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“Emilia Pérez”: da Cannes alla Festa del Cinema, un musical d’autore che è il film più bello dell’anno

“Emilia Pérez”: da Cannes alla Festa del Cinema, un musical d’autore che è il film più bello dell’anno

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Rita Moro Castro (una magnetica e potente Zoe Saldaña) è una quarantenne messicana dalla pelle scura. Brillante avvocatessa di un importante studio legale, è ben conscia della propria condizione: la sua età, spesa a formarsi professionalmente, le rende ormai quasi impossibile metter su famiglia; le sue origini, inoltre, e l’essere una donna le precluderanno sempre quel salto di qualità che le spetterebbe di diritto, date le non comuni capacità acquisite nel tempo. E così, dopo l’ennesimo processo dirottato dai potenti contro la sua personale perizia e la sentenza che lei auspicava – guarda caso, si tratta di un omicidio domestico, che vede l’influente imputato sfuggire bellamente alla condanna –, Rita valuta la proposta più assurda che si sarebbe mai immaginata.

La protagonista Karla Sofía Gascón e il regista Jacques Audiard davanti al pubblico del Cinema Giulio Cesare di Roma (Foto di Massimo Nardin)

Rapita da un trio di scagnozzi, si vede portare, incappucciata, al cospetto niente meno che di Manitas del Monte (una multicolore, trattenuta ed esplosiva Karla Sofía Gascón), lo spietato boss del più agguerrito cartello della droga. Costui, dopo averla liberata dentro il proprio camion-bunker, le propone un’ingente somma di danaro in cambio di una sua speciale prestazione. «Ascoltare significa accettare», e Rita ascolta e accetta: Manitas le rivela di voler cambiare vita. Meglio, identità: diventare, finalmente, quella donna che lui ha sempre sentito di essere ma che ha sinora dovuto soffocare in nome della missione criminosa. Rita, in assoluta segretezza, dovrà riuscire dove i suoi colleghi precedentemente contattati hanno fallito: reclutare il miglior chirurgo estetico, organizzare la delicata operazione di transizione sessuale e simulare la contemporanea morte di Manitas. La giovane e sanguigna moglie Jenni (una sorprendente Selena Gomez) e i due amati figlioletti dovranno poi essere trasferiti altrove, ufficialmente per preservarli dalle ritorsioni della imminente guerra tra clan. Rita, se inizialmente stenta a far decollare il piano, impegnata in giro per il mondo nel vano rintracciamento della clinica giusta, riesce a realizzare tutto come previsto dal narcotrafficante: il cambio di sesso viene praticato in maniera eccellente e la famiglia viene trasferita in Svizzera.
Sennonché cinque anni dopo, ad una cena londinese di lavoro, Rita, donna ormai ricca ma sempre solitaria, vede (ri)comparire accanto a sé… “Emilia Pérez”: il “fu Manita” ha ancora bisogno del suo aiuto. La posta in gioco, adesso, non è più la nuova identità, felicemente raggiunta e vissuta, ma il futuro della sua stessa famiglia.

Karla Sofía Gascón parla al pubblico del Cinema Giulio Cesare di Roma (Foto di Massimo Nardin)

Comincia così per l’avvocatessa un viaggio di ritorno carico di incognite. A cominciare dalla problematica convivenza tra la “zia” Emilia e la sua (passata) famiglia, il nuovo impegno sociale della protagonista, diametralmente opposto a quello della vita precedente, e… la tresca della “vedova” Jenni con il focoso Gabriel…

Karla Sofía Gascón e Jacques Audiard al Cinema Giulio Cesare di Roma (Foto di Massimo Nardin)

Dopo il triplo premio al Festival di Cannes (Premio della Giuria, Premio alle Migliori Attrici e Cannes Soundtrack Award) e il sold out alla Festa del Cinema, Jacques Audiard è stato applaudito ieri sera dal pubblico del Cinema Giulio Cesare di Roma in occasione della presentazione itinerante del film per l’imminente uscita italiana del 9 gennaio (distribuito dalla Lucky Red di Andrea Occhipinti, presente in sala). Con “Emilia Pérez” Audiard firma probabilmente la propria opera più complessa, rischiosa e riuscita. Un autentico azzardo senza reti di protezione, se è vero che questo film, destinato in origine ad essere “opera musicale”, mutua e sovverte ogni genere a cominciare, appunto, dal musical. Che qui non si palesa come mera interruzione della narrazione attraverso stacchi musicali aventi lo scopo di ribadire ed enfatizzare le emozioni seminate sin lì: i brani cantati di “Emilia Pérez” sono essi stessi snodi narrativi, e lo sono all’ennesima potenza, in quanto capaci di raggrumare e far deflagrare, esattamente come in una poesia, temi e riflessioni, e al contempo di proiettare lo sguardo (e l’orecchio) verso gli sviluppi imminenti. Non è un caso che la colonna sonora sia già in odore di Oscar con ben due pezzi. Momenti musicali a sé stanti e integrati nel complesso degli altri e nel film intero, ognuno dei quali mette in evidenza la specificità di chi lo interpreta, ovvero dei protagonisti piccoli e grandi, da Rita a Emilia, dal medico al bambino, dalla “vedova” «bienvenida» e visceralmente insoddisfatta al popolo che saluta una inattesa redentrice… In particolare: di ipnotica perfezione è il duetto “sovrapposto” tra Rita e il medico, di ruggente e magnetica genuinità lo sfogo “pop” di Jenni, di inarrivabile dolcezza il toccante dialogo cantato tra Emilia e il figlioletto, che – nell’inconsapevolezza dell’incipiente sonno – “riconosce” il padre in lei in quanto le sue mani sono ancora cariche di tutti gli incongrui e amati odori del felice periodo dell’infanzia…

Con Jacques Audiard

Impreziosita dunque da questi intermezzi d’energia, la trama scorre fluida e sempre imprevedibile, rilancia ad ogni istante arricchita dall’attenzione dell’autore verso sfumature di rara sensibilità, sempre sospese tra verità e ironia – si pensi soltanto al “corteggiamento alla finestra” tra la vedova di un desaparecido ed Emilia, che risponde al coltello da lei mostrato sguainando sorridente e maliziosa il pistolone argentato che celava sotto il vestito –, e si proietta verso una conclusione che getta nuova luce sulla storia.

Con Karla Sofía Gascón

Che non è semplice “intrattenimento”, o esibizione di perizia realizzativa – anche se non ce ne si rende conto, il film è girato quasi interamente in teatro di posa –, ma pungente sguardo su tematiche universali ed urgenti, a partire dagli attriti tra “essere” e “non poter essere”, tra mondo maschile e universo femminile, tra fragilità e potenza, tra volontà e destino.

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