ARTE ANTEPRIME FILM CINE&TURISMO CINEMA INTERVISTE LIBERAMENTE LIBRI LO SAPEVATE CHE... MODA E TENDENZE MUSICA NEWS RECENSIONI FILM RECENSIONI SR E JR RUBRICHE TEATRO TV
Caricamento in corso

Silvia Bottini, Attrice di Teatro e di Cinema, ha lasciato l’Italia per vivere il suo sogno hollywoodiano che racconterà ad Andrea Giostra.

Silvia Bottini, Attrice di Teatro e di Cinema, ha lasciato l’Italia per vivere il suo sogno hollywoodiano che racconterà ad Andrea Giostra.

Condividi questo articolo:

Silvia_0100“Il Profumo della Dolce Vita” ha incontrato Silvia Bottini, attrice di cinema e di teatro, talentuosa e bellissima, che pur avendo un importante successo in Italia ha deciso di lasciarla per rincorrere il suo sogno hollywoodiano. Ha frequentato le migliori Scuole di Recitazione italiane, quali la Scuola di Teatro Alessandra Galante Garrone e ha poi arricchito e migliorato il suo talento e la sua professionalità con Grandissimi Artisti quali Michael Margotta; Doris Hicks; Cesar Brie; David Strasberg al Lee Strasgberg Institure di Los Angeles; Elena Bucci; Thomas Richards del Workcenter Richards Grotowski; Spiro Scimone e Francesco Sframeli; Juri Ferrini, Vittorio Franceschi, Susanna Marcomeni; Patrizio Lolli; Kandy Smith; Fabio Mollica; Silvia Traversi, Mamadou Dioume, Frigyes Funtek, Pierre Byland, Marcello Bartoli, Kuniaki Ida, solo per citare alcuni dei più importanti “Maestri d’Arte” di Silvia che l’hanno aiutata, arricchendola di maestranza professionale, nella sua brillante carriera. Silvia ha lasciato l’Italia per vivere il suo sogno professionale ad Hollywood, consapevole del suo talento, della sua professionalità, della sua determinazione, del suo charme e della sua grande classe artistica.

Benvenuta Silvia presso la nostra Redazione e grazie per aver accettato il nostro invito per quella che sarà una bella e interessante chiacchierata. Il nostro magazine online, “ilprofumodelladolcevita.com”, è molto giovane ed è letto da Artisti del mondo del Cinema, del Teatro, della TV, della Moda, delle Arti Visive, e dello Spettacolo, insomma di tutto quello che è Arte e Bellezza create dalla Donna e dall’Uomo di Talento. Tu vivi a Hollywood, Los Angeles, quindi hai raggiunto un livello artistico di rilievo internazionale, pur avendo lavorato molto in Italia con un buon successo che adesso ci racconterai. Cosa diresti ai nostri lettori se volessi raccontarci la Donna che sei nella vita quotidiana, in quello che facciamo tutti noi, la vita vera, quella di chi va a fare la spesa o va a comprare il giornale e fa la passeggiata al parco di città?

Comincio col ringraziarti, Andrea, per avermi invitata qui in redazione, è un grande onore! (sorride!). Sebbene abbia lavorato per quindici anni continuativamente in teatro, con registi a volte straordinari a volte meno, sia stata su set televisivi e cinematografici, abbia venduto più di 150.000 immagini in tutto il mondo come modella per il mercato di microstock, abbia studiato parecchio, insegnato a mia volta e viaggiato tanto; benché insomma possa dimostrare che questo è il mio mestiere e sono in grado di farlo, la tua premessa, Andrea, mi lusinga oltremodo!

Io sono soprattutto la ragazza che va a fare la spesa, comprare il giornale. Non sono una persona semplice, in nessuna delle accezioni del termine, ma sicuramente la vita che conduco è molto più vicina all’Arena piuttosto che alla Turris Eburnea su cui mi hai gentilmente posto. Intendo dire che il mio è un lavoro faticosissimo, competitivo, spietato.

Ma che ha anche il compito di far sognare e alleggerire chi invece non lo ha scelto!

Quindi rispondo: adoro la guida veloce, a ritmo di musica; ho una dipendenza per il cinema e le mostre di pittura; mi piace pattinare sul ghiaccio; adoro lo shopping-cacciaselvaggia di quando ci sono i saldi, i profumi, i boschi, la poesia.

Insomma, Silvia, ami la vita! E la ami da combattente, da guerriera, da lottatrice, o come direbbero gli antichi romani – visto che hai fatto delle citazioni latine – da gladiatore romano! E’ questa la sintesi, in una parola della tua presentazione. Ed è quello che emerge subitaneamente dalle tue prime parole e da come le hai dette, dal tono della voce e dalla determinazione che hai espresso! La mia non credo sia una presentazione eccessiva che ti pone su un piedistallo, o come lo chiami tu su una Turris Eburnea dissociata dal mondo e protetta in un mondo elitario e di intellettualismo presunto slegato dalla realtà quotidiana! Sei una persona umile ma ambiziosa al contempo. E quello che hai fatto e sotto gli occhi di tutti! Non faccio lusinghe gratuite a nessuno! Questo per dirti che sei un’Artista, un’Attrice di talento, che ha faticato e che ha avuto le sue soddisfazioni e i sui successi come ho avuto modo di vedere e verificare da diversi filmati su Youtube e sul tuo sito-web! Quindi ti faccio già adesso i miei complimenti rispetto al lavoro che hai realizzato in tutti questi anni di attività professionale, Silvia!

Nell’home page del tuo sito personale, Silvia, c’è questa bellissima poesia di Silvio Della Porta Raffo, che si firma Silvio Raffo:

non la realtà, l’arte è la sola

mia vocazione. Io sono l’attore

della mia vita e per rappresentarla

nelle maschere il volto mi dipingo.

La finzione, del vero in parte amica,

di sé mi nutre e appaga, mentre

vivere è un’illusione che affatica.

Tutto questo è vero per l’artista, ma è anche molto inquietante. E’ come dire che la realtà vera, per chi fa l’attore, è la rappresentazione finzionale e artistica. Mentre la vita quotidiana, quella reale, è talmente faticosa che non vale la pena viverla se non attraverso l’arte. Tu cosa pensi di tutto questo? Come vivi la tua arte? Come vivi veramente la professione di attrice?

HeadshotSilvio Raffo (o il Professore come lo chiamo io) mi ha dedicato questa poesia (molti anni fa su una sua pubblicazione) non a caso… ero ancora adolescente e recitare era davvero l’unica vera consolazione in un universo che non mi comprendeva. Ricordo un episodio durante l’ultimo anno di liceo; gli insegnanti mi trattavano come se fossi stupida e i compagni mi evitavano. E’ arrivato il giorno del saggio di recitazione, ero Elena nel “Sogno di una Notte di Mezza Estate” (commedia di William Shakespeare, scritta intorno al 1595) e al termine dello spettacolo gli insegnanti sono venuti a farmi i complimenti, in modo così incredulo, da confermare la mia sensazione; parevano dire: “Com’è possibile che una decerebrata totale abbia questa capacità?!”. Da quel giorno hanno iniziato a chiamarmi Attrice e mi salutavano col sorriso.

Posto che l’atto della creazione è l’ebbrezza più grande che qualunque essere umano possa sperimentare, per l’artista rappresenta anche la salvezza, il modo in cui naturalmente può esprimersi. Non è una regola, ma spesso gli artisti hanno una diversità che li rende incapaci di integrarsi o di relazionarsi in modo convenzionale. Come dici tu è faticoso vivere “la vita reale”. Non dico affatto che non ne valga la pena, anzi è ciò che si deve imparare a fare. Le persone dicono che sono matta…strana…o, peggio ancora, che faccio finta di esserlo, così per molto tempo davanti alle candeline o alle stelle cadenti il desiderio che ho espresso è stato: “voglio essere NORMALE! Voglio una vita NORMALE!”.

Tante scelte che ho fatto, anche lavorative andavano in questa direzione. Come molti attori ho il bisogno di dimostrare che il mio è a tutti gli effetti un lavoro, come se cercassi l’autorizzazione per farlo. Quando non lavoriamo ci sentiamo inutili e inesistenti. Quando lavoriamo siamo spesso scontenti perché fondamentalmente questo più che un lavoro è una vocazione, è la nostra anima e interagire con persone che non condividiamo diventa davvero insostenibile, dal momento che lo strumento che suoniamo sono i nostri muscoli, le nostre memorie e i nostri sentimenti. Qualche hanno fa per esempio mi sono sentita tradita, qualcosa profondamente è successo: la pressappocaggine, l’abulia di un insegnante e poi di un regista mi hanno suggerito che anche recitando potevo non essere compresa o ascoltata…facessi bene o male, poco importava. Questa ferita mi ha fatto lavorare per anni facendo il minimo indispensabile per non esporre troppo ciò che avevo da dare dal profondo, sono stata un’attrice mediocre e poche cose al mondo mi hanno fatto soffrire come perdere la stima di me stessa.

Silvia, quello che ti è successo accade alle persona che non hanno ancora una maturità artistica consolidata e che sono fragili nella consapevolezza del proprio talento artistico, quindi hanno bisogno di conferme esterne per avvalorare il proprio talento e la propria passione. E’ questo, spesso, il problema di molti artisti di talento! Hanno tantissimo talento, tantissima passione, ma manca loro la forza di rialzarsi quando cadono, manca la determinazione di superare gli ostacoli e le difficoltà, manca l’autostima interiore che ti fa cogliere dalle critiche la parte che ti serve per crescere e migliorarti professionalmente. E’ questo il motivo per il quale sono pochi i giovani che arrivano a realizzare il loro sogno: quello di diventare dei veri artisti, di diventare grandi professionisti e padroni del proprio destino artistico! E credo che per te quel momento sia stato proprio un momento che ha avuto queste peculiarità psicologiche e professionali. E poi, forse, in quel periodo, non hai incontrato le persone giuste. Ma oggi il fatto è un altro: ce l’hai fatta, sei caduta, hai recuperato le forze, ti sei rialzata, ed hai ripreso il tuo cammino professionale che ti ha portato dove sei arrivata oggi, e certamente sei più forte e più consapevole delle tue qualità e delle tue potenzialità di quando sono accaduti questi fatti: su questo non c’è alcun dubbio!

Silvia, condividere il significato della poesia di Silvio Raffo ci fa capire che la tua passione per la recitazione, e per l’arte in genere, ha origini lontanissime nella tua vita. Quando ti sei resa conto che volevi fare l’artista? Che rispetto all’approccio di Raffo non è più leggibile come una professione ma come una scelta di vita vera e propria?

Prima di rispondere, Andrea, voglio ringraziarti per questo bellissimo incoraggiamento!

Dunque, ho scoperto di volerlo fare quando l’ho provato, a 13 anni, al primo corso di recitazione. L’ho scelto quando l’età mi imponeva di intraprendere una professione.

Quando hai capito con chiarezza che fare l’attrice era il tuo talento, la tua passione innata che ti avrebbe portato lungo la strada che adesso da anni stai percorrendo?

Quando qualcuno lo ha confermato da fuori, quando mi hanno detto che ero brava. La strada che sto percorrendo da molti anni non è qualcosa di ormai definito, piuttosto direi che si rinnova ogni momento con determinazione e coraggio.

Quando hai iniziato a fare l’attrice sul serio e qual è, se lo ricordi, la data che consideri l’inizio vero di quella che è la tua carriera artistica di attrice?

La data non la ricordo, già lavoravo con Max Cavallari, ma quello che considero il mio primo lavoro a tutti gli effetti (prove pagate, diaria, costumi su misura, lunghe tournée) è stato quello col TDA Teatro dell’Arcobaleno di Varese, ovvero quando Silvia Donadoni, dopo avermi attribuito un premio di Teatro, mi ha provinato e scelto per interpretare Agnese ne “La Scuola delle Mogli”, (una commedia di Molière rappresentata per la prima volta nel 1662 a Parigi). Debuttammo a Treviso, avevo vent’anni e fu il giorno più bello della mia vita!

Purtroppo Silvia ci ha lasciato. Ma gli anni che ho vissuto artisticamente con lei e col TDA, sono ancora oggi gli anni più belli di cui abbia memoria.

Silvia_0033Silvia, ci hai raccontato delle esperienze bellissime e per certi versi anche commoventi, ma che al contempo mi fanno rendere conto della tua grande forza e determinazione nell’avere superato tantissime difficoltà che non tutti sarebbero stati in grado di superare. E questo, lo dico senza retorica, ti fa molto onore. Ma proprio partendo da questa tua esperienza, innanzitutto di vita, che oggi sai benissimo, più di molti tuoi colleghi, che il talento per fare bene l’attrice o l’artista in genere non basta. Tu hai frequentato diverse scuole importanti, tra le quali la “Scuola di Teatro di Alessandra Galante Garrone” di Bologna, nel 2009, per completare la tua formazione artistica, ti sei trasferita a Los Angeles e hai frequentato il “Fall Intensive Workshop al Lee Strasberg Theatre & Film Institute”. Insomma, una bellissima e importante formazione artistica. Ma sai anche che una brava attrice impara dall’esperienza e dalla vita vissuta, come tu stessa ci hai raccontato con passione e commozione. Cosa ti hanno lasciato questi percorsi di studi e cosa ti ha lasciato l’esperienza che hai fatto sul campo, sulla scena, sul teatro, dietro la cinepresa? Racconta ai nostri lettori cosa accade ad un’artista in questo percorso complesso e assai impegnativo.

Non scrivere “infine”: non mi sono fermata, non è possibile farlo.

Dallo Strasberg ho iniziato ad approfondire il “Metodo”. Ho incontrato quella straordinaria coach che è Doris Hicks e quel magnifico insegnante di Michael Margotta, poi Scimone e Sframeli, Thomas Richards, la Bucci, Cesar Brie.

Hai pienamente ragione: il talento non basta, serve lavorare sodo. Oggi ci piace credere ai super poteri, ma senza il lavoro non si ottiene nulla. E’ giusto confrontarsi con altri professionisti, ma spesso ho la sensazione che workshop, laboratori e lezioni servano soprattutto a placare l’insicurezza, mentre ad un certo punto non servono altri metodi, approcci o informazioni, serve la pratica costante, l’allenamento e un occhio esterno, acuto e sincero che ti faccia da specchio.

Io ho iniziato prima a lavorare e poi a studiare, è paradossale, ma del resto per me è stato l’aspetto più difficile entrare in un’accademia istituzionale: ho il terrore di essere giudicata e non sono competitiva. Quando poi è successo è stato traumatico! Inizialmente pensavo: “E’ tutto qui? Questi sono i migliori 14 attori tra 300 e più candidati? Ho amici tanto più bravi che non sono mai stati ammessi”.

Io avevo molta più esperienza dei miei nuovi compagni e mi pareva di sprecare il mio tempo, trovavo che gli insegnanti badassero molto più al gruppo che all’individuo, così per fare ciò che serviva agli altri io non ero stimolata, non crescevo. Allora mi tormentavo e mi dicendo: “Ecco! Questa scuola è inferiore alle altre!”. Avevo un grosso problema: da autodidatta ero abituata a concepire le prove come un momento privato e non ero in grado di sbagliare davanti agli altri, mi censuravo, rallentando il mio percorso. I miei compagni pensavano lo facessi per attirare l’attenzione dei professori e hanno cominciato ad evitarmi. E’ stata durissima. Ero completamente sola, lontana da casa e quello che un tempo mi dava conforto adesso era fonte di disagio. L’importanza di un’accademia sta in questo: devi superare l’ostacolo anche se non ne hai voglia, anche se personalmente non ne vedi il motivo. Questo difficilmente accade nel mondo del lavoro: a nessuno importa dirti: “Stai sbagliando, dovresti fare diversamente!”. E il valore della Scuola che ho frequentato sta nella scelta di sviluppare nell’artista una propriocezione, un timone che gli consenta di migliorare anche oltre il percorso scolastico. Questo è indispensabile anche per determinare una propria personalità ed una qualità che non deve dipendere dalla bravura del regista con cui ci si trova a lavorare. Ho avuto la fortuna di avere degli ottimi insegnanti e di incontrare qualche maestro. Un insegnante può essere molto preparato tecnicamente, ma fallire completamente nel trasmettere la sostanza, il senso.

Silvia, in poche parole ci hai raccontato magnificamente un vortice di emozioni e di pathos che vive l’Artista che vuole arrivare e vuole fare un percorso professionale serio, importante. E credo che la strada che tu hai intrapreso da giovane artista sia stata quella giusta, malgrado gli errori che sono il fondamento della crescita professionale e umana: non si dice forse che si impara più dalla propria esperienza di vita che da qualsiasi bravissimo professore? E secondo me è proprio così. Ma oltre a queste dure difficoltà delle quali ci hai parlato e ci hai reso partecipi, l’Artista vive anche altri problemi abbastanza seri, almeno all’inizio della sua carriera, quando è giovane, inesperto, pieno di belle speranze e di belle prospettive. Fare l’artista vuol dire mettere in conto tutti i problemi economici che questa scelta di vita comporta. Soprattutto all’inizio della carriera, o hai i genitori che ti sostengono economicamente oppure è molto dura e devi studiare e lavorare insieme sperando di trovare un lavoro che concili il tuo percorso di studi. In questo senso qual è stata la tua esperienza quando hai iniziato, da giovane e inesperta aspirante artista?

Il Viaggiatore Onirico 2A 19 anni, feci il mio primo provino per entrare in una Accademia. Passai solo la prima selezione. Fu devastante per me! In compenso trovai subito lavoro come attrice professionista! Prima con Max dei Fichi D’India e poi col TDA con cui lavoravo a tempo pieno. Mi sono diplomata in trucco artistico così da avere una seconda carta da giocare nei buchi tra una produzione e l’altra. Ho accettato qualche incarico come insegnante di trucco e di recitazione. Poi finalmente sono stata ammessa in un’Accademia, la Scuola di Teatro Alessandra Galante Garrone di Bologna, che all’epoca era totalmente gratuita, o meglio avevo una borsa di studio stanziata dalla regione e dal fondo europeo. Benefici di cui gli artisti oggi difficilmente godono.

Dopo il diploma ho vinto un bando ETI col Teatro della Tosse, ho lavorato con loro per 5 anni continuativamente. Poi c’erano le pubblicità.

Insomma il lavoro non è mai mancato, ma la cosa che i non addetti ai lavori non sanno o non capiscono, è che ci si può ritenere fortunatissimi quando si è coinvolti in 4 produzioni l’anno! Quello dell’attore non è un lavoro d’ufficio, ciò non di meno è un lavoro a tutti gli effetti. Quando un attore non lavora sta male, è a disagio, si sente inutile, in colpa. Quando lavora si sente un dio. Riuscissimo a fare la pace con la natura di ciò che facciamo! La discontinuità è più difficile da affrontare della precarietà economica. Il giudizio sociale e parentale la rendono tale, perché di nostro vivremmo benissimo continuando ad inventarci cose, godendoci l’ozio come Schopenhauer insegna.

Tuttavia non nego che ci siano periodi meno fortunati e la mia famiglia mi è sempre stata accanto.

E’ un percorso straordinario quello che hai raccontato Silvia. Ed è un po’ quello che fanno tutti coloro che non si arrendono mai e che vogliono a tutti i costi raggiungere il loro obiettivo, il loro traguardo. Silvia, tu citi Schopenhauer, che è stato uno dei filosofi che ho amato e letto di più nella mia adolescenza. Divoravo i suoi volumi perché, dal mio punto di vista, l’adolescenza che è un periodo di passaggio dall’essere bambini al divenire adulti, è un momento che sembra essere infinito caratterizzato da grandi crisi in cui non si sa bene cosa si vuole e allora l’ozio si alterna magnificamente con la tensione di vivere intensamente e totalmente ogni momento delle propria esistenza in un oscillare perpetuo che sembra non fermarsi mai tra la noia e la vitalità più intensa. E allora quando hai citato Schopenhauer mi hai fatto venire in mente quelle letture che per me sono stati degli insegnamenti importanti per divenire uomo da adolescente. E l’ozio certamente non è un momento di godimento, ma piuttosto un momento di grande sofferenza, di grande tensione morale e spirituale, che vuole a tutti i costi la propria vita com’era prima che arrivasse la noia. L’ozio, quindi, proietta e carica la persona di una volontà forte di vivere intensamente e completamente ogni momento della propria vita. La tensione vitale di sperimentarsi e realizzarsi attraverso la massima espressione creativa che l’Uomo e la Donna possiedono, ossia l’Arte!

Sai bene, Silvia, come tutti, anche i non addetti ai lavori, che il mondo della recitazione, del cinema, del teatro, della TV, dello spettacolo in genere, è un mondo bello visto da fuori, ma spesso marcio per chi lo vive da dentro. Pieno di insidie, di compromessi che ti vengono sottoposti, di difficoltà inaspettate. Pur essendo giovanissima, quando hai iniziato la tua carriera, se non hai la forza di contrastare le “offerte facili” che ti vengono sottoposte per “accelerare” la tua carriera, rischi di prendere una strada che spesso si rivela senza ritorno. Per te come è stata da giovanissima artista? Quali sono state le difficoltà e le “provocazioni” che hai dovuto contrastare e lottare per andare avanti per la tua strada evitando di oltrepassare quel confine che ti avrebbe portato altrove?

Silvia_0071Non mi sono capitate situazioni simili, perché le scelte che ho fatto lo hanno impedito.

Ricordo due sole occasioni di promiscuità ad inizio carriera: la prima quando appena diplomata andai a Roma per cercarmi un agente; ne incontrai di orribili! Uno di questi mi parlò per tre ore di fila di quante molestie sessuali subivano le giovani attrici come me. Scappai! (sorride!). Inizialmente confusa, poi decisa a lasciare Roma per sempre. A volte mi domando se abbia fatto bene. Evitare Roma significa tagliare una bella fetta di mercato.

La seconda, con un sedicente talent scout di Milano che indiceva un casting per tale film. Insisteva molto sul fatto che un’attrice non doveva farsi nessuno scrupolo per raggiungere il proprio obiettivo. Era riuscito a convincermi che sotto la sua ala avrei raggiunto un incredibile successo. Così feci memoria e mi presentai per il provino su parte, che era diventato un’improvvisazione in cui lui era il mio compagno di scena: lui un importante produttore, io un’attrice che doveva a tutti i costi attirare la sua attenzione. Ancora una volta scappai a gambe levate! Gli dissi che io non ero disposta a tutto, a costo di rinunciare al successo. Lì per lì mi sentii un’idiota che aveva perso la sua grande occasione per l’incapacità di accettare il “compromesso”.

Ora sono felicissima di aver avuto l’intelligenza e la forza di non credergli.

Sei stata bravissima Silvia, e anche fortunata! Sai quanti artisti e artiste di talento, magari perché all’inizio sono un po’ insicuri e insicure e si trovano in difficoltà, prendono strade che li portano verso “luoghi” dai quali non potranno mai più tornare indietro! E quando si rendono conto che hanno commesso un gravissimo errore, oramai è troppo tardi e si sono bruciati come Artisti per sempre! E’ proprio così! Questi serpenti travestiti da agnellini bisognerebbe catturarli uno per uno e scuoiarli vivi del loro cinismo, del loro egocentrismo e della loro insensibilità umana verso giovani speranze. Perché in fondo non sono altro che dei meschini e spietati Killer di speranze e di sogni di giovani artisti e di giovani artiste! Ma detto questo, Silvia, qual è stata l’esperienza più brutta che vorresti che la tua mente cancellasse per sempre e che ti ha lasciato un segno profondo nella tua vita di artista e di attrice adesso affermata?

Accidenti, di così terribili grazie al cielo non ne ho! Magari tornando indietro nel tempo alcuni lavori non li accetterei.

Uno per esempio mi ha mortificato terribilmente e ho impiegato un po’ per capire cosa fosse accaduto. Mi è stata offerta una sostituzione a cinque giorni dal debutto. Non era previsto compenso. Le prove erano a tre ore di mezzi pubblici da casa mia, e dal mattino alla sera provavo una partitura fisica estremamente faticosa. Una volta a casa avrei dovuto provare un monologo, che non era affatto facile, ma ero così stanca che potevo giusto fare memoria, prima di crollare nel letto. Il giorno del debutto ero pronta per la coreografia, ma non per la recitazione: feci una figuraccia, mi sarei smaterializzata per la vergogna.

Io sono una professionista, avrei dovuto proteggermi e rifiutare di andare in scena. Invece ho permesso di essere giudicata mediocre dal pubblico, dalla regista, ma soprattutto da me stessa. Ho capito, molto tempo dopo, che nessuno può preparare un monologo di quella difficoltà in poche ore e che non ero io ad essere incapace, ma la regista che aveva “preteso” quello da me!

In uno dei suoi romanzi più conosciuti e più belli, “Memorie dal sottosuolo” pubblicato nel 1864, Fëdor Michajlovič Dostoevskij parla, tra le righe, della “Teoria dell’Umiliazione”. A partire dagli anni ’90, alcuni scienziati e psicologi americani, ne hanno fatto una vera e propria teoria psicodinamica, un modello psicologico che parte dal presupposto che sono più le umiliazioni che subiamo nella nostra vita ad insegnarci a vivere meglio e a sbagliare sempre meno: si impara dalla propria esperienza di vita e dai propri errori, soprattutto quando sono gli altri a farceli notare e magari ridono di noi! Silvia, hai mai subito delle umiliazioni artistiche che ti hanno lasciato il segno ma che al contempo ti hanno fatto crescere come donna e ti hanno dato più forza e più determinazione per continuare per la tua strada?

12963663_260195697651197_1303712174748431367_nHo lavorato con alcuni registi che fanno dell’umiliazione il loro punto di forza. In loro compagnia le prove diventano estenuanti e nulla riesce a convincerli che otterrebbero anche di più con un atteggiamento diverso.

Ricordo un paio di lavori in cui ho fatto uno sforzo interiore notevolissimo per non mandarli a quel paese e mollare tutto, ma soprattutto per raggiungere un risultato che ha superato le loro aspettative.

Una volta, un mio insegnante, a due giorni dal debutto, mi tagliò la parte riducendola a poche battute. Avevo una delle scene principali e le mie compagne di classe si proposero immediatamente come sostitute. Ebbe almeno il rispetto di non assegnarla ad altri. Tuttavia quella scelta mi annientò: avrebbe dovuto parlarmene prima, magari aiutarmi a fare meglio.

Tempo dopo, noi studenti dovevamo organizzare uno spettacolo composto di scene o monologhi, ed io scelsi proprio quella che mi era stata tolta: fu un successo, con tanto di applausi scroscianti a scena aperta e “Bravi” infiniti! Tutti gli insegnanti si complimentarono tranne lui, che venne a dirmi che sebbene il pubblico avesse gradito, la scena non andava fatta così.

Quell’episodio mi ha senz’altro insegnato, che registi e autori possono avere idee precise, ma se non vogliono ottenere spettacoli freddi e sterili, devono concedere all’attore di essere creativo.

Sai bene Silvia, che questo genere di personaggi si trovano dappertutto, in tutte le professioni. Ma sono utili comunque perché ti mettono alla prova di fronte a difficoltà imprevedibili e inaspettate che devi superare esclusivamente da un punto di vista psicologico: non ci sono altre strade in questi casi. La tua determinazione e la tua bravura hanno avuto, con il tempo, la meglio, la possibilità di prendersi una sana rivincita, senza aspettative di vendette o ritorsioni che le persone più fragili e insicure spesso concepiscono dentro la loro mente ma che non diventeranno mai degli agiti.

Comunque sia, a te è andata bene quella volta da giovane artista. Oggi sei protetta da una corazza che è la tua esperienza e la consapevolezza che hai acquisito negli anni di gavetta e di lavoro che ha avuto tanti riconoscimenti. Sei protetta dalle tue qualità e della tua bravura che ti sono riconosciute e quindi queste cose non possono più capitarti.

Un’altra delle domande classiche che faccio, Silvia, che rende l’artista più simpatica, è quella di raccontarci la cosa più buffa e bizzarra che le è accaduta durante il suo lavoro: durante le prove, durante le riprese, nel back-stage, etc… Tu cosa ci racconti di buffo che ti è capitato, che oggi fa sorridere pure te e che farà sorridere i nostri lettori?

Essendo sempre “tra le nuvole” ho un miliardo di aneddoti in cui ho fatto papere o gaffe! Sono certa che non faranno ridere nessun altro che me stessa (sorride!).

Comunque, quando facevo Cunegonda, in Candido (un bellissimo racconto filosofico di Voltaire, pubblicato nel 1759, dal quale è stata riscritta una drammaturgia teatrale) avevo un monologo che non mi piaceva, perché il regista mi imponeva un ritmo velocissimo di azioni e battute e a stento capivo cosa stessi dicendo. Una mia insegnante predicava: “Cioè…il corpo parla!” e aveva ragione. Durante una replica, mentre freneticamente parlavo al povero Candido, persi la parrucca, oggetto difficile da recuperare intenzionalmente! La sera seguente persi una scarpa… quella dopo ancora i mutandoni…fino a quando, purtroppo durante una scolastica, in seguito ad uno strattone di una mia collega, persi il corpetto e restai in reggiseno tra le risa degli astanti.

Un’altra volta facevo Lucia nei Promessi Sposi (Romanzo storico di Alessandro Manzoni, pubblicato 1827 da cui la regista ha fatto un adattamento teatrale). Era una pomeridiana e il pubblico era particolarmente âgée. Sull’“Addio ai Monti” partì un coro di vecchiette dalla platea: mi colsero alla sprovvista! Avevo paura di fare qualche imprecisione, se ne sarebbero accorte! Così mi zittii e lo lasciai finire a loro!

Un’altra volta in uno spettacolo di teatro per ragazzi, facevo le mani di Pulcinella: un attore usava le sue mani per fare i piedi del nanerottolo e io nascosta sotto il suo costume facevo le mani. Era molto complicato e c’era una partitura precisissima per i miei gesti, dal momento che non vedevo nulla. Un attore piuttosto anziano impersonava la moglie di Pulcinella. Venne il momento in cui Pulcinella “inavvertitamente” tira una padellata alla moglie. “Uè Uè Pulcinè…Uè Uè Pulcinè…Uè Uè Pulcinè….” TAC! Padellata! Improvvisamente il silenzio…io non vedevo nulla…sul finale, uscendo finalmente per interpretare il ruolo di uno dei Cantastorie, vedo la moglie di Pulcinella tutta imbrattata di sangue: l’attore si era scordato l’attacco e si era beccato la padellata dritta dritta sul naso, che io gli avevo rotto!

Potrei continuare, ma temo che i miei racconti non rendano affatto! (ride compiaciuta Silvia!).

12183011_187066608297440_451663657108050277_oSilvia, chi sono i tuoi miti artistici ai quali ti ispiri o ti sei ispirata? Dicci dei nomi, e perché loro?

Paolo Poli per il suo intelletto, la cultura raffinata che veicolava con leggerezza, fantasia e un’ironia sublimi. E’ stato un suo CD, “Farfalle”, a farmi conoscere il mio poeta preferito: Guido Gozzano.

Eimuntas Nekrosius: il suo Teatro è quello che ho sempre atteso e desiderato. Ancestrale, eppure raffinato, simbolico ma semplice e immediato, ironico e alto, passionale. E’ la mia anima artistica gemella.

James Thierrée: creatore di bellezza senza linguaggio e la trasformazione.

Ingmar Bergman: lettore d’anima. Indispensabile.

Woody Allen, il primo. Purtroppo ora ci mostra solo la ricerca di se stesso. Prima era la perfezione comica!

Vivien Leigh: magnifica interprete.

Hai avuto nella tua carriera degli insegnanti che ritieni ancora oggi essere stati i tuoi “Maestri d’Arte”, come si diceva una volta? Se sì, vuoi ricordarcene qualcuno/a?

Giovanni Pampiglione, che ha visto il mio talento comico e mi ha gettato nel panico; Michael Margotta, che mi insegnò il METODO con dolcezza, pazienza e acume; Claudio Morganti che mi ha svelato il “SATORI”; Valerio Binasco che mi ha insegnato quanto può essere semplice la profondità; l’adorabile Pierre Byland che mi ha fatta ridere e insegnato la bellezza, la forza e la poesia del “fiasco”; Claudia Busi che mi ha spiegato quando “c’è Teatro”; Anna Bonomi che è stata la prima a regalarmi una parte da interpretare; Silvio Raffo che mi dona l’incanto del Teatro nella vita quotidiana. Sono molti altri… farei prima a dire chi non mi ha insegnato nulla, ma non sarebbe carino!

Quali sono i lavori e le Opere alle quali stai lavorando in questo periodo e quando ti vedremo sul grande schermo?

Al momento ho la ripresa di uno spettacolo dal titolo “Chimera D’Amore”, sul rapporto tra Guido Gozzano e la sua musa-amante-amica, Amalia Guglieminetti.

Insegno recitazione nella Scuola di Teatro Città di Varese.

A Los Angeles ho tre progetti (di cui non parlo per scaramanzia ), due cine-televisivi ed una web-series, che attendono il Visto Artistico per partire.

Certo che di cose ne fai Silvia, non rientri certo nella casistica, se così possiamo chiamarla, di Schopenhauer che temeva la noia più di ogni altra cosa! Tu non credo che sappia cosa sia la noia, l’ozio! (sorrido!).

L’ultima domanda, Silvia, è la più semplice! Qual è il tuo sogno nel cassetto che ti porti dentro fin da bambina e che non hai ancora realizzato?

Lavorare con Eimuntas Nekrosius; interpretare Blanche Dubois in “Un Tram che si chiama desiderio”, e naturalmente vincere l’OSCAR! (sorride!). Questa la versione superficiale!

Il sogno profondo, invece, è quello di diventare un’artista in grado di regalare agli altri qualcosa di bello, come hanno fatto Chaplin, Benigni, Monicelli, Fellini, etc.

Grazie Silvia per essere stata con noi e per averci raccontato la tua storia di artista e di attrice di successo. Noi de “ilprofumodelladolcevita.com, Ti facciamo i nostri migliori auguri per il tuo futuro artistico e ti diciamo semplicemente: good luck!

Sai che noi attori siamo scaramantici! Devi dire: “Break a leg!” (Ride) Ringrazio te Andrea e tutta la Redazione de “ilprofumodelladolcevita.com” per avermi ospitata qui. Capita di rado, Andrea, di incontrare intervistatori tanto entusiasti da essere contagiosi!

Vi auguro un grande e meritato successo: l’Italia ha bisogno di persone come voi, che danno voce alla cultura oltre che all’intrattenimento! Grazie di cuore!

E’ stata una bellissima, profondissima chiacchierata, che spero di replicare in futuro!

Silvia ci saluta affettuosamente e lascia la nostra redazione sorridendo soddisfatta! Ma prima che vada via, la fermo un attimo e le dico con un tono di voce forte e deciso: “Break a leg!”. Mi guarda sgranando gli occhi sorpresa e divertita al contempo, poi sorridiamo per un momento all’unisono!

Credo che la rivedremo presto presso la nostra Redazione per un’altra bellissima intervista.

Locandina Alice Oltre lo Specchio

N.B. Per chi volesse saperne di più su Silvia Bottini, ecco alcuni interessanti link che il lettore può consultare:

Silvia Bottini – Official Website:

http://www.silviabottini.com/home/ ;

Silvia Bottini – slide-show photos by Andrea Giostra:

https://youtu.be/ARzJtfg7SRw ;

Silvia Bottini – Official Facebook FanPage:

https://www.facebook.com/silvia.bottiniPP/photos_stream?tab=photos_albums ;

Silvia Bottini – Show reel:

https://www.youtube.com/watch?v=nwKu_d39kzk&list=PL128055F7BEB766ED&index=5 ;

Silvia Bottini – “The Beginning of a very good summer day” di Alexander Anpilogov:

https://www.youtube.com/watch?v=NFhENACnO4s ;

Silvia Bottini – “Quelli che ci riprovano” – CEPU:

https://www.youtube.com/watch?v=YBrc-l1pCK8&index=11&list=PL128055F7BEB766ED ;

Silvia Bottini – “La Regola del Gioco” – Teatro della Tosse:

https://www.youtube.com/watch?v=P3wzixoZmdk ;

Silvia Bottini – “Canta Canta Cantastorie” – Teatro della Tosse (qui potete vedere la padellata di cui ci ha parlato Silvia nell’intervista!):

https://www.youtube.com/watch?v=__BkuaSFMkA ;

Silvia Bottini – Teatro della Tosse – Candido. Viaggio tragicomico nel migliore dei mondi possibili:

https://www.youtube.com/watch?v=oLRwMrurXXA ;

I lettori che volessero conoscere Andrea Giostra, l’autore dell’intervista, potranno consultare la sua Pagina Facebook Ufficiale:

https://www.facebook.com/AndreaGiostraFilm/ .

Silvia_0051

Potrebbe interessarti