“Nottefonda” alla Festa del Cinema di Roma: una notte infinita che colpisce ed illumina
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Nelle sue insonni notti, il quarantacinquenne Ciro (un immenso Francesco Di Leva) si aggira in auto sulle strade di Napoli. Accanto a lui Luigi, il figlio tredicenne (Mario Di Leva, figlio dell’attore: qui alla sua prima interpretazione e già una garanzia come lui): insieme, cercano di individuare l’auto pirata che ha portato via la donna della loro vita, moglie e madre (una trattenuta e intensa Valeria Colombo). Ogni volta, è un viaggio a vuoto, ché quell’auto maledetta sembra sempre apparire, per poi rivelarsi una falsa indiziata. E così Ciro sprofonda sempre più nella depressione, al riparo da tutti si fa di crack e a poco valgono sia gli ammonimento del figlio, l’unico ad aver capito la sua dipendenza, la madre (una potente Dora Romano) e l’amico (un vibrante Adriano Pantaleo), impegnato a risollevargli per quanto possibile la vita. D’altronde, anche costui sta vivendo una parallela spirale di disagio: le due solitudini, inaspettatamente, convergeranno in un’inattesa sorpresa finale che tutto ribalterà.
Opera prima di pregio, quella di Giuseppe Miale Di Mauro: presentata alla XIX Festa del Cinema di Roma nella sezione Freestyle, è liberamente tratta dal romanzo “La Strada degli Americani” scritto dallo stesso regista con Bruno Oliviero e Francesco Di Leva. Il film ha l’audacia di osare un capovolgimento che confonde e illumina, facendo perdurare i propri effetti perturbanti e catartici molto dopo la conclusione.
Ne è testimonianza l’accoglienza commossa di tutto il pubblico dell’Auditorium Renzo Piano, che s’è stretto a questa inedita coppia di padre e figlio, nel film e nella vita, e alla discesa agli inferi di un padre e del suo “piccolo Virgilio”.
Poche le lacune di sceneggiatura, incoerenti soltanto gli ultimi slanci di vita del protagonista, i ritrovati impegni lavorativi e un ballo notturno sul tetto del palazzo assieme a una (nuova) donna, soluzioni che avrebbero meritato un tratteggio più complesso e compiuto.
Francesco e Mario Di Leva davanti al pubblico della Festa del Cinema di Roma (Foto di Massimo Nardin)
Ma il film emoziona e cattura, nella speranza che possa ricevere l’adeguata distribuzione in sala. Perché questo Ciro sfatto e perso, occhi intensi puntati su una notte sempre più fonda, personaggio assai lontano dai cliché del napoletano di malaffare troppo spesso interpretati, è forse la migliore performance di Francesco Di Leva.
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