini di Simon alla ricerca di scoop sono come una “guerra fredda” tra poveri. Chi arriva prima a conoscere venderà il maggiore numero di copie e chi entrerà in possesso della “notizia bomba” avrà più ammirazione degli altri. In questo scenario, il protagonista sarà disposto a tutto, anche a trovarsi in situazioni imbarazzanti pur di arrivare alla possibile verità più volte citata.
In riferimento alla moltitudine di dibattiti riguardo alla correttezza dell’informazione, alle fake news e al numero dei like che a quanto pare domina incontrastato, viene da chiedersi se queste regole siano effettivamente valide soltanto sulla carta.
La tematica rimanda al capolavoro di Michelangelo Antonioni Blow up realizzato nel 1967. Era il periodo in cui i giornali cominciavano ad avere interesse per il gossip, per i pettegolezzi e cominciava il dispersivo giro di affari per un’esclusiva o una foto da pubblicare. Forse in questo caso manca la mano di un grande regista, una sceneggiatura avvincente, un attore eccezionale come David Hammings e una colonna sonora affascinante come quella di Herbie Hancock.
Tuttavia, la collaborazione tra Italia e Messico può essere un altro punto a favore. L’augurio del regista Levy Lavalle a cui si unisce tutto il cast, è che questo film, oltre a partecipare a numerosi festival internazionali, consolidi l’impegno dell’Italia nella realizzazione di altri progetti in collaborazione con il Messico ma anche con altri paesi del Sud America.

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